ROCCA PIETORE. Se la sono cavata senza conseguenze per la loro salute, ma non sarà così per il loro portafoglio. Costerà cara la passione per il fuoripista estremo ai due scialpinisti vicentini, di 39 e 29 anni, che sabato mattina avevano deciso di cimentarsi in un’escursione sulla Marmolada, destinazione Punta Rocca, nonostante le previsioni meteo, da giorni, lo sconsigliassero.
Una “bravata” da quasi 5 mila euro: a tanto ammonta, infatti, il conto che i due si vedranno addebitare dall’Azienda sanitaria veneta per il procurato allarme che ha richiesto un intervento di recupero durato circa otto ore coinvolgendo due elicotteri (quello del Suem di Pieve di Cadore e quella dell’elisoccorso di Trento) e una trentina di persone tra personale di bordo, Soccorso alpino e responsabili degli impianti di risalita della Marmolada.
Per gli interventi palesemente dovuti all’imprudenza delle persone, infatti, l’azienda sanitaria veneta prevede, attraverso apposita normativa regionale, un meccanismo di recupero dei costi delle missioni di soccorso. «La tariffa è di 90 minuti al minuto per l’elicottero, che è stato impegnato per oltre 45 minuti nel caso specifico», precisa il direttore del Suem di Belluno, Giovanni Cipolotti, «mentre per l’intervento delle squadre del Soccorso alpino il tariffario è di 150 euro per le prime due ore, fino a un massimo di 500 euro. Questo vale per il Veneto, ma nell’intervento sono stati coinvolti anche l’elisoccorso di Trento e una squadra del Soccorso alpino di Canazei: non mi risulta che il Trentino preveda un meccanismo per il rientro dei costi per le operazioni di soccorso, ma non escludo che esista un ticket apposito previsto dalla loro azienda sanitaria».
I due scialpinisti vicentini erano rimasti bloccati da una tempesta di neve a oltre 3mila metri di quota sulla Marmolada, lanciando l’allarme poco dopo le 13. Subito attivate le squadre del Soccorso alpino della Val Pettorina e quello di Canazei, l’elicottero decollato da Trento era riuscito a sfruttare un varco nella nebbia (cosa non riuscita a quello del Suem) per sbarcare due soccorritori di Canazei a 2.600 metri di altitudine, mentre da passo Fedaia era partito un gatto delle nevi con due persone. Durante la salita il mezzo aveva incrociato e preso a bordo i due soccorritori, riuscendo poco dopo a individuare i due scialpinisti. Uno dei due escursionisti era sceso a valle con il gatto delle nevi mentre l’altro era tornato al passo sciando assieme ai soccorritori. L’intervento si era concluso alle 21.15.
Una vicenda che lo stesso direttore del Suem bellunese ha ricordato, non senza ironia, in un comunicato stampa nel quale augurava buona Pasqua a tutto il personale del Suem, ai volontari del Soccorso alpino della Val Pettorina e a quelli di Canazei, al personale degli impianti di risalita della Marmolada, agli equipaggi degli elisoccorsi di Pieve di Cadore e di Trento e, infine, «ai due scialpinisti vicentini che, in una giornata in cui le condizioni meteorologiche erano pessime ed ampiamente previste, in un’epoca in cui non si può più accampare la scusa del “non si era informati o del “non si sapeva”, hanno deciso di proseguire nella loro bizzarra impresa, mettendo a rischio la propria vita e quella di alcune decine di persone che per tutta la giornata, sin oltre le 21, hanno lavorato e rischiato per metterli in salvo. A loro e alle loro famiglie auguro una buona Pasqua di meditazione».
Il direttore del Suem di Belluno, infine, ha rivolto un appello a tutti gli appassionati, ricordando loro «che prima di affrontare qualsiasi attività in montagna, in estate come in inverno, è sempre meglio accendere il cervello».
Corriere delle Alpi.
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