Ivan oltre ad essere una persona simpaticissima, era un alpinista valido e scrupoloso, stava facendo tutti i 4000 delle Alpi (82) gliene mancavano solamente 4, il giorno della tragedia ne aveva in programma uno, ma viste le previsioni meteo non ottimali aveva deciso per andare in Devero a fare lo spigolo della Rossa, una passeggiata per lui, purtroppo non è nemmeno riuscito ad iniziare la scalata.
Francesco
says: Cordoglio a familiari,amici e conoscenti.
Sent 30 August 2012, 10h55
Ivan Sgrena, di 59 anni, fratello della giornalista Giuliana, rapita e poi liberata in Iraq nel 2005, l'alpinista morto questa mattina dopo essere precipitato nel gruppo dell'Alpe Devero, a Baceno (Verbania). Ivan Sgrena, che viveva a Masera (Verbania), si stava preparando a scalare, con un compagno, lo “Spigolo della Rossa” per giungere in vetta, a poco più di 3.000 metri di quota seguendo una delle vie classiche più conosciute della zona.Per cause imprecisate - si è saputo dal Soccorso Alpino - ha perso l'equilibrio prima di legarsi in cordata ed è precipitato per una quindicina di metri. L'allarme è stato dato dal compagno di escursione. Nella zona si stava allenando una cordata del Soccorso Alpino che è scesa sul punto dell'incidente per tentare di soccorrere Ivan Sgrena, per il quale non c'era però nulla da fare. Il corpo è stato recuperato dalle squadre del Soccorso alpino e della Guardia di Finanza.
Questi giorni tra i commenti di un rapporto si è sviluppato un mini-forum di opinioni su come sia giusto, prudente o meno andare in montagna.
Ne abbiamo dette e sentite di tutti i colori e gli animi si sono anche un po' scaldati.
Ora, di fronte a questo ennesima, inspiegabile perdita cosa si può dire? Non conoscevo affatto Ivan ma conosco bene Roberto (tignoelino) che lo stimava molto anche come alpinista; mi baso su questo e su quei pochi indizi raccolti sull'incidente. Alla luce di ciò direi che nuovamente si può incolpare solo la fatalità, non certo l'imperizia o l'imprudenza. Purtroppo va messo in conto il sasso che precipita, l'appiglio che si stacca, il fulmine, l'erba scivolosa, l'appoggio bagnato, il giramento di capo, tanti sono i possibili imprevisti. A noi, da soli e ancor di più se in compagnia il dovere di limitare al massimo queste circostanze ma, come ho detto, non si possono azzerare; fanno parte del rischio di andare per monti (o per mari, ce n'è anche lì).
Per il resto, il solito pensiero rispettoso e attonito per una morte ingiusta, per una vita ancor giovane spezzata, per tanti affetti improvvisamente falciati. Sono pensieri che devono accompagnare ogni morte; li sentiamo ancora di più quando chi se ne va appartiene alla montagna e condivide i nostri stessi aneliti.
Comments (5)