Scrivo due riflessioni non per dare indicazioni visto che nessuno di noi è titolato
per farlo ma per cercare di orientarsi assieme, noi tutti amanti delle attività
in montagna e, in genere, all’aria aperta.
La premessa e fondamento è il Decreto Conte dell’8 marzo 2020 che, ovviamente,
è incontestabile. Purtroppo, come tutte le leggi, leggine e decreti il relatore
esprime i concetti fondamentali. Nascono immediatamente una pletora di
interpretazioni, spesso contrastanti, su come il Decreto vada considerato per
quanto ci riguarda da vicino. L’obiettivo precipuo del Decreto sembra essere
il contenimento della diffusione del contagio con una serie di misure espresse
dal Decreto stesso. La maggior parte di esse ci tocca da vicino perché modificano
profondamente quanto siamo abituati a fare e a considerare in tema della nostra
libertà personale. Va detto subito che le misure non sono una medicina contro
il Virus ma servono solo a contenerne la diffusione.
Debellare il Virus purtroppo è un’altra cosa e nessuno, neanche i Luminari più
agguerriti sa come fare salvo sperare che vengano messi a punto i vaccini
annunciati.
Premesso tutto ciò e associandoci rispettosamente all’intento espresso dal Decreto
dobbiamo però dire che nell’ambito dell’osservanza vogliamo salvaguardare
anche il beneficio che le attività sportive fanno ricadere su di noi. Quindi vediamo
cosa ci è ancora concesso.
A parte interpretazioni confuse e voci di attricette, showmen e di altri che
dovrebbero tacere il Decreto recita che l’attività sportiva e ricreativa come
singolo possa essere esercitata osservando le norme per limitare il contagio.
Quindi principalmente a distanza di sicurezza da chi si incrocia.
Non si distingue tra attività escursionistica, podistica o ciclistica.
Per tutti vale la medesima regola. Altro importante
comandamento è il non uscire dai limiti del proprio Comune di residenza;
questo può essere riduttivo per chi abita in un piccolo Comune rispetto a chi
risiede in un Comune con un grande territorio ma, anche se discrimina i cittadini,
è così.
Inoltre, bisogna munirsi di un’Autocertificazione sulla quale annotare per quale
motivo ci si sta muovendo;
sul modulo reperibile sul Web non appare una voce esplicita per l’attività sportiva
all’aria aperta ma si può comunque annotarlo a penna oltre a fornire tutti gli altri
dati richiesti. Nel caso si fosse fermati per un controllo ed il Tutore dell’ordine
interpretasse personalmente il Decreto potrebbe contestare la nostra uscita.
In questo caso occorre eleggere un avvocato proprio o scegliere quello d’ufficio
proposto dal Tutore; far recapitare al proprio domicilio (non all’avvocato) la
busta verde che il PM invierà con l’ammenda. L’ammenda ha rilevanza penale
oltreché pecuniaria; se pagata (206 Euro) comporta l’iscrizione del reato sul
Casellario giudiziario (leggi fedina penale) per almeno due anni. Il consiglio
è di NON pagare l’ammenda ma di farsi assistere dall’avvocato per trasformare
l’ammenda in oblazione senza rilevanza penale che è di metà importo,
cioè 103 Euro.
L’osservazione fatta da molti di non esporsi a rischi perché i medici sono occupati
col Coronavirus non ha valore se ci si muove in modo ragionevole. Gli Ospedali
non hanno chiuso e se a qualcuno viene un infarto sul divano non credo lo
lascino lì.
Naturalmente bisognerà essere ancora più prudenti del solito e scegliere attività
a basso rischio.
Se tutto ciò ci spaventa possiamo sempre ripiegare sull’hashtag #iorestoacasa
fin quando daranno il cessato allarme. Ma quanto resisteremo senza la corsetta,
la camminata in collina o il giretto in bici?
Ecco qui un po’ di utili link:
https://www.sportfair.it/2020/03/coronavirus-si-puo-fare-sport-aria-aperta-risposte/1016096/
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