Le Dauphiné Libéré riporta la notizia di un intervento del Peloton avvenuto ieri sera: protagonisti il corridore-alpinista e la fidanzata. «La montagna ci ricorda che è dura e pericolosa anche quando si è preparati»
Nella serata di ieri le guide del Peloton d’Haute Montagne di Chamonix (il Soccorso alpino savoiardo) sono salite a piedi sullo sperone Frendo - parete Nord dell’Aiguille du Midi nel massiccio del Monte Bianco - per recuperare un uomo e una donna in difficoltà. Quelli che si sono trovati davanti, però, non erano due escursionisti qualunque: lui era Kilian Jornet, il corridore-alpinista che sta divorando i record sulle vette di tutto il mondo, lei Emelie Forsberg, fidanzata di Kilian e atleta come lui. A riportare la notizia è l’edizione online del quotidiano Le Dauphiné.
Le guide alpine sono state costrette a salire a piedi perché il maltempo impediva all’elicottero di alzarsi in volo. Secondo il giornale francese, il catalano e la donna erano in tenuta d’allenamento: pantaloncini aderenti e scarpe da trail. L’episodio ha rilanciato Oltralpe il dibattito sull’attrezzatura necessaria per affrontare la montagna in sicurezza. Le Dauphiné, in “difesa” di Jornet, cita un celebre caso precedente: Christophe Profit, che aveva fatto la prima ascensione in solitaria al Pilone Bonatti in scarpette d’arrampicata, pantaloni di tela leggera, una canottiera e un sacco.
Sul suo blog Kilian ha raccontato l’episodio. «Stavo salendo lo sperone Frendo sulla parete Nord dell’Aiguille du Midi, via che avevo già fatto in passato e con abbigliamento molto leggero. Eravamo in tabella di marcia per concludere prima dell’arrivo del brutto tempo e con l’attrezzatura da scalata (per ghiaccio e roccia) necessario. Sono stato poco previdente a pensare che ci sarebbero state temperature più calde e a non prendere più vestiti. Durante l’ultimo passaggio abbiamo perso molto tempo dopo aver preso un itinerario che ci ha costretti a tornare indietro. A 50 metri dalla vetta dell’Aiguille du Midi, vedendo che il meteo peggiorava molto velocemente e che continuare avrebbe potuto mettere in pericolo chi era con me, abbiamo deciso di chiamare il Pghm. Sono loro che ci hanno aiutato a raggiungere la vetta senza altri problemi se non un po’ di freddo. Voglio approfittare dell’occasione per ringraziarli del lavoro sempre molto professionale».
Jornet allarga poi il discorso. «È un avvertimento, che la montagna è dura e anche se si è meticolosi è pericolosa, che bisogna essere umili al suo cospetto perché i nostri errori, soprattutto quando si viaggia leggeri, si pagano molto care. Bisogna dunque accettare ed essere coscienti dei rischi che si vogliono prendere individualmente e con le persone che accompagniamo, in funzione delle nostre capacità fisiche, tecniche e della nostra esperienza».
Sul suo blog Kilian ha raccontato l’episodio. «Stavo salendo lo sperone Frendo sulla parete Nord dell’Aiguille du Midi, via che avevo già fatto in passato e con abbigliamento molto leggero. Eravamo in tabella di marcia per concludere prima dell’arrivo del brutto tempo e con l’attrezzatura da scalata (per ghiaccio e roccia) necessario. Sono stato poco previdente a pensare che ci sarebbero state temperature più calde e a non prendere più vestiti. Durante l’ultimo passaggio abbiamo perso molto tempo dopo aver preso un itinerario che ci ha costretti a tornare indietro. A 50 metri dalla vetta dell’Aiguille du Midi, vedendo che il meteo peggiorava molto velocemente e che continuare avrebbe potuto mettere in pericolo chi era con me, abbiamo deciso di chiamare il Pghm. Sono loro che ci hanno aiutato a raggiungere la vetta senza altri problemi se non un po’ di freddo. Voglio approfittare dell’occasione per ringraziarli del lavoro sempre molto professionale».
Jornet allarga poi il discorso. «È un avvertimento, che la montagna è dura e anche se si è meticolosi è pericolosa, che bisogna essere umili al suo cospetto perché i nostri errori, soprattutto quando si viaggia leggeri, si pagano molto care. Bisogna dunque accettare ed essere coscienti dei rischi che si vogliono prendere individualmente e con le persone che accompagniamo, in funzione delle nostre capacità fisiche, tecniche e della nostra esperienza».
Nella serata di ieri le guide del Peloton d’Haute Montagne di Chamonix (il Soccorso alpino savoiardo) sono salite a piedi sullo sperone Frendo - parete Nord dell’Aiguille du Midi nel massiccio del Monte Bianco - per recuperare un uomo e una donna in difficoltà. Quelli che si sono trovati davanti, però, non erano due escursionisti qualunque: lui era Kilian Jornet, il corridore-alpinista che sta divorando i record sulle vette di tutto il mondo, lei Emelie Forsberg, fidanzata di Kilian e atleta come lui. A riportare la notizia è l’edizione online del quotidiano Le Dauphiné.
Le guide alpine sono state costrette a salire a piedi perché il maltempo impediva all’elicottero di alzarsi in volo. Secondo il giornale francese, il catalano e la donna erano in tenuta d’allenamento: pantaloncini aderenti e scarpe da trail. L’episodio ha rilanciato Oltralpe il dibattito sull’attrezzatura necessaria per affrontare la montagna in sicurezza. Le Dauphiné, in “difesa” di Jornet, cita un celebre caso precedente: Christophe Profit, che aveva fatto la prima ascensione in solitaria al Pilone Bonatti in scarpette d’arrampicata, pantaloni di tela leggera, una canottiera e un sacco.
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