Affronto per la prima volta il sentiero che dal ponte sul Cassarate, presso Cozzo, sale ripido, iniziando con una serie di gradini ricoperti di neve e ghiaccio. Non ci sono impronte umane: dopo pochi passi ne intuisco il motivo. È il tratto più pericoloso dell’escursione. Una malaugurata scivolata sul ripido pendio mi farebbe precipitare per una trentina di metri fino all’alto muraglione di pietre, per poi finire il volo sull’asfalto della strada. Questa volta ho sottovalutato l’inizio, tant’è vero che sono partito con le racchette in una mano, i bastoni telescopici nell’altra e i ramponcini nello zaino.
 
 

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