A parte la nevèra non trovo nulla di speciale.
Ho la netta impressione che almeno da queste parti siano molto lontani i tempi in cui la letteratura del XVIII-XIX secolo esaltava la vita dei pastori e degli alpatori, affascinata dalla vita alpina e dal benessere economico degli alpigiani, specialmente di quelli indipendenti.
Qui non ci sono e non ci sono mai state le sfarzose salite all’alpe rappresentate dalle pitture contadine, come le poya o le “Sennenstreifen” appenzellesi e forse non si sono mai sentiti nemmeno i canti dei vaccai.

 
 

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