Bavona Selvaggia. Bedu e Pizzo Paraula


Publiziert von blepori , 20. September 2015 um 21:01.

Region: Welt » Schweiz » Tessin » Locarnese
Tour Datum:20 September 2015
Wandern Schwierigkeit: T6 - schwieriges Alpinwandern
Klettern Schwierigkeit: II (UIAA-Skala)
Wegpunkte:
Geo-Tags: CH-TI   Gruppo Pizzo Castello 
Zeitbedarf: 8:30
Aufstieg: 1800 m
Abstieg: 1800 m
Strecke:Mondada - Bedu - Pizzo Paraula - Splüi - Brontallo - Mondada
Zufahrt zum Ausgangspunkt:Locarno > Cavergno > val Bavona (Mondada)
Kartennummer:CNS 1271 Basodino

La Bedu è un sorta di leggenda della Bavona, l'Alpe più remoto e selvaggio, senza più un sentiero che permetta di salire. Una bella sfida per Benedetto e Lüzi. Con l'idea poi di salire fino in cima al Pizzo Paraula.

Alle 7 siamo già a Mondada; la giornata si preannuncia splendida, su in alto il Basodino risplende della prima neve autunnale. Ci portiamo in cima alla frazione Bosco e troviamo subito l'inizio del sentiero per il pas da Zandèla, a una curca dello stradello dove c'è un palo arancione. Il primo tratto è molto disagevole per gli sterpi e il sentiero appena riconoscibile, bisogna salire in modo deciso ma verso destra. Più su la traccia è più chiara, passiamo il fantastico Splüi e ci inerpichiamo nel vallone, in ambiente fantastico e selvaggio. Alla cima della pietraia il sentiero esce a destra proprio sopra mondata, poi segue una costa in ripida salita; bisogna stare molto attenti a tenere la traccia (che c'è sempre in questo tratto). Un'oretta da Mondada e siamo al Pas da Zandèla, fantastica questa scalinata in un posto dove nessuno penserebbe di poter salire (fatichiamo noi, immaginare le vacche...).

Finita la scala si sale pochi metri e poi si prende la facile traccia che entra nel Cavurg; il canale, sovrastato da un'alta parete, non è difficile; noi stiamo a destra dove c'era probabilmente il sentiero; superiamo alcuni muri e l'uscita a destra per la Cogliata e ben presto siamo al punto dove il canale si stringe e il sentiero esce a sinistra: è proprio contro una roccia nera dietro un boschetto, c'è proprio un segno e un ometto dove parte il sentiero (il punto è evidente perché il canale appena sopra si stringe).

Di lì il sentiero fa una grande traversa ascendente a sinistra, bisogna seguire accuratamente la traccia e i segni; poi sale più diretto per raggiungere i commoventi ruderi del corte di Fondo, sovrastati da un alta parete. A destra parte il sentiero per il corte di mezzo; è tutto marcato con ometti e lacci sugli alberi. Questo tratto è fantastico; a svolte sale una placcata che precipita in valle, delle tacche nella roccia e alcune scale superstiti facilitano l'ascesa, Ben presto raggiungiamo le cascine del corte di mezzo, orami soffocato dal bosco, Ci godiamo una meritata pausa sul prato a strapiombo sulla Bavona; il panorama sulle montagne di fronte è semplicemente fantastico. Il tratto fino ai resti del corte di cima, situato su di un bel dosso (il primo posto piano che abbiamo visto dall'inizio!) è abbastanza semplice.

Quella che sembra meno semplice, guardando in alto, è la continuazione - e in effetti non c'è su Internet nessuna relazione del percorso fino al Paraula e Giuseppe Brenna se la cava con un laconico "si sale arrampicando in ambiente selvaggio". Ovunque grandi placcate e pareti di rocce che sembrano sbarrare il passaggio.

Seguiamo la traccia (di umani? di camosci?) che segue il crinale sopra il corte di cima - di qui in poi non troveremo più marcature. La traccia sale ripidamente fra gli alberi e le paretine di roccia in ambiente straordinariamente selvaggio; bisogna seguirla scrupolosamente, perché appena fuori i passaggi diventano difficili e si nuota letteralmente nei rododendri. Bene o male saliamo faticosamente. Il punto chiave è a circa quota 1850 dove tutto sembra verticale; a sinistra pareti impressionanti, il costone diventa roccioso e sale verso una torre. In quel punto la traccia scende leggermente a destra in un largo canale, lo attraversa e ne esce dall'altro lato su di una stretta cengia. E' un passaggio obbligato sopra centinaia di metri di vuoto; si segue la cengia fino in fondo quando raggiunge un altro costone, questo erboso e molto più facile che permette di continuare la salita. Raggiunto un pianoro si vede chiaramente un canale di erba e detriti che permette finalmente di uscire sulla cresta del Pizzo Paraula a circa 2000 m di quota. Questo tratto è probabilmente di difficoltà T6- e richiede grandissima capacità di orientarsi, perdere la traccia avrebbe conseguenze drammatiche.

Usciamo finalmente da questo mondo verticale sull'erba e un caldo sole ci abbraccia: di fronte a noi le valli della Lavizzara, Chignolacs, Serenello e Cocco e le sue cime; giù giù in fondo la Maggia si allunga verso sud. E sopra di noi le creste del Paraula. Continuiamo in leggera salita su di una traccia di sentiero che ci porta alle pietraie ai piedi del Paraula - bisogna spostarsi molto in direzione della Lavizzara. Poi su ripide tracce e placche di roccia saliamo al crinale proprio a fianco della cima. E' già mezzogiorno e non ce la sentiamo di salire ancora la cresta finale (un buon terzo grado esposto), ci accontentiamo del dosso proprio in faccia che offre comunque una vista splendida.

La discesa è più semplice. Scendiamo quasi diritti per pietraie e prati fino a raggiungere il nuovo sentiero che sale da Corte Spulüi, in realtà quasi un'autostrada! Scendiamo rapidamente fra boschi e verdissimi prati sparsi di cascine, man mano sempre più belle e rinnovate. Un ultimo scalone ci conduce a Brontallo da dove rotoliamo rapidamente sulla strada per tornare al punto di partenza.

E' un percorso formidabile, ma non per tutti. Soprattutto la parte dopo il corte di cima della Bedu è veramente impegnativo, faticoso ed esposto. In compenso, l'ambiente è straordinariamente selvaggio.


Tourengänger: blepori


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Kommentare (1)


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danicomo hat gesagt:
Gesendet am 21. September 2015 um 16:15
Bellissimo.....
Bravi!
Ciao, Daniele


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