Quasi ascesa al Monte San Primo
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"Nuoce gravemente all'attività escursionistica" questa frase la dovrei tatuare sulla splendida pelle scura della mia nuova compagna, dato che dall'autunno lei ha monopolizzato tutti i miei fine settimana e le montagne le ho solo viste dal lucernario della mia mansarda milanese. Un impegno di lavoro però, lo scorso fine settimana, ha portato la mia brasiliana lontano da Milano (evvai!). Allora si rispolverano le ciaspole e si va al San Primo; le previsioni sono buone e tutto sembra annunciare una splendida giornata di escursionismo in solitaria.
Lascio la macchina al Pian del Tivano: è la prima volta che parto da qui; le ultime escursioni al San Primo le ho fatte in MTB e sono salito dalla Colma, in quest'occasione decido di regalarmi qualche metro in più di dislivello e di salire utilizzando un itinerario meno trafficato.
Seguo la carrozzabile fino all'alpe di Torno, in quella che sembra ancora essere una splendida domenica mattina assolata. Arrivati alla fine della carrozzabile, l'evidente sentiero che sale all'alpe Spessola è ben innevato: è venuto finalmente il momento di calzare le ciaspole.
Non c'è niente da fare, il bianco si addice proprio alle montagne, anche alle prealpi, ed arrivo all'alpe Spessola con il cuore in pace e provando una gioia sconfinata. Anche se è passato qualche mese dall'ultima volta che ho fatto escursionismo, le gambe paiono reggermi ancora bene, tanto che all'alpe penso seriamente di salire anche al Ponciv e di proseguire poi in costa; gli impegni che, al solito, ho preso per il pomeriggio mi fanno desistere da questo proposito e mi spingono invece a seguire il sentiero principale: peccato, avrei annoverato almeno una cima nel rapporto di questa escursione.
Salgo con passo costante sempre con le ciaspole ai piedi, anche se c'è così tanta gente che sembra di essere in un Ipermercato e il sentiero pare "asfaltato". In poco tempo raggiungo l'alpe di Terrabiotta, la supero ed arrivo alla sella che si trova qualche metro più in alto: da lì il paesaggio si apre su un'impagabile visione dell'alto Lario e delle cime delle alpi. Ancora non mi rendo conto che di lì a poco si scatenerà l'inferno.
Scatto una foto e una forte folata di vento mi investe, non so come riesco a rimettere la fotocamera nella tasca dello zaino, e poco dopo volo a terra, investito anche da un turbine di cristalli di neve a sciami. Appena riesco a rimettermi in piedi, ritorno sui miei passi per qualche metro, lì il fianco del Ponciv sembra tenermi al riparo dalla forte folata. Riprendo un attimo fiato e riparto, insieme a degli altri escursionisti, nel tentativo di superare la sella e di continuare sul sentiero per raggiungere il tanto agognato San Primo, ma arrivati nuovamente alla selletta, tutti siamo scaraventati a terra dal vento, che nel frattempo è aumentato considerevolmente di intensità: prendo la mia decisione, mi fermo qui è ritorno sui miei passi.
A fatica retrocedo sul sentiero e riesco a raggiungere il fianco del Ponciv, ma stavolta il vento batte anche questo versante: non mi rimane altro che cercare riparo sotto la costruzione dell'Alpe di Terrabiotta, gli occhi mi fanno male per i cristalli di neve (nonostante gli occhiali avvolgenti) e il mio cappello andino, comprato anni fa alla Feria de Artesania di Santiago, è ormai talmente ghiacciato che sta in piedi da solo. Nel precario riparo di Terrabiotta mi accorgo anche che la neve è penetrata nello zaino (non avevo chiuso bene la zip) e mi ha inzuppato le poche provviste che avevo portato con me: un disastro su tutta la linea. Ritorno mestamente fino all'alpe Spessola, ma poi sulla discesa verso il pian del Tivano, mi ritrovo il vento dal lato di bolina e scendo con insolita rapidità: avessi avuto con me un windsurf…
Appunto per la prossima uscita: non farsi prendere troppo dall'eccitazione, quando il meteo indica una splendida giornata di sole, e controllare attentamente in internet i dati relativi alla forza del vento!
Lascio la macchina al Pian del Tivano: è la prima volta che parto da qui; le ultime escursioni al San Primo le ho fatte in MTB e sono salito dalla Colma, in quest'occasione decido di regalarmi qualche metro in più di dislivello e di salire utilizzando un itinerario meno trafficato.
Seguo la carrozzabile fino all'alpe di Torno, in quella che sembra ancora essere una splendida domenica mattina assolata. Arrivati alla fine della carrozzabile, l'evidente sentiero che sale all'alpe Spessola è ben innevato: è venuto finalmente il momento di calzare le ciaspole.
Non c'è niente da fare, il bianco si addice proprio alle montagne, anche alle prealpi, ed arrivo all'alpe Spessola con il cuore in pace e provando una gioia sconfinata. Anche se è passato qualche mese dall'ultima volta che ho fatto escursionismo, le gambe paiono reggermi ancora bene, tanto che all'alpe penso seriamente di salire anche al Ponciv e di proseguire poi in costa; gli impegni che, al solito, ho preso per il pomeriggio mi fanno desistere da questo proposito e mi spingono invece a seguire il sentiero principale: peccato, avrei annoverato almeno una cima nel rapporto di questa escursione.
Salgo con passo costante sempre con le ciaspole ai piedi, anche se c'è così tanta gente che sembra di essere in un Ipermercato e il sentiero pare "asfaltato". In poco tempo raggiungo l'alpe di Terrabiotta, la supero ed arrivo alla sella che si trova qualche metro più in alto: da lì il paesaggio si apre su un'impagabile visione dell'alto Lario e delle cime delle alpi. Ancora non mi rendo conto che di lì a poco si scatenerà l'inferno.
Scatto una foto e una forte folata di vento mi investe, non so come riesco a rimettere la fotocamera nella tasca dello zaino, e poco dopo volo a terra, investito anche da un turbine di cristalli di neve a sciami. Appena riesco a rimettermi in piedi, ritorno sui miei passi per qualche metro, lì il fianco del Ponciv sembra tenermi al riparo dalla forte folata. Riprendo un attimo fiato e riparto, insieme a degli altri escursionisti, nel tentativo di superare la sella e di continuare sul sentiero per raggiungere il tanto agognato San Primo, ma arrivati nuovamente alla selletta, tutti siamo scaraventati a terra dal vento, che nel frattempo è aumentato considerevolmente di intensità: prendo la mia decisione, mi fermo qui è ritorno sui miei passi.
A fatica retrocedo sul sentiero e riesco a raggiungere il fianco del Ponciv, ma stavolta il vento batte anche questo versante: non mi rimane altro che cercare riparo sotto la costruzione dell'Alpe di Terrabiotta, gli occhi mi fanno male per i cristalli di neve (nonostante gli occhiali avvolgenti) e il mio cappello andino, comprato anni fa alla Feria de Artesania di Santiago, è ormai talmente ghiacciato che sta in piedi da solo. Nel precario riparo di Terrabiotta mi accorgo anche che la neve è penetrata nello zaino (non avevo chiuso bene la zip) e mi ha inzuppato le poche provviste che avevo portato con me: un disastro su tutta la linea. Ritorno mestamente fino all'alpe Spessola, ma poi sulla discesa verso il pian del Tivano, mi ritrovo il vento dal lato di bolina e scendo con insolita rapidità: avessi avuto con me un windsurf…
Appunto per la prossima uscita: non farsi prendere troppo dall'eccitazione, quando il meteo indica una splendida giornata di sole, e controllare attentamente in internet i dati relativi alla forza del vento!
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