Verso la Vugia

La Vugia (termine che, nel dialetto locale, significa "l'ago") è un caratteristico dente di roccia situato a circa 1400 m di quota, alla base della parete del Piz d'la Vugia, la grande e complessa montagna che nasconde a Cuzzago la vista del Proman e che dal piccolo spuntone al suo fianco prende il nome. Si noti che il Piz d'la Vugia è indicato sulle carte topografiche come "Pizzo Voggia", chiaramente il risultato di un'italianizzazione molto discutibile.

In estrema sintesi, il percorso risale integralmente la dorsale tra il Vallone dei Mulini e quello del Riale Balangeri.

Passato il ponte sui Rio dei Mulini a NE dell'abitato di Cuzzago, si traversa a destra su un sentiero che si immette sulla strada tagliafuoco proveniente da Nibbio. Si risale la jeeppabile fino a dove un sentiero evidente si stacca sulla sinistra, poco prima di arrivare sul Riale Balangeri. Si imbocca il sentiero e si arriva così alle trincee della Linea Cadorna intorno ai 600 m di quota (circa 1 ora da Cuzzago). In alternativa, si può percorrere la scorciatoia che risale direttamente la parte bassa della dorsale, di fronte al ponte sul Rio dei Mulini, dove si trovano le postazioni di artiglieria della linea Cadorna. Questo sentiero è stato percorso in discesa. 
Dopo le trincee la mulattiera si interrompe su un versante franato, dove un sentiero (qualche segno rosso sbiadito) che sale frontalmente nel bosco permette di raggiungere il tratto superiore della Linea Cadorna, che si percorre fino al suo termine.

Si traversa quindi in salita verso sinistra fino ad un passaggio obbligato alla base di una parete (ometto; circa 850 m; 1:40 da Cuzzago). Si arriva in breve in un bel punto panoramico da dove il sentiero prosegue salendo verso dx. Superato un caratteristico tratto gradinato, sorprendente in un luogo come questo, si riprende l'ampia dorsale e, si giunge su un pianoro (circa 1030 m; 2:10 da Cuzzago) che forse in passato era una carbonera. Dopo una sorta di colletto dove la dorsale si restringe, si risale il ripido pendio successivo frontalmente (tagli) e poi si prosegue salendo a destra di una parete fino a raggiungere un canalino dal fondo franoso. Si prosegue, sempre poggiando a destra, fino a dove si trova la possibilità di superare la parete sulla sinistra e risalire sul colmo della dorsale. Arrivati su un piccolo pianoro, si risalgono le facili rocce di fronte e ci si porta sul versante del Rio dei Mulini (sx), dove si sale nel bosco alla base dei risalti di roccia della dorsale fino ad arrivare sulla cresta vera e propria, intorno ai 1300 m. Aggirate le asperità, ora da un lato, ora dall'altro, si arriva alla base di un canalino a circa 1350 m, a breve distanza dalla meta.

Qui abbiamo rinunciato per un passaggio che avremmo dovuto ripetere anche in discesa, in cui l'unico appiglio per le mani, forse, l'avremmo trovato in qualche ciuffo di erba sepolta sotto la neve. L'alternativa al passaggio del canalino è costituita da un traverso esposto sul lato del Rio dei Mulini (sinistra), ma ci è sembrato troppo pericoloso, viste le condizioni di innevamento.
Fino al canalino in cresta: 4 ore lorde da Cuzzago, compresa qualche incertezza nella scelta dei passaggi intorno a quota 1100.

Rimane comunque il ricordo di una bella giornata di sole, molto più calda del previsto, in un ambiente stupendo. Sicuramente un posto dove ritornare.

Escursione compiuta insieme a Roberto.