Monte Sant'Elia
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Poco tempo a disposizione ma, vista la bella giornata, decidiamo di andare comunque a fare quattro passi. La scelta cade sul massiccio del Monte Orsa: non è distante ed è praticamente sconosciuto ad entrambi.
A dire il vero io vi ero salito una decina, forse più, di anni fa ma partendo da Arzo, sul versante svizzero.
Oggi invece decidiamo di partire dalla vecchia stazione di Besano - Bisuschio; ho trovato una descrizione sul retro della cartina che utilizzeremo, il percorso sembra facile e veloce.
Lasciamo l'auto nel vasto piazzale accanto alla stazione, scendiamo una scaletta e seguiamo la strada per meno di un chilometro, costeggiando delle cave sottostanti la montagna, fino a passare sotto ad un ponte dopo il quale, sulla destra c'è una stradina asfaltata che sale, di segnalazioni neppure l'ombra ma dalla descrizione deve essere il percorso giusto. Poco dopo arriviamo ad un grande edificio: una casa del '900 con un ampliamento che ha l'apparenza di ospitare degli uffici, probabilmente l'amministrazione delle cave appena viste.
Da qui parte una strada sterrata che sale con qualche tornante, raggiungiamo la recinzione che delimita il giacimento fossilifero di Cà del Frate ed incontriamo una guardia forestale a cui chiediamo lumi per raggiungere il Monte Orsa, non c'è di grande aiuto: l'unica cosa che apprendiamo è che da ogni parte c'è un gran fango! Vabbè abbiamo gli scarponi quindi non c'è problema.
Poco dopo eccoci ad un bivio: la strada sterrata si divide, mancando qualsiasi indicazione prendiamo il ramo di sinistra che seguiamo, in salita, per meno di un chilometro fino a finire nel nulla: rovi, boscaglia ed un pendio impervio. Si potrebbe andare su dritti ma piuttosto che "ravanare" preferiamo fare dietro front, ritornare al bivio e prendere il ramo di sinistra della strada.
È quello giusto: la strada diviene una sorta di mulattiera poco pendente che contorna una recinzione infinita, il fondo è invaso dall'acqua poichè i proprietari del fondo cintato hanno pensato bene di deviare il ruscello al di fuori della loro proprietà incanalandolo lungo la mulattiera. Superiamo una schiarita del bosco con un crocefisso di legno e finalmente la stradina inizia a salire a tornanti, troviamo un cacciatore con il suo cane che ci da delle spiegazioni un po' più esaurienti rispetto a quanto dettoci dal forestale.
Arriviamo ad un bivio, segnalato, nei pressi della Torre Redemuro. A questo punto, vista l'ora, decidiamo di rinunciare a salire al Monte Orsa e di accontentarci del Sant'Elia, che la carta segnala comunque come panoramico.
Prima però facciamo una breve deviazione per vedere da vicino la torre: è un edificio novecentesco in stile "medioevale", è in buone condizioni, ridipinto di recente ed apparentemente abitato, almeno saltuariamente.
Ci dirigiamo quindi verso il Sant'Elia, seguendo ad un bivio una deviazione sulla destra, raggiunto un vecchio roccolo la strada finisce e si trasforma in un sentiero che, con qualche saliscendi in cresta, ci porta alla croce sommitale della nostra cima. Il decantato panorama in realtà non c'è: si vede qualcosa solo perchè è inverno e gli alberi sono spogli, d'estate non si vedrebbe assolutamente nulla!
Mangiamo una barretta e decidiamo di scendere in direzione di Viggiù lungo la "rizzata" e poi per la strada, dal paese raggiungeremo Piamo e da lì la nostra auto, non è che camminare sul l'asfalto ci ispiri molto ma il fango incontrato in salita ci attrae ancora meno.
Scendiamo per la rizzata, percorriamo un tratto di strada e poco dopo ci accosta un auto: è Remo, un nostro conoscente e socio CAI a spasso con il cane,che ci offre un passaggio.
Diciamo che come escursione non è stata un granchè: panorama scarso, sentieri non segnalati, molto fango ma, comunque, meglio che starsene a casa. La salita al gruppo Orsa - Pravello è senz'altro consigliabile dal versante opposto a quello scelto da noi: è vero che ci sono un bel po' di strade asfaltate ma sono evitabili per tagli e sentieri.
A dire il vero io vi ero salito una decina, forse più, di anni fa ma partendo da Arzo, sul versante svizzero.
Oggi invece decidiamo di partire dalla vecchia stazione di Besano - Bisuschio; ho trovato una descrizione sul retro della cartina che utilizzeremo, il percorso sembra facile e veloce.
Lasciamo l'auto nel vasto piazzale accanto alla stazione, scendiamo una scaletta e seguiamo la strada per meno di un chilometro, costeggiando delle cave sottostanti la montagna, fino a passare sotto ad un ponte dopo il quale, sulla destra c'è una stradina asfaltata che sale, di segnalazioni neppure l'ombra ma dalla descrizione deve essere il percorso giusto. Poco dopo arriviamo ad un grande edificio: una casa del '900 con un ampliamento che ha l'apparenza di ospitare degli uffici, probabilmente l'amministrazione delle cave appena viste.
Da qui parte una strada sterrata che sale con qualche tornante, raggiungiamo la recinzione che delimita il giacimento fossilifero di Cà del Frate ed incontriamo una guardia forestale a cui chiediamo lumi per raggiungere il Monte Orsa, non c'è di grande aiuto: l'unica cosa che apprendiamo è che da ogni parte c'è un gran fango! Vabbè abbiamo gli scarponi quindi non c'è problema.
Poco dopo eccoci ad un bivio: la strada sterrata si divide, mancando qualsiasi indicazione prendiamo il ramo di sinistra che seguiamo, in salita, per meno di un chilometro fino a finire nel nulla: rovi, boscaglia ed un pendio impervio. Si potrebbe andare su dritti ma piuttosto che "ravanare" preferiamo fare dietro front, ritornare al bivio e prendere il ramo di sinistra della strada.
È quello giusto: la strada diviene una sorta di mulattiera poco pendente che contorna una recinzione infinita, il fondo è invaso dall'acqua poichè i proprietari del fondo cintato hanno pensato bene di deviare il ruscello al di fuori della loro proprietà incanalandolo lungo la mulattiera. Superiamo una schiarita del bosco con un crocefisso di legno e finalmente la stradina inizia a salire a tornanti, troviamo un cacciatore con il suo cane che ci da delle spiegazioni un po' più esaurienti rispetto a quanto dettoci dal forestale.
Arriviamo ad un bivio, segnalato, nei pressi della Torre Redemuro. A questo punto, vista l'ora, decidiamo di rinunciare a salire al Monte Orsa e di accontentarci del Sant'Elia, che la carta segnala comunque come panoramico.
Prima però facciamo una breve deviazione per vedere da vicino la torre: è un edificio novecentesco in stile "medioevale", è in buone condizioni, ridipinto di recente ed apparentemente abitato, almeno saltuariamente.
Ci dirigiamo quindi verso il Sant'Elia, seguendo ad un bivio una deviazione sulla destra, raggiunto un vecchio roccolo la strada finisce e si trasforma in un sentiero che, con qualche saliscendi in cresta, ci porta alla croce sommitale della nostra cima. Il decantato panorama in realtà non c'è: si vede qualcosa solo perchè è inverno e gli alberi sono spogli, d'estate non si vedrebbe assolutamente nulla!
Mangiamo una barretta e decidiamo di scendere in direzione di Viggiù lungo la "rizzata" e poi per la strada, dal paese raggiungeremo Piamo e da lì la nostra auto, non è che camminare sul l'asfalto ci ispiri molto ma il fango incontrato in salita ci attrae ancora meno.
Scendiamo per la rizzata, percorriamo un tratto di strada e poco dopo ci accosta un auto: è Remo, un nostro conoscente e socio CAI a spasso con il cane,che ci offre un passaggio.
Diciamo che come escursione non è stata un granchè: panorama scarso, sentieri non segnalati, molto fango ma, comunque, meglio che starsene a casa. La salita al gruppo Orsa - Pravello è senz'altro consigliabile dal versante opposto a quello scelto da noi: è vero che ci sono un bel po' di strade asfaltate ma sono evitabili per tagli e sentieri.
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