Pizzo Lucendro 2963 m


Publiziert von skiboy1969 , 9. Juni 2014 um 15:32.

Region: Welt » Schweiz » Tessin » Bellinzonese
Tour Datum:31 Mai 2014
Wegpunkte:
Geo-Tags: CH-TI   CH-UR   Gruppo Pizzo Lucendro 
Zeitbedarf: 3:15
Aufstieg: 1300 m
Abstieg: 1300 m
Strecke:it's so simple
Zufahrt zum Ausgangspunkt:Passo del Gottardo

Rieccomi dopo 22 anni sul Lucendro...........

Ps.
Inserisco questo mio scritto come una sorta di ricordo personale legato al  mio vecchio compagno di gite (ma Lui c'è ancora eh!!!!).
Non perdete il vostro tempo nel leggerlo, è solo un lampo delle mie memorie passate sui monti.
Ognuno ha le sue, tutte condivisibili ma mai nessuna uguale all'altra.
Questa è un tributo ad una persona ormai vecchia (85) ma ancora in grado di suscitare una grande empatia qualora la si incontri per strada (in bici), o su qualche sentiero battuto.
ciao Giancarlo
Marco




                                                                           “IL COLLA”
 
 La prima volta che incontrai “il Colla”, nome che già di per se’ evoca una certa propensione ai rapporti con le persone, era un pomeriggio di fine maggio di qualche anno fa.
Il sole per tutta la giornata aveva reso l’aria più tiepida del previsto e sebbene si stava già approssimando la sera, continuava a far valere la sua confortante presenza.
Dopo tanti giorni di pioggia intensa, di freddo e d’umidità, questo cambiamento del tempo poneva fine, o almeno si sperava a questa primavera così inclemente. Così mentre scendevo verso il lago con di fronte la cima del Limidario per ¾ imbiancata di neve, nuovi pensieri occupavano gran parte della mia mente. Montagne, neve, sole, sciate interminabili lungo pendii e crinali, cime sulle quali poter osservare l’orizzonte e il vuoto sotto di me. Erano queste le sensazioni che volevo provare da molto tempo e che ora avrei potuto finalmente esaudire.
Ne avevo già sentito parlare di questo personaggio fuori del normale, amante della montagna e della fatica, un po’ pazzo e un po’ burlone. Insomma un degno rappresentante di tutta quella tipologia d’alpinisti di cui la storia è piena.
Del resto già l’anno precedente avevo avuto l’occasione di conoscerlo durante il mio primo approccio alla pratica dello sci-alpinismo ma, per una serie di ragioni, non avevo potuto approfondire la sua conoscenza.
Avvicinandomi verso la sua abitazione mi ritrovai con addosso un certo timore “reverenziale”, e la paura di dover forse affrontare un personaggio restio a “svelare i  segreti dell’alpinismo” alla prima persona che bussava alla sua porta.
“BUON GIORNO SIGNORE!”…(mentre cerco di scrutare psicologicamente le sue intenzioni). “NON SO SE SI RICORDA DI ME, MA L’ANNO SCORSO A QUELLA GITA C’ERO ANCH’IO”. (come vuoi che si ricordi, ero talmente sfigurato dalla fatica della salita che l’urlo di Munch poteva sembrare benissimo un mio autoritratto….e poi a dire la verità la sua apparente età non è tale da consentirgli un ricordo più cristallino).
“MI PIACEREBBE ANDARE A FARE QUALCHE GITA IN MONTAGNA CON GLI SCI.. E ANCHE CON LEI!!”. (provo timidamente a metterla sul ridere).
(e ora mi dirà sicuramente di andare fuori dai piedi e dalla sua aiuola in fiore)…
“MA CERTO CHE MI RICORDO…TU SEI QUELLO CHE SULLA DISCESA DALL’ ENTRELOR SCODINZOLAVA A  PIU’ NON POSSO”, (mentre il suo cane fa lo stesso). “DOMENICA SI POTREBBE ANDARE A FARE QUALCOSA, SE VUOI CI TROVIAMO A CASA MIA ALLE 4,00”. (E per la prima volta scopro   la rinomata schiettezza dei montanari, e i loro orologi interni).
“ALLE 4,00!!!!….OKAY! A DOMENICA”.
Mentre mi allontanavo, le sensazioni contraddittorie proprie d’ogni nuovo incontro si scontravano vicendevolmente, lasciandomi un senso di perplessità sul comportamento da tenere in futuro, ma erano dubbi basati soprattutto sulla mia timidezza e fragilità cui questa volta non volevo cedere in partenza. Così me ne andai
Felice, semplicemente come un bambino che accetta la felicità senza mai chiedersi il perché.
Ritornai a casa e con fare solenne alla stregua delle vestizioni dei soldati medioevali, preparai meticolosamente tutto “l’armamentario” necessario e aspettai l’arrivo del “nuovo giorno”.
C’era una volta……stellata e l’aria frizzante del primo mattino nel cercare di svegliare i miei sensi assopiti, e sbadigliando in continuazione mi recai al luogo prestabilito. Ai lati della strada c’era LUI in solitaria attesa. Zaino in spalla, “sci alle mani”, scarponi ai piedi!!!!!!. Una cosa era certa da quella prima vista, di sicuro la macchina non l’avrebbe guidata.
“FRESCO STAMATTINA E’…”Per fortuna il dialetto voldominese lo capisco decentemente”.
“OGGI TROVEREMO SICURAMENTE UNA GIORNATA MAGNIFICA”. Ed io….
“SIGNOR COLLA, CHE COSA ANDIAMO A FARE?”.
“HO SAPUTO CHE HANNO APERTO IL PASSO DEL GOTTARDO, POTREMMO DIRIGERCI VERSO IL LUCENDRO. E’ UNA BELLISSIMA MONTAGNA”. (ma questo parla come se il Lucendro fosse  la Shiffer!!!).
“E POI NON MI CHIAMARE SIGNORE, IN MONTAGNA SI E’ TUTTI UGUALI E NON DEVONO ESISTERE QUESTE GERARCHIE E QUESTI FORMALISMI INUTILI”.
Rinfrancato di come la piega del discorso era incominciata mi tranquillizzai subito e bisogna dire che percepii immediatamente quell’affinità psicologica tra noi, e che, nel giro di pochi chilometri mi fece capire che con questa persona avrei stabilito un rapporto d’amicizia duraturo. I nostri discorsi o per meglio dire principalmente i suoi discorsi (e qui conobbi subito la loquacità del personaggio), crebbero a tal punto che all’approssimarsi della fine di questo primo viaggio, ebbi la netta sensazione di conoscerlo così bene da non preoccuparmi minimamente delle diversità che oggettivamente esistevano fra noi due. Gli anni di differenza, l’esperienza, la maturità, non erano altro che barriere invisibili che tutti facevano riferimento ma che a me in quel momento rappresentavano solamente un ostacolo irrilevante cui non volevo dar peso.
Salimmo lentamente i tornanti del passo.  La neve, sempre più alta rasentava i margini della strada con muri alti fino a tre metri tagliati com’erano dalla fresa con  precisione millimetrica.
“MANCA ANCORA TANTO AL PASSO?” Chiedo da perfetto ignorante in materia.
“NO! CI SIAMO QUASI, AD OGNI MODO POTRESTI FERMARTI SUBITO DOPO QUELLA CURVA…SAI STAMATTINA MI SONO ALZATO ALLE TRE, HO BEVUTO LA SOLITA BOTTIGLIA D’ACQUA E ORA AVREI UN CERTO COMPITINO DA SVOLGERE”. (tre…bottiglia d’acqua….!!! ma che diavolo sta dicendo!), mentre scalo e accosto ai lati. E quando rientra parte con un monologo Gasmaniano sui benefici di certe sue abitudini alimentari e di vita.
“SI…CERTO…, HAI RAGIONE GIANCARLO” (del resto come faccio a contraddirlo, mi ha appena svelato la sua età e il racconto delle sue recenti imprese farebbero stancare lo sportivo più allenato di questa terra).
La vista del cartello indicante il culmine della strada interruppe il discorso.
“BENE SIAMO ARRIVATI”, e mentre accosto il mezzo in un piccolo spiazzo, mi indica la direzione di salita.
“VEDI QUELLA TRACCIA ALLA TUA SINISTRA?. BENE DA LI’ SI ARRIVA AD UN PICCOLO COLLE, SI RIDISCENDE PER UN CENTINAIO DI METRI, POI SI RISALE IL PENDIO SOMMITALE FINO AD ARRIVARE IN CIMA”.
(L’ottimismo non gli difetta a quanto sembra), mentre cerco di vestirmi il più velocemente possibile, (Lui ha già gli sci ai piedi).
Con fare alquanto impacciato salgo sulla neve cercando di acquisire confidenza con i nuovi attrezzi, ma il mio compagno forse pensandomi già pronto comincia a risalire il pendio, (riprendendo naturalmente il discorso precedente)
“MI RICORDO QUELLA VOLTA NEL 49 QUANDO FECI……….”
(Ma dove lo trova tutto questo fiato!!), mentre lo inseguo dietro le sue tracce con il  cuore che batte all’impazzata.
“ERAVAMO DENTRO LA BUFERA SENZA SAPERE DOVE ANDARE………”.
(Speriamo che tutto questo parlare lasci un segno dentro di lui…insomma che possa “schiattare velocemente”), gli auguro con una certa malevolenza.
“NELL’INVERNO DEL 52 POI MI TROVAI…..”.”!!!!!!!!!!!!!!!!!!”.
Finalmente la salita sempre più ripida tolse ogni fiato superfluo e insieme raggiungemmo la “bocchetta” per poi ridiscendere il breve pendio.
Il tempo sostenuto dai passi sempre più stanchi, rappresentava solamente il momento in cui poter raggiungere l’agognata cima, mentre i miei pensieri si affievolivano lentamente lasciandomi con la mente completamente sgombra. Avevo come la sensazione di penetrare all’interno del mio corpo, spiare ogni mutamento delle mie funzioni fisiche rallentate sempre di più dall’ immane fatica. Sudore, fiatone, crampi, dolori di stomaco si sarebbero conclusi solo con l’arrivo in vetta, e questo era tutto quello che volevo che accadesse.
“Salimmo su, el primo (il Colla) e io secondo,
tanto ch’i’ vidi de le cose belle
che porta ‘l ciel, per un pertugio tondo.
E quindi uscimmo a riveder le stelle”.
Sdraiati l’uno accanto all’altro ad osservare semplicemente l’orizzonte frastagliato delle cime attorno a noi, racchiusi in un piccolo angolo di mondo ad ammirare compiaciuti la nostra “impresa”. Eravamo giunti fin qua grazie alla nostra fatica, volontà, forza ed ora ci sembrava che tutto quello che vedevamo appariva diverso ai nostri occhi. Il calore del sole, la luce accecante riflessa sui pendi, il soffio alternato di un vento che viene da lontano, i solchi dei nostri sci che si perdono lontano, verso il fondovalle avevano colmato i nostri sensi mentre i pensieri pregustavano già la discesa imminente.
“YAHOO!!!!! E’ FANTASTICO GIANCARLO…GUARDA CHE NEVE!!”, mentre una serie di curve scorre sotto i miei sci.
“IAU, IAU, IAU!!!!!! (il Colla l’inglese non lo conosce), E’ BELLISSIMO, STUPENDO, STRAORD…OHHHHH…AHHHHHH….!!!.
(Non pensate a cose strane, era solamente Giancarlo che con una spaccata degna del miglior Nureiev,  partiva per la tangente “atterrando” a pochi metri  da me).
“TUTTO BENE?” Gli domando, nascondendomi la faccia inondata di riso.
“SI… CERTO”, e giù…come un kamikaze alla sua ultima missione. Ritornammo sui nostri “passi” su…fino al colle, prima dell’ultima entusiasmante discesa, che iniziava con un bellissimo, ripido canale. Per rispetto d’anzianità mi fermai all’imbocco, lasciando che il mio compagno mi sfilasse accanto ed incominciasse la discesa per primo. Anche qui, come in precedenza, forse dovuto al fatto che la neve si era fatta più molle data la forte irradiazione, fatta un serie di “pseudocurve”, Giancarlo finì disteso “per neve”. Sentii da lontano le sue imprecazioni, e intuendo che forse aveva qualche difficoltà a divincolarsi da quella posizione così scomoda, decisi di raggiungerlo per prestargli il mio aiuto. Purtroppo per la mia inesperienza   commisi un errore che avrebbe potuto far finire tragicamente quella giornata, e concludere definitivamente la mia “nuova amicizia”. Mi volsi, girai la punta degli sci, spinsi leggermente sui bastoncini, ed incominciai a “tagliare” obliquamente tutto il canale. Pochi istanti dopo, vidi sotto di me una grossa valanga silenziosamente scivolare sul pendio verso il mio sventurato compagno.  
 “GIANCARLOOOO… LA VALANGA…..VIAAAA!!!!!!!!.….”.
Il fronte della massa di neve lo raggiunse nel momento in cui riuscì a rimettersi in piedi, ma subito fu travolto, sospinto verso il basso dall’enorme forza bianca. Dal mio punto d’osservazione sicuro notai il mio ex-amico (dopo quello che avevo combinato era il minimo che mi dovessi aspettare), combattere strenuamente per riuscire a non farsi travolgere completamente dalla valanga, mulinando con le braccia e cercando di mantenere il più possibile la massima pendenza (gli sci erano ancora ai suoi piedi). Finalmente il “mostro” si acquietò e nel caos del mio stato d’animo e del paesaggio che ora mi ritrovavo di fronte, vidi con enorme sollievo, il mio compagno (o almeno la metà del mio compagno), sbucare fuori dal “mare in tempesta”.
“SIGNOR COLLA, (e qui la terza persona è d’obbligo) MI…..DISPIACE… NON SO PROPRIO COSA…….(e giù una serie infinita di frasi fatte e di scuse)”.
“NON TI PREOCCUPARE MARCO, IN MONTAGNA SONO COSE CHE POSSONO CAPITARE”. (Si…. e infatti col cavolo che mi chiederai di andare ancora con te per i monti).
“RICORDATI, CHE………….(e giù un trattato sulla sicurezza e sui pericoli oggettivi di questa disciplina).
Poco dopo riprendemmo a scendere, e felici che quest’inconveniente avesse causato in noi nient’altro che un po’ di paura, raggiungemmo la macchina con un’unica ininterrotta sciata.
Quando partimmo, subito un senso di stanchezza fisica e psichica mi pervase totalmente e sebbene fossi sicuramente contento di questa mia nuova esperienza, una certa irrequietudine mi accompagnò verso il ritorno. Per la maggior parte del tempo stetti in silenzio, riflettendo con me stesso sul danno che avrei potuto arrecare se una volta tanto la fortuna non fosse stata dalla mia parte.
(Le cose se devono succedere, succedono; siamo ancorati a dei destini già scritti, irrevocabili, firmati inconsapevolmente da noi), mi continuavo a ripetere mentalmente, mentre il mio “vicino” (all’insaputa della mia crisi esistenziale), riprendeva il resoconto parlato della sua vita.
Ci approssimammo verso casa, e dopo aver scaricato tutto il suo “bagaglio” ci salutammo. “ARRIVEDERCI GIANCARLO….E GRAZIE DI TUTTO!!”.
“CIAO MARCO, ALLA PROSSIMA…”. (Si dice sempre così quando uno non vuole più fare qualcosa con te).(E ora mi dirà che mi farà sapere quando avrà intenzione di andarci ancora in montagna). “LA PROSSIMA VOLTA CHE VADO, STA TRANQUILLO CHE TE LO FACCIO SAPERE!”.
“OKAY, VA BENE!”. (vattene via va..tanto questo non lo sentirai più). Mi voltai, salii in macchina ed accesi il motore, ma appena prima di partire, mi venne incontro e disse: “ADESSO CHE CI PENSO, DOMENICA SONO LIBERO….SE TI VA POTREMMO ANDARE AL BASODINO?”
 E ancora ad alta voce: “LI’ DIFFICILMENTE CADONO LE VALANGHE AH!AH!AH!AH!”.
 
 
 
 
 
p.s.
Circa un mese e mezzo dopo compivamo una salita sul Monte Rosa, e poichè il tempo si guastò improvvisamente, dovemmo pernottare alla capanna Regina Margherita (4559m). Il mattino successivo partimmo presto dal rifugio sciando su pendii resi duri dalla notte gelida. Poco prima dell’arrivo, su di un traverso insidioso, il Colla perdeva il controllo degli sci, rotolando a testa in giù in mezzo a massi e blocchi di ghiaccio……………………………..
Non era mai stato prima d’ora su di un elicottero, comunque dopo circa mezz’ora vi salì destinazione un ospedale del fondovalle dove gli venne diagnosticato la rottura della spalla……………….
Erano passati solamente due mesi da quando ci eravamo conosciuti e devo dire che nonostante tutto quello che è successo,  il mio amico Giancarlo Colla ha continuato a voler venire in montagna con me perché come dice lui, (e lo dico anch’io), (e forse anche qualche filosofo greco), “IL DESTINO INCOMBE SOPRA DI NOI, INELUTTABILE ED INFRANGIBILE, COME IL GIORNO PIU’ CHIARO E LA NOTTE PIU’ SCURA. COME LA VITA DI DUE PERSONE CHE VIVONO GLI ATTIMI COME L’INFINITO E L’INFINITO RACCHIUSO NEL PALMO DELLA PROPRIA MANO”.
 
 
 
 
                                                                                            Marco Chemello  



Tourengänger: skiboy1969


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Kommentare (11)


Kommentar hinzufügen

Amedeo hat gesagt:
Gesendet am 9. Juni 2014 um 15:53
Ciao Marco,
se non leggono il tuo scritto leggano:
http://www.ilcorrieredelverbano.it/cms/montagne-di-ricordi-giancarlo-colla-li-racconta-un-libro

Destino: Con il termine destino (spesso confuso con fato) genericamente ci si riferisce a un insieme d'inevitabili eventi che accadono secondo una linea temporale soggetta alla necessità e che portano ad una conseguenza finale prestabilita.
Il destino può essere concepito come l'irresistibile potere o agente che determina il futuro, sia dell'intero cosmo sia di ogni singolo individuo. Il concetto risale alla filosofia stoica che affermava l'esistenza di un ordine naturale prefissato nell'universo ad opera del Logos (Wikipedia)

Io ho la mia piccola e immodesta opinione: "Non c'è niente di predefinito, di già deciso, tutto è in movimento e si modifica in ogni momento e si può modificare, quasi tutto, quasi, tentare sempre, tentare" (A.D.).
A presto
Amedeo

tapio hat gesagt:
Gesendet am 9. Juni 2014 um 15:53
Valeva senz'altro la pena investire del tempo per leggere questo racconto: gli aggettivi li lascio a qualcun altro...
Grazie e bentornato, Fabio

Pere hat gesagt:
Gesendet am 9. Juni 2014 um 16:11
Magnifico !

P

igor hat gesagt:
Gesendet am 9. Juni 2014 um 16:15
Bella storia grande come sempre ciao

gbal hat gesagt:
Gesendet am 9. Juni 2014 um 17:12
Sono ancora a bocca aperta dopo aver letto il tuo stupefacente racconto.
Molto bello e tanto sentimento verso questo SIGNORE celato nelle tue ironiche riflessioni.
Ciao

micaela hat gesagt:
Gesendet am 9. Juni 2014 um 19:37
il tuo racconto mi lascia senza fiato , grazie Marco !
( una perla rara in mezzo ai resoconti sul sito )
ciao , Micaela

froloccone hat gesagt:
Gesendet am 9. Juni 2014 um 20:26
Secondo me,tu dovresti scrivere un libro!!!!!Lo dico seriamente!!!!!è sempre un piacere leggere quello che scrivi.Complimenti ALE

Nevi Kibo hat gesagt:
Gesendet am 10. Juni 2014 um 00:43
Frequento poco, ultimamente.
Ritorno e trovo un quarto d'ora di lettura che mi manda a dormire più contento.
Un bel modo di presentare il Lucendro e tutto quel piccolo mondo che sta nelle nostre testoline bacate.

Grazie
Paolo

skiboy1969 hat gesagt: a set ann a sé putei, a setanta sé amò quei
Gesendet am 10. Juni 2014 um 18:10
Mi permetto di unire in una sola risposta le vostre affermazioni, non per sminuirvi ma piuttosto per farvi un grande ringraziamento per aver speso 10 minuti del vostro tempo nel leggere questa mia piccola storiella. Dopo la sua entrata nel mondo dell'editoria sapientemente suggerita da Amedeo, finalmente questo "vecchiaccio" fa la sua entrata anche nel mondo telematico. E' il mio tributo ad una persona a me sempre vicina.
grazie.
M

grandemago hat gesagt: RE:a set ann a sé putei, a setanta sé amò quei
Gesendet am 11. Juni 2014 um 16:44
Io ne ho spesi 20......anzi, 10+10.......e il piacere di ricevere due volte lo stesso gradito regalo.
Non me l'aspettavo Marco!
Un abbraccio.
Aldo

skiboy1969 hat gesagt: RE:a set ann a sé putei, a setanta sé amò quei
Gesendet am 12. Juni 2014 um 18:48
E' come su Vanity fair, che ti dicono pure quanto ci devi mettere per leggere uno dei loro articoli del piffero!!!!
quei 20 minuti sono indice di vera amicizia!!!
grazie un caro saluto anche a te!!
take care your foot please!!!!
M


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