E' da mesi che io e mia moglie Maddalena guardiamo rapporti, mappe e ogni altra informazione per un giro che sognamo di fare: l'idea è di partire da Schilpario, splendido paesino circondato dalle montagne, seguire i sentieri 415 e 415A per raggiungere e quindi percorrere il 416 (sentiero naturalistico Antonio Curò), almeno in qualche sua parte, e finalmente rientrare per una delle tante possibilità offerte da questo territorio. Il tutto ovviamente in giornata!
Riusciamo ad essere alla partenza solo alle 7.10, nonostante il vantaggio dato dal cambio ora che ci ha spostato le lancette indietro di 60 minuti: il giro è sicuramente lungo e vorremmo evitare quanto più possibile l'uso delle torce frontali.
Il sentiero 415 sale da Schilpario in modo costante attraverso un bel bosco: specialmente verso l'alto offre alcuni scorci sul Pizzo Camino e sul paese veramente notevoli. Usciti dal bosco giungiamo in breve al primo dei Laghetti delle Valli e con grande piacere scopriamo che il terzo, solitamente prosciugato, si offre alla nostra vista in modo ben diverso da quest'estate. Proprio qui, a quota 1993, lasciamo il sentiero 415 per imboccare il 415A con direzzione Lago Asinina. Ora siamo fuori dalla vegetazione e abbiamo modo di ammirare la valle Asinina, aperta e brulla. Il tempo sta rapidamente cambiando, le previsioni sembrano essere ahimé corrette.
Giunti la lago proseguiamo, mentre le prime gocce di pioggia fanno la loro comparsa, sino a salire ad una selletta a quota 2235 posta giusto sotto la cima del monte Potat. Il passaggio è stretto e sotto di noi scorre ripido il sentiero che porta al lago di Valbona (2056). Arrivati vicini al lago, seguiamo il sentiero 416 che sale dolcemente verso il passo del Gatto, a quota 2415. Grazie ad una catena ed una cavo metallico passiamo agevolmente un paio di punti esposti e su rocce bagnate: mentalmente sono felice di aver lasciato figlie e cane a casa. La salita prosegue dolce e giungiamo al passo con folate di vento che alternano nebbia e pioggia. Purtroppo dal passo possiamo solo vedere l'inizio del sentiero che scende e poi il grigio: le foto saranno per la prossima volta. Dal passo del Gatto si spostiamo al passo del Venerocolo a quota 2317 su comodo sentiero: una folata di vento ci permette di vedere i laghetti di San Carlo che scompaiono subito dopo nel solito grigiume. La pioggia non ci abbandona: ne varia solo l'intensità.
Il Venerocolo lo conosciamo bene e non ci soffermiamo: potremmo rientrare a Schilpario da qui o provare la salita al Tagliaferri. Optiamo per la seconda: il tempo indicato è di due ore, e compreso il rientro saremmo al limite per l'arrivo a casa con il chiaro. Decidiamo di proseguire per ancora mezzora così da vedere come sono i tratti attrezzati e decidere poi. I primo tratti attrezzati sono banali: delle catene aiutano a non sentirsi in pericolo su alcuni passaggi esposti. Pregustiamo l'arrivo al Tagliaferri. Allo scadere del tempo giungiamo però su un altro tratto attrezzato il cui passaggio non è così banale. Le rocce sono bagnate, noi siamo stanchi, il tempo avanza e decidiamo così di rientrare. Tornati al passo del Venerocolo percorriamo il sentiero 414 lungo la valle Vernocolino che ora ci sembra eterna. Solo il guado di un torrente ci da qualche problema visto l'ingrossamento delle acque, ma il sentiero è facile. Questa volta per rientrare a Schilpario prendiamo il sentiero 414A che resta in quota e ci risparmia oltre che dei dislivelli ulteriori anche dei tratti stradali. E' divertente: tratti esposti attrezzati con cavi metallici si alternano a un piacevole sentiero nel bosco. Una micro galleria per puffi permette inoltre di fare un pezzo di sentiero in ginocchio.
Arrivati a casa alle 16.30 e tolti gli indumenti zuppi, il pensiero è già proiettato a quest'estate in cui potremo fare un giro simile a questo, magari con tempo migliore, ma con anche la salita al Tagliaferri. Affaire à suivre!
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