Pizzo Castello (2808 m)
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Visto dalla Valle di Peccia, il Pizzo Castello – unitamente al più basso e contiguo Pizzo della Rossa – forma uno dei quadri alpini più spettacolari che si possano ammirare in Ticino.
Non è quindi strano che ci siano molte persone che desiderano andare a conoscere questa magnificenza più da vicino. Per poterlo fare, per poter arrivare sulla sua cima, occorre però già una formazione da alpinisti. Per taluni, pertanto, resta purtroppo solo un sogno. Ma talvolta, se ci si prepara con passione e ci si fa condurre da una guida capace, anche i sogni si realizzano. (Giuseppe Brenna, Grandi cime per i nostri giorni).
Frasi di questo tipo, di cui i volumi del Brenna abbondano (altrove, Guida CAS: “L’arrampicata per la parete occidentale non è facile e richiede grande precauzione per l’eccezionale friabilità della roccia”. Senza essere drammatica, l’ascensione – interessante – obbliga infatti a una particolare prudenza in qualche tratto), mi hanno sempre tenuto lontano dal Castello. In realtà avevo provato ad andarci l’anno scorso, ma le condizioni della parte iniziale della cresta Nord Ovest (una bella patina di ghiaccio, “verglas”) mi avevano indotto a ripiegare sul Pulpito, dall’esposizione molto più favorevole.
Dopo l’ascensione odierna posso dire di trovare tutto ciò un tantino esagerato. Sia chiaro, allontanandosi seppur di poco dalla via normale (come parzialmente mi è capitato al ritorno) può accadere di ritrovarsi in complicati rebus, irrisolvibili senza adeguata attrezzatura alpinistica.
Ma la via normale – sufficiente per raggiungere la cima – non va oltre il primo gradino della scala dell’alpinismo, la F (secondo il Brenna, però, “PD”). Diversamente, cosa si dovrebbe indicare (tanto per fare due esempi abbastanza recenti) per la cresta WNW del Pizzo Fiorasca, oppure anche soltanto per la SSW del Torrone di Garzora?
Spero di non essere smentito da chi andrà al Castello dopo di me. La mia opinione è che sia sufficiente fare i diligenti scolaretti, non allontanarsi dalla normale e seguire i bolli blu dove presenti (dalla cresta NW fino all’attacco del canale finale) e ci si troverà in vetta senza fatica. L’unico punto in cui forse si può parlare di II° è il macigno sommitale, ma penso che con una buona manovra di aggiramento l’ostacolo possa essere superato senza problemi.
Detto questo, due parole sulla via da seguire. Dal ponte sul Fiume Peccia (dove finisce la strada asfaltata, e cioè un po’ prima di Ghiéiba e della cava di marmo, l’unica di tutto il Ticino) seguo il sentiero per la Capanna Poncione di Braga. Alcuni minuti prima di arrivarci, in località Grassa del Piatto, abbandono il sentiero e salgo a sinistra in direzione SW sugli ampi pascoli dell’Alpe Sròdan, oltrepassando alcuni ruscelli. Conviene restare sempre abbastanza vicini alla parete Nord del Pizzo Castello (ma non troppo). In prossimità di alcune placche passo a destra, e sul pendio ormai sassoso raggiungo la cresta NW del Castello in prossimità della Bocchetta di Sròdan.
Proseguo sempre sul filo di cresta, oppure talvolta di qua e talaltra di là (lato Bavona). Proprio dove la cresta si impenna, un bollo blu suggerisce di scavalcarla e passare sul lato della Bavona, dove c’è da affrontare una breve cengia erbosa esposta (da superare con attenzione). Proseguo qui seguendo gli ormai sbiaditi segnali blu e dopo aver superato alcuni canali (legittima la domanda “si può salire anche di qua?”: sembrerebbe di sì, ma poi l’accesso alla zona sommitale potrebbe essere sbarrato da torri e pinnacoli, come si confà ad ogni buon castello che si rispetti…) (e questo non fa eccezione), i segni blu spariscono, segno che si deve salire diretti nel canale - il terzo - della parete W.
Arrivo in cima dalla parte del Pizzo dei Foiòi (per così dire), quindi sulla vetta S. Per raggiungere la principale devo arrampicare alcuni macigni (ma, come detto, seguendo una via meno diretta, penso lo si possa evitare), passare un’elevazione minore, e raggiungere poi la cima vera e propria del Pizzo Castello. Più a nord di qualche metro c’è l’ultima cima - la Nord appunto - l’unica che permetta una visuale (quando non c’è la nebbia, come in questa occasione) sulla via di salita e sull’Alpe Sròdan.
Visto che la meteo è sorprendentemente buona mi concedo una lunga pausa, con visuale dal Weisshorn all’Adula, nonostante i banchi di nebbia bassa verso i tre punti cardinali (il Nord sembrerebbe risparmiato, e il Rotondo lo conferma…).
L’euforia di aver raggiunto il Castello con facilità mi fa spostare un po’ troppo a Sud nella via di discesa: scendo infatti da un bel canale molto simile a quello di salita; quando poi piego a destra per ripetere i traversi dell’andata, mi ritrovo su di un salto di roccia che prima non avevo visto (…). Dopo aver attraversato il canale risalgo allora nel successivo canale fino alla “grande spalla che sembra una torre” e da lì mi re-immetto sulla via normale che seguo fino al rientro nella Valle di Peccia. Dal punto di cresta, con poche varianti, ripeto il tragitto dell’andata e ben presto mi ritrovo nei pressi dell’auto con i piedi (e una gradevole Oktoberfestbier…) a mollo nel fiume Peccia per festeggiare la salita odierna.
Questa montagna l’ho sempre amata e desiderata ardentemente: oggi è arrivato il momento di raggiungerla - come sempre, ogni cosa a suo tempo - e, a parte la relativa facilità di salita, l’emozione è stata forte. Come dice il Brenna, “qualcuno vi vede un mastodontico castello in rovina; ma è certamente qualcosa di più magico e seducente per alpinisti e geologi”. Così è anche per me, che non sono né l’uno né l’altro, ma solo uno che ama la montagna. Incondizionatamente.
Tempi:
Piano di Peccia (Ponte sul Fiume Peccia) – Pizzo Castello:
andata 4 ore; ritorno 3 ore e 30’
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