Claro que sì - Duathlon da Grono


Publiziert von Nevi Kibo , 27. September 2013 um 21:43.

Region: Welt » Schweiz » Graubünden » Misox
Tour Datum:14 September 2013
Wandern Schwierigkeit: T3+ - anspruchsvolles Bergwandern
Mountainbike Schwierigkeit: L - Leicht fahrbar
Wegpunkte:
Geo-Tags: Gruppo Pizzo di Claro   CH-GR   CH-TI 
Zeitbedarf: 8:00
Aufstieg: 2500 m
Abstieg: 2500 m
Strecke:Dal piccolo parcheggio ai piedi della strada che sale in Val Calanca - Arvigo - Strada a pedaggio (per le auto) che sale all'Alpe di Stabveder - Monti di Arvigo - Pian del Paz - Piazzola a quota 1849 (parcheggio bicicletta) - Mottone (ignorare il bivio che scende verso Alpe di Stabveder) - Quota 2023 - Dirigersi, per cresta, verso la cima del Mot Ciarin - Aggirarla, sulla sinistra, senza raggiungerla - Proseguire lungo la cresta raggiungendo la sella a quota 2270 dove si incrocia il sentiero (bolli bianchi e rossi) che sale dall'Alpe di Stabveder - Seguire il sentiero evidente, ben segnato e frequentato che sale in vetta.
Kartennummer:CNS 277 - Roveredo / CNS 1294 Grono

 

Salire al Pizzo di Claro, se frequenti Hikr, è quasi d'obbligo. 

Sembra esserci una  ricorrente corrispondenza d'amorosi sensi tra gli hikriani e il Visagno: le relazioni fioccano, gli itinerari si moltiplicano, i commenti si sovrappongono e si rincorrono, le foto invogliano e, in definitiva, i complimenti, sia che la guardi da lontano, sia che ci cammini sopra, questa bella montagna se li merita.

Dopo averla ammirata centinaia di volte, (per anni senza conoscerne il nome!),  dall'autostrada dello scialpinismo, è ora di salirla. Ci giro attorno, sulla carta, per un po', poi, all'ultimo, decido per quella che è descritta come la via più semplice, dall'Alpe di Stabveder.

Volendo, però, prenderla un po' dal  basso, decido di metterci  la bici; così, una volta tornato, le ginocchia mi pagano l'aperitivo.

I soci hanno ormai optato definitivamente per il ramino e la canasta, per cui, una settimana dopo il Pizzo di Rabbi www.hikr.org/tour/post70453.html, mi ritrovo ancora solo.

 

Il primo effetto è che, in assenza di un appuntamento preciso, ci lascio un'ora sotto le coperte, complice anche la cena della sera precedente, definirla frugale sarebbe improprio, che, almeno lei, mi farà compagnia per un buona parte della giornata.

Alle 9, scarico la mbk al piccolo parcheggio sul bivio all'inizio della strada della Val Calanca; mi preparo e, con calma,  mi avvio. La strada, a parte un paio di "lavori in corso",  ben  asfaltata e non particolarmente trafficata, sale senza troppa cattiveria, permettendomi di domare progressivamente il Primitivo di Manduria che, inopinatamente e incoscientemente mischiato al Morellino di Scansano  si aggira, neanche troppo furtivo tra muscoli e organi vitali. 

La giornata, per ora, è soleggiata, ma, dopo il tratto iniziale esposto sudest, la strada procede verso nordovest, un po’ incassata nella gola del Calancasca, per cui, a quest’ora, per  farla breve, anche pedalando, fa freddo.

Lentino, come sempre in bici,impiego quasi un’ora per i primi nove chilometri che mi portano alle porte di Arvigo, davanti alla partenza dell’interessante funivia per Braggio; perdo un paio di minuti a consultare istruzioni per l’uso e listino, poi ritorno ad occuparmi del viaggio.

Svoltando a sinistra, abbandono la strada di valle, cambiandola con una ripida impennata che, attraversando l’armonioso abitato, mi introduce nella seconda parte dell’avventura: la salita all’Alp di Stabveder.

La strada, ancora asfaltata, è percorribile dalle auto, previo pagamento di pedaggio di 5 euro, da inserirsi nel dispositivo della sbarra d’ingresso. 

Filtro efficace: nei secondi dieci chilometri di giornata, vengo sorpassato da tre auto tre e posso godermi la salita, il bosco, le malghe e i panorami con tutto comodo.

Un po’ meno comoda, la cosa, comincia a sembrarmi quando, dopo circa diciassette chilometri e mezzo di salita e milletrecento metri di dislivello superati, l’asfalto mi lascia in compagnia di una sterrata piuttosto sconnessa e non troppo condiscendente dal punto di vista della pendenza.

Dovrebbero essere circa tre chilometri, ma, a metà strada, sbaglio.

Ad un tornante che svolta verso nord, si presenta un’altra strada che continua diritta verso sud; sempre in salita, sempre sterrata, sembra la naturale continuazione di quella che sto percorrendo.

Nessuna indicazione e, ovviamente, la cartine coscienziosamente stampate il pomeriggio precedente ... sono rimaste a casa.

Naturalmente, faccio la scelta sbagliata: continuo diritto; per fermarmi, trecento metri più avanti dove un ampia piazzola è completamente circondata dal bosco.  Tornerei indietro se non vedessi un cartello indicante “Alpe di Stabveder”.

L’errore partorisce, così, una salita un po’ alternativa a quella prevista. 

Mi inoltro nel bosco, spingendo la mbk, che, poco più avanti, abbandono legata ad un giovane larice.

Il sentiero cincischia un po’, prima di decidersi a salire e presentarmi, dopo un balzo di un centinaio di metri, un altro bivio: a sinistra la via per la Capanna Brogoldone sale; a destra, per l’Alpe di Stabveder, bisogna scendere. Non ci sto; cerco di ricordarmi le carte consultate, studio, per quanto consentitomi dal rado bosco e da un incombente grugnolo, la conformazione del terreno, decidendo di provare ad alzarmi un altro po’ per capire meglio. Seguo per un breve tratto il sentiero per la Capanna Brogoldone, che ricordo, però, parecchio fuori zona, poi decido di salire lungo l’ampia cresta che mi si presenta davanti.

Dopo breve salita, posso vedere bene, dall’alto, l’Alpe di Stabveder e il tratto di strada che avrei dovuto ancora percorrere in bici; però, ho anche davanti, abbastanza completo, il teatro delle operazioni. La cresta, corredata da vaghe tracce, sembra abbastanza percorribile e dovrebbe condurmi ad incrociare il sentiero che sale dall’alpe; così decido di proseguire e, arrivato sotto un cimotto,  ne aggiro, sulla destra, la sommità. Più tardi, a casa, scoprirò che la cresta percorsa è quella del Mot Ciarin, che il cimotto aggirato è appunto il Mot Ciarin e che se lo avessi aggirato sulla sinistra avrei fatto prima. Adesso, però sto procedendo a naso: anche se non riesco ancora a distinguere il sentiero che cerco, la situazione morfologica è abbastanza chiara: mi abbasso lentamente, traversando verso l’impluvio su terreno per la verità un po’ infido, fino a che riesco a distinguere un bollino bianco e rosso. Raggiungo il sentiero e, in pochi minuti,  la bocchetta di quota 2270, dove, il Pizzo di Claro torna ad essere un luogo frequentato. 

Sono più di una ventina, infatti, le persone, tutte sulla via del ritorno, che incontro salendo i 450 metri del bel tratto finale che sale ripido e pietroso, costellato di infiniti “ometti” che decorano una via impossibile da perdere.

Tra la vetta senza croce, che si incontra prima (e che sembra qualche centimetro più alta) e la vetta ufficiale, saluto una coppia di giovani coppie, che si apprestano a scendere. Sulla vetta con le croci, mi intrattengo brevemente con un’altra coppia di coppie, un pochino più datate, che poi ritroverò più in basso, impegnate nel tentativo di soccorrere una pecora zoppicante.

Il cielo, durante la seconda parte del duathlon, si è progressivamente coperto, ma, complessivamente, anche se i panorami sono un po’ ingrigiti, me la fa buona anche questa volta; così passo una ventina di minuti abbondanti sulla cima, confortato da gradevole temperatura, a rilassarmi e scattare fotografie.

La discesa si protrarrà più del previsto, poiché, raggiunti i soccorsi della pecora, vengo incaricato di avvicinarla per leggere, sulla targhetta, il numero da comunicare alle autorità competenti. 

E’ una parola ... . Sarà che sono un po’ stanco, o sarà, forse, che tre gambe sono sempre il 50% più di due, fatto è che la pecora zoppa mostra di cavarsela meglio del buon samaritano sano e non ne vuole sapere di farsi avvicinare.

Alla fine, la “squadra di soccorso” rinuncia e, comunicata, per telefono, la posizione sommaria dell’ovino, riprende la discesa.

Giunti alla bocchetta, decido di andare a vedere l’ Alpe di Stabveder, toppata al mattino e così accompagno fino all’auto i miei improvvisati e simpatici compagni di viaggio.

Poi,brevemente, scendo al “mio” tornante, risalgo alla piazzola, mi inoltro nel bosco, recupero il cavallo e mi butto nella lunghissima discesa.

Il Pizzo di Claro, mi è piaciuto. Grazie a Voi, amici di Hikr. 

L’anno prossimo, forse, tornerò.


Tourengänger: Nevi Kibo


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Kommentare (11)


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froloccone hat gesagt: complimenti!!!!!
Gesendet am 28. September 2013 um 11:25
Complimenti a come riesci a unire belle escursioni ad altrettanto belle pedalate!!!!!!

Nevi Kibo hat gesagt: RE:complimenti!!!!!
Gesendet am 29. September 2013 um 21:51
Grazie!!!!!

Buone montagne autunnali
Paolo

gbal hat gesagt:
Gesendet am 28. September 2013 um 16:27
Stracomplimenti! Pensa che avevo fatto un pensiero di salire in MTB, ma solo da Arvigo, fino alla Stabveder perchè c'ero stato con turistalpi, con la sua auto, e la strada non mi era piaciuta neanche un po' visto com'era stretta. Il progetto è ancora nel cassetto perchè avevo misurato 10 km al 10% di pendenza e dopo qualche prova fatta salendo al Campo dei Fiori avevo deciso che le mie capacità ciclistiche meno che scarse forse non me l'avrebbero consentito. Ma tu.....credo che abbia fatto una "prima" di Hikr per questo Duathlon.
Bravo NK!

Nevi Kibo hat gesagt: RE:
Gesendet am 29. September 2013 um 21:39
Grazie, Giulio.
In effetti, da un punto di vista escursionistico, la salita da Arvigo ha più senso, ma vista la tua impresa da Lumino, ho voluto salire anch'io dal fondovalle e la bici è un'ottima compagnia per la discesa!

Buona montagna
Paolo

Simone86 hat gesagt:
Gesendet am 29. September 2013 um 13:58
ottima combinata! anche io ci ho pensato più volte a un gemellaggio simile, partendo da casa (Varese)!
complimenti ancora!

Nevi Kibo hat gesagt: RE:No Carbon
Gesendet am 29. September 2013 um 21:50
Beh... da Varese, ancor più che da Como, sarebbe una No Carbon spettacolare, ma davvero un po' lunga.
E, a parte la lunghezza, anche il traffico automobilistico che ti devi sorbire è un po' scoraggiante.
Dopo il Passo di San Lucio fatto a giugno, www.hikr.org/tour/post65921.html mi è passata un po' la voglia.

Grazie dell'attenzione e ciao.
Paolo

Simone86 hat gesagt:
Gesendet am 30. September 2013 um 12:19
Eh si sarebbe una gran faticata da usare come "scassata dell'anno"!! gran giro anche quello, l'avevo intravisto tempo fa! noi avevamo in mente lo Zeda da Varese quest'anno ma rimanda e rimanda e sarà per l'anno prossimo.. cmq pienamente d'accordo sul traffico (al 95% esco in bici da corsa), o si va in strade dove bene o male c'è uno spazio laterale stile "ciclabile" o piuttosto noi allunghiamo e passiamo per vie poco battute.
alla prossima!!
Simone

Daniele66 hat gesagt: Pizzo di Claro
Gesendet am 30. September 2013 um 14:51
m.....a che botta Complimenti Daniele66

Nevi Kibo hat gesagt: RE:Pizzo di Claro
Gesendet am 1. Oktober 2013 um 23:07
Grazie Daniele.

Bike'n Run...

Ciao
Paolo

dulac hat gesagt: Sì, ...
Gesendet am 4. Oktober 2013 um 01:30
... hai proprio ragione: Il Pizzo di Claro è una montagna affascinante che per questo attira anche hikriani dal nord, come me per esempio (alcuni giorni più tardi di te).

Complimenti per quel bello sforzo col MTB!

Wolfgang

Nevi Kibo hat gesagt: RE:Sì, ...
Gesendet am 4. Oktober 2013 um 16:41
Ho visto che ci sei stato due volte in pochi giorni.
Quasi ci incontravamo.
Grazie per i complimenti e per la citazione nella tua relazione.
Complimenti anche a te.
Buone montagne

Paolo


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