Strette del Casè


Publiziert von paoloski , 12. Juni 2013 um 14:43.

Region: Welt » Italien » Piemont
Tour Datum:10 August 1992
Wandern Schwierigkeit: T4 - Alpinwandern
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Zeitbedarf: 3 Tage
Aufstieg: 1900 m
Abstieg: 1700 m
Zufahrt zum Ankunftspunkt:Finero in Val Cannobina è collegata con autobus a Cannobio, da qui con il battello si può andare ad Intra.
Kartennummer:CNS 285 Domodossola

La recente salita alla Cima Sasso ha rinverdito i ricordi del periodo in cui passavo quasi ogni domenica in Valgrande, fra questi un posto particolare, almeno per me, merita la traversata da Cicogna a Finero passando per le Strette del Casè. Vedendo che su Hikr attualmente, e stranamente, vi sono solo tre relazioni su questa zona della Valgrande di cui due in tedesco ed una sola in italiano, di umbelize, ma senza alcuna foto, ho pensato di inserire questa mia lontana esperienza.

Di ritorno dalla Bretagna decido che aprirò il laboratorio solo dopo ferragosto, prima voglio realizzare un progetto accarezzato per lungo tempo: la traversata delle Strette del Casè in Valgrande.
A condividere l'esperienza con me  ci sono Antonio e Riccardo, il primo ha una buona esperienza di montagna mentre Riccardo ha tanta buona volontà ma poca esperienza, vedremo di tenerlo d'occhio.
Partiamo alla volta della Valgrande con tre zaini decisamente spropositati: oltre ai viveri abbiamo anche la tenda, una pentola, un pentolino, il fornello ed i materassini, al mattino il tempo è bello, anche le previsioni sono favorevoli: per i prossimi tre giorni danno solo qualche possibilità di temporali serali.
Parcheggiamo a Cicogna, mangiamo qualcosa e, carichi come muli, ci avviamo per la bella mulattiera che porta a Pogallo, ce la prendiamo con calma cosicchè arriviamo a Pogallo intorno alle 13, mangiamo ma, non facciamo a tempo a terminare il pranzo che un temporale terrificante si scatena, ci ripariamo in una baita diroccata aspettando che smetta...cominciamo bene!
In un'oretta tutta la furia si placa e riappare il sole, anche noi facciamo capolino dal nostro riparo e chiediamo ai pogallini se esista un ricovero più in grazia per passare la notte: il tempo non è ancora sereno e preferiremmo evitare di montare la tenda, ci consigliano di salire a Pogallo di Dentro dove c'è una baita aperta ed in buone condizioni. Detto, fatto: ci avviamo e raggiungiamo la baita che troviamo effettivamente in buono stato, la stanza superiore è carina ma spoglia ed il pavimento è disseminato di quelle che ci paiono deiezioni di topo, visto che dovremmo stendere i materassini sul pavimento la cosa non ci ispira un granchè, il locale sottostante sembra più adatto: un camino, un tavolo con delle panche..il pavimento sembra più pulito, ad ogni buon conto, prima di preparare i nostri giacigli, diamo una ramazzata.
Ci cuciniamo una pasta sul nostro fornello, mangiamo un po' di formaggio, salta fuori anche un dolce ed una borraccia di vino, concludiamo con un grappino...domani sarà una giornata impegnativa: meglio alleggerire gli zaini!
Alle 21 è già notte, il cielo si è rasserenato ed è pieno di stelle, non ci resta che infilarci nei nostri sacchi a pelo. Parliamo per un po' ma poi il sonno prende il sopravvento finchè, poco dopo la mezzanotte veniamo svegliati da strani rumori, accendiamo le pile e scopriamo due bellissimi ghiri intenti a rosicchiare uno lo scaffale in legno sopra il giaciglio di Antonio, l'altro la trave del camino nei cui pressi ci sono i posti letto mio e di Riccardo.
Offriamo alle due bestiole una carota e degli avanzi di torta: sembrano gradire e passiamo un po' di tempo ad osservarli finchè decidiamo di spegnere le pile e cercare di dormire, il tempo di assopirsi ed ecco un gran trambusto: un clangore metallico ed una serie di imprecazioni di Antonio, riaccendiamo le pile e così constatiamo quanto è successo: uno dei ghiri, quello sullo scaffale al di sopra di Antonio, nel suo rodere il legno ha urtato un barattolo scaraventandolo in testa al nostro amico, per di più il contenitore si è aperto riempendo Antonio ed il suo sacco a pelo di zucchero, fra le imprecazioni del nostro amico e le risate nostre passa un'altra mezz'ora buona prima che tutto si calmi e si possa riprendere a dormire.
Il giorno dopo la giornata è veramente spettacolare: non una nube, fatta colazione riassettiamo la baita poi ci carichiamo gli zaini e saliamo alle spalle della baita in direzione dell'Alpe Cavrua, il sentiero è ben segnato ed in breve raggiungiamo quest'alpeggio in posizione panoramica e solatia.
Consultiamo le cartine, il proseguio per le Strette del Casè dovrebbe trovarsi nella parte alta del nucleo, cerchiamo ma di sentiero neppure l'ombra, siamo piuttosto scoraggiati finchè, mentre irroro un faggio nella parte bassa dell'alpe, alzo lo sguardo e vedo un bollo arancione poco avanti, lo raggiungo e ne scorgo un altro, chiamo i miei due soci, il nostro umore risale alle stelle.
Camminiamo seguendo i bolli arancioni, la vegetazione è onnipresente e senza l'ausilio dei segnavia ci troveremmo spesso in difficoltà a scorgere il sentiero in diversi punti.
Come stabilito io sto davanti, Antonio in coda ed il novellino Riccardo al centro sotto stretta sorveglianza.
Procediamo abbastanza spediti, attraversando un impluvio noto un bell'esemplare di Biacco che, avvertito il mio transito, si immobilizza facendo il morto, passo oltre spiegando a Riccardo che la biscia è viva e che sta fingendosi morta per tentare di sfuggire ad un eventuale predatore, Riccardo però non è tipo da accontentarsi di una spiegazione: lui deve toccare e verificare con mano!
Nemmeno il tempo di avvertirlo di qual'è l'estrema risorsa del povero rettile per sfuggire ai suoi nemici che il Biacco svuota di un sol colpo i suoi intestini in direzione dell'incredulo che, per sua fortuna, è solo sfiorato dal liquido maleodorante ma si spaventa abbastanza da fare un balzo indietro ritrovandosi seduto sulla roccia, per buona sorte il tutto si è svolto in un posto non ripido, chiaramente io ed Antonio non possiamo, a differenza di Riccardo, che trovare la cosa alquanto divertente.
Proseguiamo il cammino ed attraversiamo i Prati di Ghina, posti sotto l'omonima Corona, il sentiero è invaso dai rododendri ed avanzo con fatica, ad un tratto, in un punto piuttosto ripido ed esposto, sento alle mie spalle un rumore che mi pare essere quello di un corpo che rotola, mi sento agghiacciare, mi volto convinto di vedere il solo Antonio e mi trovo invece faccia a faccia con Riccardo che con fare stupito mi spiega che si è involato "una specie di pollo"...probabilmente una pernice deduco.
Sollevati ci riavviamo e raggiungiamo finalmente la prima stretta. È il caso di fare una sosta: beviamo e scattiamo qualche foto al panorama intorno, è strano essere qui ad ore di cammino da tutti, quasi in mezzo al nulla e vedere il Lago Maggiore brulicante di vita a così breve distanza.
Percorriamo le strette con una successione di sali e scendi, l'ultima è caratterizzata da una sorta di corrimano, il tempo è ancora bello nonostante qualche nuvola pomeridiana sia apparsa, questo non deve essere decisamente un bel posto per trovarcisi durante un temporale come quello di ieri. La vista sulla selvaggia Val Caurì è impressionante cosiccome quella sui prospicienti Corni di Nibbio.
Perdiamo un po' la nozione del tempo, ci sembra di essere impegnati con questa traversata da un tempo infinito, in realtà non sono neppure le 16, risaliamo un ultimo, viscido, canale e vediamo un cartello giallo poco sopra di noi, è la solita insegna indicante la Riserva Naturale. Sarà stupido ma questo segno di presenza umana dopo così tante ore di "wilderness" ha un che di rassicurante.
Ancora pochi metri ed eccoci fuori dalle difficoltà: vediamo il rudere del rifugio della Bocchetta di Campo, lo raggiungiamo e dopo un breve relax montiamo la tenda a debita distanza dall'edificio: non sia mai che decida di crollare stanotte!,
È in questo istante che ci rendiamo conto che Riccardo con il suo maledetto materassino gonfiabile tipo spiaggia occuperà praticamente metà dello spazio disponibile nella tenda, riducendo me ed Antonio a dividerci l'esiguo spazio rimanente ai lati del suo monumentale giaciglio.
Vabbè dopo aver inutilmente tentato di convincerlo dei vantaggi e della salubrità del dormire sotto le stelle, ci accingiamo a preparare la cena, dopo le gozzoviglie di ieri sera non è rimasto molto: una porzione di pasta piuttosto scarsa a testa ed un paio di scatolette di tonno, integriamo con qualche barretta, ci facciamo un "ottimo" caffè liofilizzato e siamo pronti per contemplare il tramonto quando vediamo Riccardo che, spazzolino da denti e bicchiere in mano prende la borraccia con l'ultimo, misero, sorso d'acqua,e si appresta alla toilette serale, io ed Antonio lo placchiamo all'unisono e, incuranti delle sue proteste, lo convinciamo, con le buone che per noi i suoi denti possono anche marcire all'istante ma che l'acqua la conserveremo per la colazione dell'indomani!
Come previsto la situazione in tenda per me ed Antonio non è molto confortevole: il materassino gonfiabile di Riccardo è veramente ingombrante, di più è anche rumoroso: ogni volta che si gira fa un rumore infernale, per finire, sarà la stanchezza, il nostro amico ad un certo punto si mette anche a russare come una motosega! Io ed Antonio accarezziamo l'idea di buttarlo fuori senza tanti complimenti, poi la stanchezza ha il sopravvento e ci addormentiamo. 
La mattina è ancora una volta splendida ma il freddo è veramente pungente: l'erba intorno a noi è ricoperta da un velo di rugiada ed il rimasuglio d'acqua nella borraccia, pur non essendo gelato completamente, è pieno di ghiacciolini.
Ci copriamo per bene e facciamo una parca colazione con biscotti, barrette e un po' di latte condensato disciolto nell'acqua saggiamente conservata e riscaldato con il fornelletto.
Ci godiamo il panorama in religioso silenzio: è veramente un privilegio trovarsi qui.
Mentre smontiamo la tenda ci raggiunge un escursionista proveniente dalla Val Loana, la prima domanda che ci pone riguarda la presenza di forestali o guardiaparco. Veramente sono almeno 36 ore che non vediamo nessuno. Ci spiega di essere un cercatore di minerali e di essere tenuto d'occhio dai forestali...francamente ci sembra alquanto fuori di testa per cui, di comune accordo, decidiamo di prepararci e dirigerci velocemente verso la Cima Binà e la Bocchetta di Scaredi.
Allontanatici dalla Bocchetta di Campo ritroviamo la serenità, un po' turbata dall'inquietante individuo appena incontrato, e ci fermiamo ad ammirare e fotografare il paesaggio intorno: c'è una luce fantastica, radente, che rende magico il paesaggio.
Scavalchiamo la Cima Binà su un sentiero a tratti esposto e raggiungiamo la Bocchetta di Scaredi.
Qualcuno deve aver dormito nella baita dell'Alpe: ora stanno lavandosi nel poco distante Laghetto del Marmo, sono un paio di ragazze, siamo piuttosto distanti ma lo spettacolo è comunque piacevole, veniamo "gentilmente" invitati a proseguire dalle due donzelle perciò ci avviamo verso la Bocchetta di Scaredi, raggiuntala diamo un ultimo sguardo indietro e scendiamo verso il sottostante, omonimo alpe. Il bel sentiero procede perfettamente segnato fino all'Alpe Vou, che sulle cartine è indicato come Alpe Uovo, dove una baita è stata riattata trasformandola in un bel bivacco.
Facciamo una sosta e poi riprendiamo il cammino lungo il corso del torrente, curiosamente denominato "il Fiume", passando in successione per l'Alpe Vou di Sotto, per l'Alpe Prebusa, l'Alpe Zunchi ed infine per Provola, grosso nucleo poco sopra Finero, che da qui è già ben visibile.
Un ultimo sforzo, attraversiamo il Fiume sopra un ponte ed eccoci a Finero, mangiamo qualcosa e ci informiamo sull'orario dei bus per Cannobio, da qui in battello ad Intra e poi in taxi a Cicogna dove recuperiamo la nostra auto.
La nostra "avventura" è proprio finita, il bilancio è decisamente positivo: tre giorni in luoghi selvaggi, praticamente senza incontrare nessuno e divertendoci molto. 

A distanza di più di vent'anni il ricordo di questa tre giorni è ancora molto vivo, certo oggi alcune cose sono cambiate, alla Bocchetta di Campo l'ex rifugio è stato riattato e trasformato in un bivacco, la baita di Pogallo di Dentro invece, come ho potuto constatare di recente, pur essendo ancora in piedi, si è trasformata in un vero immondezaio pieno di bottiglie vuote e rifiuti. Sic transit gloria mundi.

Tourengänger: paoloski


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Kommentare (9)


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gbal hat gesagt:
Gesendet am 13. Juni 2013 um 22:45
Bravissimi Paolo & Co.
Hai fatto benissimo a pubblicare la vostra avventura che anche se un po' datata è di sicuro interesse per chi, come me, un pensierino alle Strette del Casè ce l'aveva fatto. Ora mi rendo conto di cosa mi aspetta o meglio mi aspettava e ora sarà peggio, credo.
Gustosissimo il racconto e fascinose le foto scansite.
Complimenti
Giulio

paoloski hat gesagt: RE:
Gesendet am 14. Juni 2013 um 08:40
Grazie Giulio,
sarei curioso di rivedere le Strette del Casè a distanza di vent'anni, chissà che quest'estate non riesca a tornarci. .
Ciao, buone gite, Paolo

gbal hat gesagt: RE:
Gesendet am 14. Juni 2013 um 16:32
Se la curiosità ti resta.....prova a contattarmi, magari troviamo un giorno infrasettimana per provarci.
Ciao
Giulio

paoloski hat gesagt: RE:
Gesendet am 14. Juni 2013 um 17:33
Io torno dall'Austria il 10 agosto ma rientro al lavoro il 18, se ci sei magari riusciamo ad organizzare...stavolta poi non c'è neppure da portarsi la tenda visto che il Parco ha riattato baite in funzione di bivacchi dappertutto.
Ciao, Paolo

gbal hat gesagt: RE:
Gesendet am 14. Juni 2013 um 18:39
Tu mi darai del matto e forse con la tua esperienza hai ragione ma io pensavo ad una visita....in giornata :):):)

paoloski hat gesagt: RE:
Gesendet am 17. Juni 2013 um 10:59
Ciao Giulio,
bè si può fare, però conviene allora salire dalla Val Loana ed andare alla Bocchetta di Campo e da lì scendere a dare un'occhiata alle Strette. Da quel che ho visto i sentieri dal versante pogallino ormai sono un po' trascurati e si rischia di perderci delle ore. Anche la discesa per il canale della Corona di Ghina raggiunta da Cima Sasso non mi sembra in condizioni ideali ultimamente.
Sempre che una volta alla Bocchetta di Campo tu non decida di salire al Pedum!
Ciao, Paolo

gbal hat gesagt: RE:
Gesendet am 18. Juni 2013 um 14:13
Allora....ci penseremo!
Ciao

peter86 hat gesagt:
Gesendet am 14. Juni 2013 um 21:20
Oltre ai dovuti complimenti per la bella ed impegnativa traversata devo complimentarmi con te anche per il fantastico racconto!! Davvero divertente e coinvolgente!!
Ciao
Pietro

paoloski hat gesagt: RE:
Gesendet am 17. Juni 2013 um 11:00
Ciao Pietro,
grazie per i complimenti, in effetti il racconto è lo specchio fedele di una tre giorni estremamente divertente.
Ciao, buone gite, Paolo


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