Aprile 2000. Ieri abbiamo concluso la traversata delle Calanques (http://www.hikr.org/tour/post62439.html) e oggi ci apprestiamo a scendere nel Gorges dul Verdon seguendo il “Sentier Martel”, già descritto su Hikr. Un percorso molto spettacolare ma di ordinaria amministrazione
Raggiungiamo il Grand Marges, un crinalone roccioso, e qui ci troviamo esposti alla bufera: vento forte, neve e visibilità zero! Comincio ad avere dubbi sull’opportunità di proseguire……
Aprile 2000. Ieri abbiamo concluso la traversata delle Calanques (http://www.hikr.org/tour/post62439.html) e oggi ci apprestiamo a scendere nel Gorges dul Verdon seguendo il “Sentier Martel”, già descritto su Hikr. Un percorso molto spettacolare ma di ordinaria amministrazione.
Non fu così dieci anni fa, quando, sempre in aprile, io Graziella e Francesca partimmo da Aigujnes con tenda in spalla per esplorare in quattro giorni la zona, durante i quali avremmo dovuto percorrere anche le gole, ma le cose non andarono per il verso giusto.
Aprile 1990. C’incamminiamo sotto un sole cocente e un caldo estivo. Negli zaini portiamo viveri per quattro giorni e acqua per due, la rimanente l’abbiamo nascosta tra i cespugli sulla strada che sovrasta il canyon, nel punto dove l’indomani l’attraverseremo.Giunti sull’altopiano sotto il Grand Marges piazziamo la nostra tenda. La serata è bellissima. Nel silenzio e nella solitudine più assoluta ceniamo e appena si fa buio andiamo a dormire.
Ogni tanto il ravanare dei cinghiali intorno rompe il silenzio e ci sveglia. Francesca un pò teme questa vita notturna che si svolge fuori dalla nostra tenda. La tranquillizzo con una bugia……sono caprioli!
All’alba siamo destati da uno strano silenzio. I silenzi non sono tutti uguali, e l’aver passato tante notti fuori t’insegna a riconoscerli. Questo è ovattato, ma non posso pensare che……..
Metto la testa fuori e……..tutto intorno è bianco, siamo sepolti sotto la neve!
Superata l’incredibile sorpresa facciamo colazione senza uscire fuori, poi rifacciamo gli zaini e per ultimo smontiamo la tenda.
Nevica e la visibilità è molto ridotta, ma non ci aspettano difficoltà alpinistiche e il sentiero sembra ancora evidente, perciò decidiamo di proseguire. Eccheccazzo……siamo in aprile in Provenza, non sulle Alpi, non sarà una spolverata di neve a fermarci!
Raggiungiamo il Grand Marges, un crinalone roccioso, e qui ci troviamo esposti alla bufera: vento forte, neve e visibilità zero! Comincio ad avere dubbi sull’opportunità di proseguire……
Sono davanti……Lella mi chiama: “Aldo non mi sento bene”.
Un attimo dopo si siede……non c’è spazio per sdraiarsi, si appoggia allo zaino e sviene!!!
Siamo nella tormenta, Francesca è spaventata per quello che sta succedendo…….devo fare qualcosa, siamo a tre-quattro ore da paese più vicino, nessuno può aiutarci!
Non so come abbia fatto a notarlo e imprimerlo nella mente, ma salendo ricordo di aver visto un piccolo spiazzo erboso, a circa dieci minuti di cammino, forse meno.
Copro il più possibile Graziella, ormai in ipotermia, poi cerco di tranquillizzare Francesca, le prometto che ne usciremo……..le dico di stare vicino alla mamma e di aspettarmi.
Prendo tutti gli zaini e con molta attenzione mi fiondo in basso! Devo ritrovare il terrazzino, non me lo sono immaginato!
Nella nebbia lo trovo…..in due minuti monto la tenda e ritorno su di corsa! Lella è in stato di semi-incoscienza, non reagisce ed è congelata, Franzy è sotto schok!
Mi carico Graziella sulle spalle e dico a Francesca di starmi dietro cercando di tenere la mamma in equilibrio.
Il sentiero è scivoloso, nevica forte, non si vede nulla……non devo cadere assolutamente! Come naufraghi che approdano su un’isola raggiungiamo infine la nostra tenda.
Infilo Graziella nel saccopelo….impresa non facile! E’ sempre più fredda……Francesca entra anche lei nel sacco per scaldarla mentre io le abbraccio entrambe.
Rimarremo così per più di un’ora, fin quando non sentiremo Lella riacquistare calore e lucidità!
Ora sta bene, tutto sembra passato. Guardo fuori e vedo che ha smesso di nevicare. Dopo un po’ si dissolve anche la nebbia, il cielo si apre e un raggio di sole ci fa tornare il sorriso……..al punto che Graziella sarebbe disposta a proseguire!
Non se ne parla ovviamente…….adesso si scende!
Aprile 2000. Ieri abbiamo concluso la traversata delle Calanques (http://www.hikr.org/tour/post62439.html) e oggi ci apprestiamo a scendere nel Gorges du Verdon seguendo il “Sentier Martel”, già descritto su Hikr, un percorso molto spettacolare ma di ordinaria amministrazione.
Non fu così dieci anni fa, quando, sempre in aprile, io, Graziella e Francesca partimmo da Aigujnes con tenda in spalla per esplorare in quattro giorni la zona, durante i quali avremmo dovuto percorrere anche le gole, ma le cose non andarono per il verso giusto.
Aprile 1990. C’incamminiamo sotto un sole cocente e un caldo estivo. Negli zaini portiamo viveri per quattro giorni e acqua per due, la rimanente l’abbiamo nascosta tra i cespugli sulla strada che sovrasta il canyon, nel punto dove l’indomani l’attraverseremo. Giunti sull’altopiano sotto il Grand Marges piazziamo la nostra tenda. La serata è bellissima. Nel silenzio e nella solitudine più assoluta ceniamo e appena si fa buio andiamo a dormire.
Ogni tanto il ravanare dei cinghiali intorno rompe il silenzio e ci sveglia. Francesca un pò teme questa vita notturna che si svolge fuori dalla nostra tenda. La tranquillizzo con una bugia……sono caprioli!
All’alba siamo destati da uno strano silenzio. I silenzi non sono tutti uguali, e l’aver passato tante notti fuori t’insegna a riconoscerli. Questo è ovattato, ma non posso pensare che……..
Metto la testa fuori e……..tutto intorno è bianco, siamo sepolti sotto la neve!
Superata l’incredibile sorpresa facciamo colazione senza uscire fuori, poi rifacciamo gli zaini e per ultimo smontiamo la tenda.
Nevica e la visibilità è molto ridotta, ma non ci aspettano difficoltà alpinistiche e il sentiero sembra ancora evidente, perciò decidiamo di proseguire. Siamo in aprile e in Provenza, non sulle Alpi, non sarà una spolverata di neve a fermarci!
Raggiungiamo il Grand Marges, un crinalone roccioso a 1500 metri e qui ci troviamo esposti alla bufera: vento forte, neve e visibilità zero! Comincio ad avere dubbi sull’opportunità di proseguire……
Sono davanti……Graziella mi chiama: “Aldo non mi sento bene”.
Un attimo dopo si siede……non c’è spazio per sdraiarsi, si appoggia allo zaino e sviene!!!
Siamo nella tormenta, Francesca è spaventata per quello che sta succedendo…….Devo fare qualcosa, siamo a tre-quattro ore dal paese più vicino, nessuno può aiutarci!
Non so come abbia fatto a notarlo ed imprimerlo nella mente, ma salendo ricordo di aver visto nella nebbia un piccolo spiazzo erboso a circa dieci minuti di cammino prima del crinale.
Copro il più possibile Graziella, ormai in ipotermia, poi cerco di tranquillizzare Francesca, le prometto che ne usciremo……..le dico di stare vicino alla mamma e di aspettarmi.
Prendo tutti gli zaini e con molta attenzione mi fiondo in basso! Devo ritrovare il terrazzino, non me lo sono immaginato!
Nella nebbia lo trovo…..in due minuti monto la tenda e ritorno su di corsa! Lella è in stato di semi-incoscienza, non reagisce ed è congelata, Franzy è sotto schok!
Mi carico Graziella sulle spalle e dico a Francesca di starmi dietro cercando di tenere la mamma in equilibrio.
Il sentiero è scivoloso, nevica forte, non si vede nulla……non devo cadere assolutamente! Come naufraghi che approdano su un’isola raggiungiamo infine la nostra tenda.
Infilo Graziella nel saccopelo….impresa non facile! E’ sempre più fredda……Francesca entra con lei nel sacco per scaldarla mentre io le abbraccio entrambe.
Rimarremo così per più di un’ora, fin quando non sentiremo Lella riacquistare calore e lucidità!
Ora sta bene, tutto sembra passato. Guardo fuori e vedo che ha smesso di nevicare. Dopo un po’ si dissolve anche la nebbia, il cielo si apre e un raggio di sole ci fa tornare il sorriso……..al punto che Graziella sarebbe disposta a proseguire!
Non se ne parla ovviamente…….adesso si scende!
1990: Aldo, Graziella, Francesca
2000: Aldo, Graziella, Francesca, Barbara, Lorenzo, Paolo, Marco, Luca (Foto di Lorenz)
Sono davanti……Lella mi chiama: “Aldo non mi sento bene”.
Un attimo dopo si siede……non c’è spazio per sdraiarsi, si appoggia allo zaino e sviene!!!
Siamo nella tormenta, Francesca è spaventata per quello che sta succedendo…….devo fare qualcosa, siamo a tre-quattro ore da paese più vicino, nessuno può aiutarci!
Non so come abbia fatto a notarlo e imprimerlo nella mente, ma salendo ricordo di aver visto un piccolo spiazzo erboso, a circa dieci minuti di cammino, forse meno.
Copro il più possibile Graziella, ormai in ipotermia, poi cerco di tranquillizzare Francesca, le prometto che ne usciremo……..le dico di stare vicino alla mamma e di aspettarmi.
Prendo tutti gli zaini e con molta attenzione mi fiondo in basso! Devo ritrovare il terrazzino, non me lo sono immaginato!
Nella nebbia lo trovo…..in due minuti monto la tenda e ritorno su di corsa! Lella è in stato di semi-incoscienza, non reagisce ed è congelata, Franzy è sotto schok!
Mi carico Graziella sulle spalle e dico a Francesca di starmi dietro cercando di tenere la mamma in equilibrio.
Il sentiero è scivoloso, nevica forte, non si vede nulla……non devo cadere assolutamente! Come naufraghi che approdano su un’isola raggiungiamo infine la nostra tenda.
Infilo Graziella nel saccopelo….impresa non facile! E’ sempre più fredda……Francesca entra anche lei nel sacco per scaldarla mentre io le abbraccio entrambe.
Rimarremo così per più di un’ora, fin quando non sentiremo Lella riacquistare calore e lucidità!
Ora sta bene, tutto sembra passato. Guardo fuori e vedo che ha smesso di nevicare. Dopo un po’ si dissolve anche la nebbia, il cielo si apre e un raggio di sole ci fa tornare il sorriso……..al punto che Graziella sarebbe disposta a proseguire!
Non se ne parla ovviamente…….adesso si scende!
Aprile 2000. Ieri abbiamo concluso la traversata delle Calanques (http://www.hikr.org/tour/post62439.html) e oggi ci apprestiamo a scendere nel Gorges dul Verdon seguendo il “Sentier Martel”, già descritto su Hikr. Un percorso molto spettacolare ma di ordinaria amministrazione.
Non fu così dieci anni fa, quando, sempre in aprile, io Graziella e Francesca partimmo da Aigujnes con tenda in spalla per esplorare in quattro giorni la zona, durante i quali avremmo dovuto percorrere anche le gole, ma le cose non andarono per il verso giusto.
Aprile 1990. C’incamminiamo sotto un sole cocente e un caldo estivo. Negli zaini portiamo viveri per quattro giorni e acqua per due, la rimanente l’abbiamo nascosta tra i cespugli sulla strada che sovrasta il canyon, nel punto dove l’indomani l’attraverseremo.Giunti sull’altopiano sotto il Grand Marges piazziamo la nostra tenda. La serata è bellissima. Nel silenzio e nella solitudine più assoluta ceniamo e appena si fa buio andiamo a dormire.
Ogni tanto il ravanare dei cinghiali intorno rompe il silenzio e ci sveglia. Francesca un pò teme questa vita notturna che si svolge fuori dalla nostra tenda. La tranquillizzo con una bugia……sono caprioli!
All’alba siamo destati da uno strano silenzio. I silenzi non sono tutti uguali, e l’aver passato tante notti fuori t’insegna a riconoscerli. Questo è ovattato, ma non posso pensare che……..
Metto la testa fuori e……..tutto intorno è bianco, siamo sepolti sotto la neve!
Superata l’incredibile sorpresa facciamo colazione senza uscire fuori, poi rifacciamo gli zaini e per ultimo smontiamo la tenda.
Nevica e la visibilità è molto ridotta, ma non ci aspettano difficoltà alpinistiche e il sentiero sembra ancora evidente, perciò decidiamo di proseguire. Eccheccazzo……siamo in aprile in Provenza, non sulle Alpi, non sarà una spolverata di neve a fermarci!
Raggiungiamo il Grand Marges, un crinalone roccioso, e qui ci troviamo esposti alla bufera: vento forte, neve e visibilità zero! Comincio ad avere dubbi sull’opportunità di proseguire……
Sono davanti……Lella mi chiama: “Aldo non mi sento bene”.
Un attimo dopo si siede……non c’è spazio per sdraiarsi, si appoggia allo zaino e sviene!!!
Siamo nella tormenta, Francesca è spaventata per quello che sta succedendo…….devo fare qualcosa, siamo a tre-quattro ore da paese più vicino, nessuno può aiutarci!
Non so come abbia fatto a notarlo e imprimerlo nella mente, ma salendo ricordo di aver visto un piccolo spiazzo erboso, a circa dieci minuti di cammino, forse meno.
Copro il più possibile Graziella, ormai in ipotermia, poi cerco di tranquillizzare Francesca, le prometto che ne usciremo……..le dico di stare vicino alla mamma e di aspettarmi.
Prendo tutti gli zaini e con molta attenzione mi fiondo in basso! Devo ritrovare il terrazzino, non me lo sono immaginato!
Nella nebbia lo trovo…..in due minuti monto la tenda e ritorno su di corsa! Lella è in stato di semi-incoscienza, non reagisce ed è congelata, Franzy è sotto schok!
Mi carico Graziella sulle spalle e dico a Francesca di starmi dietro cercando di tenere la mamma in equilibrio.
Il sentiero è scivoloso, nevica forte, non si vede nulla……non devo cadere assolutamente! Come naufraghi che approdano su un’isola raggiungiamo infine la nostra tenda.
Infilo Graziella nel saccopelo….impresa non facile! E’ sempre più fredda……Francesca entra anche lei nel sacco per scaldarla mentre io le abbraccio entrambe.
Rimarremo così per più di un’ora, fin quando non sentiremo Lella riacquistare calore e lucidità!
Ora sta bene, tutto sembra passato. Guardo fuori e vedo che ha smesso di nevicare. Dopo un po’ si dissolve anche la nebbia, il cielo si apre e un raggio di sole ci fa tornare il sorriso……..al punto che Graziella sarebbe disposta a proseguire!
Non se ne parla ovviamente…….adesso si scende!
Aprile 2000. Ieri abbiamo concluso la traversata delle Calanques (http://www.hikr.org/tour/post62439.html) e oggi ci apprestiamo a scendere nel Gorges dul Verdon seguendo il “Sentier Martel”, già descritto su Hikr. Un percorso molto spettacolare ma di ordinaria amministrazione.
Non fu così dieci anni fa, quando, sempre in aprile, io Graziella e Francesca partimmo da Aigujnes con tenda in spalla per esplorare in quattro giorni la zona, durante i quali avremmo dovuto percorrere anche le gole, ma le cose non andarono per il verso giusto.
Aprile 1990. C’incamminiamo sotto un sole cocente e un caldo estivo. Negli zaini portiamo viveri per quattro giorni e acqua per due, la rimanente l’abbiamo nascosta tra i cespugli sulla strada che sovrasta il canyon, nel punto dove l’indomani l’attraverseremo.Giunti sull’altopiano sotto il Grand Marges piazziamo la nostra tenda. La serata è bellissima. Nel silenzio e nella solitudine più assoluta ceniamo e appena si fa buio andiamo a dormire.
Ogni tanto il ravanare dei cinghiali intorno rompe il silenzio e ci sveglia. Francesca un pò teme questa vita notturna che si svolge fuori dalla nostra tenda. La tranquillizzo con una bugia……sono caprioli!
All’alba siamo destati da uno strano silenzio. I silenzi non sono tutti uguali, e l’aver passato tante notti fuori t’insegna a riconoscerli. Questo è ovattato, ma non posso pensare che……..
Metto la testa fuori e……..tutto intorno è bianco, siamo sepolti sotto la neve!
Superata l’incredibile sorpresa facciamo colazione senza uscire fuori, poi rifacciamo gli zaini e per ultimo smontiamo la tenda.
Nevica e la visibilità è molto ridotta, ma non ci aspettano difficoltà alpinistiche e il sentiero sembra ancora evidente, perciò decidiamo di proseguire. Eccheccazzo……siamo in aprile in Provenza, non sulle Alpi, non sarà una spolverata di neve a fermarci!
Raggiungiamo il Grand Marges, un crinalone roccioso, e qui ci troviamo esposti alla bufera: vento forte, neve e visibilità zero! Comincio ad avere dubbi sull’opportunità di proseguire……
Sono davanti……Lella mi chiama: “Aldo non mi sento bene”.
Un attimo dopo si siede……non c’è spazio per sdraiarsi, si appoggia allo zaino e sviene!!!
Siamo nella tormenta, Francesca è spaventata per quello che sta succedendo…….devo fare qualcosa, siamo a tre-quattro ore da paese più vicino, nessuno può aiutarci!
Non so come abbia fatto a notarlo e imprimerlo nella mente, ma salendo ricordo di aver visto un piccolo spiazzo erboso, a circa dieci minuti di cammino, forse meno.
Copro il più possibile Graziella, ormai in ipotermia, poi cerco di tranquillizzare Francesca, le prometto che ne usciremo……..le dico di stare vicino alla mamma e di aspettarmi.
Prendo tutti gli zaini e con molta attenzione mi fiondo in basso! Devo ritrovare il terrazzino, non me lo sono immaginato!
Nella nebbia lo trovo…..in due minuti monto la tenda e ritorno su di corsa! Lella è in stato di semi-incoscienza, non reagisce ed è congelata, Franzy è sotto schok!
Mi carico Graziella sulle spalle e dico a Francesca di starmi dietro cercando di tenere la mamma in equilibrio.
Il sentiero è scivoloso, nevica forte, non si vede nulla……non devo cadere assolutamente! Come naufraghi che approdano su un’isola raggiungiamo infine la nostra tenda.
Infilo Graziella nel saccopelo….impresa non facile! E’ sempre più fredda……Francesca entra anche lei nel sacco per scaldarla mentre io le abbraccio entrambe.
Rimarremo così per più di un’ora, fin quando non sentiremo Lella riacquistare calore e lucidità!
Ora sta bene, tutto sembra passato. Guardo fuori e vedo che ha smesso di nevicare. Dopo un po’ si dissolve anche la nebbia, il cielo si apre e un raggio di sole ci fa tornare il sorriso……..al punto che Graziella sarebbe disposta a proseguire!
Non se ne parla ovviamente…….adesso si scende!
Aprile 2000. Ieri abbiamo concluso la traversata delle Calanques (http://www.hikr.org/tour/post62439.html) e oggi ci apprestiamo a scendere nel Gorges dul Verdon seguendo il “Sentier Martel”, già descritto su Hikr. Un percorso molto spettacolare ma di ordinaria amministrazione.
Non fu così dieci anni fa, quando, sempre in aprile, io Graziella e Francesca partimmo da Aigujnes con tenda in spalla per esplorare in quattro giorni la zona, durante i quali avremmo dovuto percorrere anche le gole, ma le cose non andarono per il verso giusto.
Aprile 1990. C’incamminiamo sotto un sole cocente e un caldo estivo. Negli zaini portiamo viveri per quattro giorni e acqua per due, la rimanente l’abbiamo nascosta tra i cespugli sulla strada che sovrasta il canyon, nel punto dove l’indomani l’attraverseremo.Giunti sull’altopiano sotto il Grand Marges piazziamo la nostra tenda. La serata è bellissima. Nel silenzio e nella solitudine più assoluta ceniamo e appena si fa buio andiamo a dormire.
Ogni tanto il ravanare dei cinghiali intorno rompe il silenzio e ci sveglia. Francesca un pò teme questa vita notturna che si svolge fuori dalla nostra tenda. La tranquillizzo con una bugia……sono caprioli!
All’alba siamo destati da uno strano silenzio. I silenzi non sono tutti uguali, e l’aver passato tante notti fuori t’insegna a riconoscerli. Questo è ovattato, ma non posso pensare che……..
Metto la testa fuori e……..tutto intorno è bianco, siamo sepolti sotto la neve!
Superata l’incredibile sorpresa facciamo colazione senza uscire fuori, poi rifacciamo gli zaini e per ultimo smontiamo la tenda.
Nevica e la visibilità è molto ridotta, ma non ci aspettano difficoltà alpinistiche e il sentiero sembra ancora evidente, perciò decidiamo di proseguire. Eccheccazzo……siamo in aprile in Provenza, non sulle Alpi, non sarà una spolverata di neve a fermarci!
Raggiungiamo il Grand Marges, un crinalone roccioso, e qui ci troviamo esposti alla bufera: vento forte, neve e visibilità zero! Comincio ad avere dubbi sull’opportunità di proseguire……
Sono davanti……Lella mi chiama: “Aldo non mi sento bene”.
Un attimo dopo si siede……non c’è spazio per sdraiarsi, si appoggia allo zaino e sviene!!!
Siamo nella tormenta, Francesca è spaventata per quello che sta succedendo…….devo fare qualcosa, siamo a tre-quattro ore da paese più vicino, nessuno può aiutarci!
Non so come abbia fatto a notarlo e imprimerlo nella mente, ma salendo ricordo di aver visto un piccolo spiazzo erboso, a circa dieci minuti di cammino, forse meno.
Copro il più possibile Graziella, ormai in ipotermia, poi cerco di tranquillizzare Francesca, le prometto che ne usciremo……..le dico di stare vicino alla mamma e di aspettarmi.
Prendo tutti gli zaini e con molta attenzione mi fiondo in basso! Devo ritrovare il terrazzino, non me lo sono immaginato!
Nella nebbia lo trovo…..in due minuti monto la tenda e ritorno su di corsa! Lella è in stato di semi-incoscienza, non reagisce ed è congelata, Franzy è sotto schok!
Mi carico Graziella sulle spalle e dico a Francesca di starmi dietro cercando di tenere la mamma in equilibrio.
Il sentiero è scivoloso, nevica forte, non si vede nulla……non devo cadere assolutamente! Come naufraghi che approdano su un’isola raggiungiamo infine la nostra tenda.
Infilo Graziella nel saccopelo….impresa non facile! E’ sempre più fredda……Francesca entra anche lei nel sacco per scaldarla mentre io le abbraccio entrambe.
Rimarremo così per più di un’ora, fin quando non sentiremo Lella riacquistare calore e lucidità!
Ora sta bene, tutto sembra passato. Guardo fuori e vedo che ha smesso di nevicare. Dopo un po’ si dissolve anche la nebbia, il cielo si apre e un raggio di sole ci fa tornare il sorriso……..al punto che Graziella sarebbe disposta a proseguire!
Non se ne parla ovviamente…….adesso si scende!
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