Cevedale, 3769
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Giovedì 25, festivo e isola di bel tempo in una sfilata di previsioni sconfortanti: bisogna andare e accorciare i tempi.
Abbandonata, quasi subito, la ventilata ipotesi di partire alle 3 del mattino, decidiamo di anticipare, sfruttando l’ottimo Rifugio Albergo Forni, base di partenza con straordinario ventaglio di opportunità.
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Il Capitano mi raggiunge da Milano e mi scarrozza fino a su, dove, alle ventidue e trenta ci accoglie il gestore che ci spedisce a letto con decisione.
Sveglia alle 5, ottima colazione, preparativi, partenza appena dopo le 6.
Intoppo. Dieci passi e “ho dimenticato il termos!”. Il Capitano torna sui suoi passi, guadagnandosi il tormentone di giornata: “Tempi saltati completamente, gita rovinata!”
Lo aspetto un po’ più in su: dieci minuti e ricompare.
Ripartenza, sci in spalla. Le lingue di neve sono discontinue e, a dire il vero, tutto l’innevamento sotto i 2600/2800 appare più scarso del previsto. Più in alto, alcuni pendii appaiono ancora carichi, ma, per quanto riguarda il nostro percorso, non si dovrebbero prospettare problemi.
Dopo sei/settecento metri, calziamo gli sci e procediamo, su irregolari tracce rigelate, lungo la poco pendente e un po’ noiosa mulattiera, decisamente più piacevole in versione estiva, che porta al Rifugio Pizzini.
Un’ora e mezza di cammino per cinquecento metri di dislivello; passiamo sotto al Rifugio e, con ampia curva verso nordest, ci portiamo ai piedi della vedretta di Cedec che imbocchiamo, virando ulteriormente verso est.
Mi capita spesso, a fronte di ricordi più sbiaditi del previsto, di trascurare la preparazione della gita. Cosa vuoi che sia andare al Cevedale: ci sarà la coda. Non c’è nessuno. Quelli che ci hanno superato sulla via per la Pizzini, hanno deviato tutti verso il Gran Zebrù e, ora, (la cartina è in macchina), mi vengono dubbi sul percorso: meglio passare dal Rifugio Casati, come ricordo di aver fatto nelle ormai lontane occasioni precedenti o si può salire diritti per la vedretta. Aspettiamo dieci minuti che ci raggiunga un volenteroso solitario, che ci conferma l’impressione: passando dalla Casati è meno diretta e dalla vedretta si sale senza particolari problemi.
Via, allora; il percorso si stende davanti a noi ancora completamente in ombra, mentre, alla nostra sinistra, il Monte Pasquale, meta del nostro consigliere, crogiola al sole l’abbagliante pendio nordest che adduce al suo colle.
Più su, al bivio, l’invito è molto invitante: il Cevedale mostra una cima spazzata da un vento impetuoso, mentre il Pasquale, placido al sole, rende pieno onore al suo nome. Mi fermo e chiedo. Ma il Capitano Piero è uomo dalle precise gerarchie e non deflette dall’obiettivo più prestigioso.
Ora, su, sotto la cima, vediamo parecchi avventori; arrivano dal lungo, morbido scivolo che sale dal Rifugio Casati e, chini sotto la sferza del vento, affrontano l’ultimo salto.
Approdiamo al semipiano dove il nostro itinerario si congiunge a quello proveniente dalla Casati e facciamo una piccola sosta, attrezzandoci per il balzo finale. La giornata si conferma splendida, ma, da qui, si comprende bene che il contenzioso tra il vento e la cima è una cosa seria, anche se, poi, il punto critico si rileverà la bocchetta che immette sulla breve cresta finale, dove sembra di volare via. Poco più in là, sul pianoro di vetta tutto si placa e ci consente di goderci la soddisfazione con una lunga sosta di chiacchiere e fotografie.
Abbandoniamo la vetta, ora affollatissima, dopo quasi un’ora, ripassiamo dalla fabbrica del vento e scendiamo sulla vedretta. La discesa, nella parte alta non è granché con neve variamente crostosa, ma nella parte bassa del ghiacciaio e fino alla Pizzini, un firn remollato senza esagerare ci regala delle ottime curve.
Poi è un lungo, ma non disagevole lasciarci scivolare lungo la strada che ci riporta giù, fino al breve tratto a piedi finale.
Al piazzale del Rifugio sembra di esser al lido: 25 aprile sfolgorante, per tutti i tipi di montanari!
“Sette ore e un quarto, in tutto”, sentenzia il Capitano.
Pensa se non mi facevi perdere tutto quel tempo per il termos!
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