Alta Via n° 1 - dal Lago di Braies a Cortina


Publiziert von Alberto C. , 25. Januar 2013 um 23:54.

Region: Welt » Italien » Venetien
Tour Datum: 4 September 2012
Wandern Schwierigkeit: T2 - Bergwandern
Klettersteig Schwierigkeit: K1 (L)
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Zeitbedarf: 5 Tage
Aufstieg: 3917 m
Abstieg: 4139 m
Strecke:Lago di Braies - Rifugio Biella - Rifugio Sennes - Pederù - Rifugio Fanes - Rifugio Lagazuoi - Nuvolau - Passo Giau - Rifugio Croda da Lago - Cortina
Zufahrt zum Ausgangspunkt:Percorrendo l'autostrada del Brennero (A22) uscire a Bressanone, quindi imboccare la Val Pusteria seguendo le indicazioni per Brunico o Dobbiaco. Oltrepassato Monguelfo, sulla destra, si trova il bivio per la Valle di Braies. Percorrere l'intera Valle fino a raggiungere il Lago, dove termina la strada.
Zufahrt zum Ankunftspunkt:Da Cortina d'Ampezzo si può raggiungere il Lago di Braies comodamente utilizzando i bus di linea, in circa un'ora di viaggio. Bisogna cambiare bus a Dobbiaco.

Si ritorna in Dolomiti. Quest’anno è la volta dell’Alta Via n° 1 (AV1): il tratto dal lago di Braies a Cortina, una classica.
 Abbiamo lasciato l'auto a Cortina d'Ampezzo e raggiunto il punto di partenza, il Lago di Braies, con i bus di linea. Si è rivelata una decisione saggia, perché in questo modo ci siamo lasciati alle spalle il cattivo tempo, e la pioggia l'abbiamo presa tutta stando comodamente seduti nel bus.
I Rifugi, tutti confortevoli, erano abbastanza affollati ma, durante la marcia, non abbiamo incontrato molta gente, per lunghi tratti siamo stati  soli. La tappa più affollata è stata quella dal Rifugio Sennes al Rifugio Fanes, in particolare dal Pederù in avanti dove c'era la coda.


1° giorno, 04-09-2012: dal Lago di Braies al Rifugio Sennes.
Difficoltà: EE  - Sentiero buono, due brevi tratti di carrareccia e un breve tratto attrezzato facile (non richiede imbragatura). 
Salita: m 1080.
Discesa:  m 433.
Tempo: 4.15
Distanza: km 12,2.
Meteo: Pioggia la mattina, poi coperto fino al Rif. Biella, dopo qualche schiarita. 
Raggiunta la sponda sud del lago di Braies il sentiero si è fatto più stretto ed ha iniziato ad inerpicarsi nella stretta valle chiusa fra le pendici della Croda del Becco e quelle  del ... (non ricordo il nome, beh lo inserirò più tardi dopo avere consultato la mappa). Aiutati da qualche catena - inutile in quelle condizioni - abbiamo imboccato lo Ofen Forno, dove la vegetazione è quasi completamente sparita e l'ambiente si è fatto più brullo. In breve tempo ci siamo portati alla Forcella Sora Forno (punto top della giornata con i suoi quasi 2400 metri di quota). Poco sotto sorge il Rifugio Biella, che è il classico punto di arrivo della tappa, ma non c'era posto, così abbiamo allungato fino al Rifugio Sennes.
Il Rifugio Biella l’abbiamo raggiunto in tre ore e mezza, compreso una sosta, in anticipo sulla tabella di marcia. Il tempo per una fetta di sachertorte e poi di nuovo in marcia.
 Per evitare la strada di servizio che congiunge i Rifugi Biella e Sennes – tracciato ufficiale del’AV1 – e per giunta con lavori in corso per il suo allargamento, abbiamo deciso di percorrere il sentiero 26 che, passando dal Lago Gran de Foses permette di evitarla con un leggero allungamento del percorso. La deviazione si rivelerà più lunga del previsto e siamo arrivati al Rifugio Sennes al tramonto, dopo avere percorso l'ultimo tratto su una strada bianca abbastanza noiosa.  
Nota: nella traccia manca la prima parte, quella fino alla Forcella Sora Forno, perché avevo dimenticato di accendere il GPS.

 2° giorno, 05-09-2012: dal Rifugio Sennes al Rifugio Fanes.
Difficoltà: E (quasi T - turistico)  - Fino al Pederù quasi tutto su carrareccia, poi su facile sentiero e carrareccia.
Salita: m 586.
Discesa:  m 647.
Tempo: 3.35
Distanza: km 11,2. 
Meteo:  Variabile, in miglioramento in serata. 
Erano le 7.00 circa, l'aria era pungente, e mi trovavo all'esterno del Rifugio già da un po', in attesa dei miei compagni per fare colazione. Osservavo quella lunga spianata, lì, proprio davanti al Rifugio; decisamente artificiale - evidente la scapata del terrapieno; lunghezza di almeno 300 metri e forse più, larga circa 25 metri; bella piatta. Una pista da sci? Ma non ci sono tracce di impianti nei dintorni, e  poi così piatta, priva di pendenza, così lunga: un bel remare! Una pista d'atterraggio? Ma no, cosa ci vengono a fare gli aeroplani qui, da tempo esistono gli elicotteri, molto più pratici in mezzo ai monti.  Un ronzio in lontananza che si fa sempre più vicino. Inconfondibile: è il motore di un piccolo aereo giallo. Ecco la risposta. Un altro mattiniero ospite del Rifugio mi guarda stupito e dice: "Pensavo fosse una pista da sci!".
 Questa seconda è stata una tappa tranquilla. Si preannunciava quasi tutta su stradine, invece, cercando delle varianti, siamo riusciti ad evitarne un bel po'.  
E' sta anche la tappa più affollata del trekking, in particolare appena sopra e dopo Pederu'. Da lì al Rifugio Fanes era una vera processione.
Dopo il Pederù si è abbandonato l'ambiente predominato dal verde e ci siamo immersi nel vero ambiente dolomitico: ghiaie e rocce dal grigio al rosso, e ampie distese di baranci (pini mughi).  
Pur prendendocela con tutta calma, siamo arrivati presto all'affollato Rifugio Fanes. Così, per passare il pomeriggio, ci siamo dedicati ad e sp lor are i dintorni.

 3° giorno, 06-09-2012: dal Rifugio Fanes al Rifugio Lagazuoi.
Difficoltà: EE.
Salita: m 1119.
Discesa:  m 431.
Tempo: 5.15
Distanza: km 13,9. 
Meteo:  Poco nuvoloso, anche con qualche nube minacciosa dopo la Forcella del Lago, poi è migliorato in serata.
  Con questa tappa si è iniziato a fare sul serio. Si è entrati nel cuore delle Dolomiti.
I nomi che abbiamo incontrato in questo giorno e nel successivo (Fanes, Lagazuoi, Forcella da Lago, Tofane, Nuvolau, Passo Giau, ecc.) hanno risvegliato in me un sacco di piacevoli ricordi. Alcuni ormai lontani: i trekking con Andrea, Manuela, Claudio e Margherita; le settimane bianche con Maria Grazia, Anna, Paolo e Guido, quando il Lagazuoi veniva raggiunto sci ai piedi dalla lontana Val Gardena; le sciate con Antonio Soravia; gli spostamenti in auto fra Cortina e la Valli Gardena e Fassa, quando il Passo Giau era ancora in parte sterrato e farlo in velocità (BMW 318i e VW Golf GTI 16V erano le mie auto dell'epoca) dava un quel non so che di pioneristico. Altri più recenti: le vacanze con Marina, la prima ferrata di Francesca, Alessandro e Sara, sul Nuvolau; le  Con questa tappa si è iniziato a fare sul serio. Si è entrati nel cuore delle Dolomiti.
I nomi che abbiamo incontrato in questo giorno e nel successivo (Fanes, Lagazuoi, Forcella da Lago, Tofane, Nuvolau, Passo Giau, ecc.) hanno risvegliato in me un sacco di piacevoli ricordi. Alcuni ormai lontani: i trekking con Andrea, Manuela, Claudio e Margherita; le settimane bianche con Maria Grazia, Anna, Paolo e Guido, quando il Lagazuoi veniva raggiunto sci ai piedi dalla lontana Val Gardena; le sciate con Antonio Soravia; gli spostamenti in auto fra Cortina e la Valli Gardena e Fassa, quando il Passo Giau era ancora in parte sterrato e farlo in velocità (BMW 318i e VW Golf GTI 16V erano le mie auto dell'epoca) dava un quel non so che di pioneristico. Altri più recenti: le vacanze con Marina, la prima ferrata di Francesca, Alessandro e Sara, sul Nuvolau; le  
Con questa tappa si è iniziato a fare sul serio. Si è entrati nel cuore delle Dolomiti.
I nomi che abbiamo incontrato in questo giorno e nel successivo (Fanes, Lagazuoi, Forcella da Lago, Tofane, Nuvolau, Passo Giau, ecc.) hanno risvegliato in me un sacco di piacevoli ricordi, ormai posso definirli di gioventù (ahimè).
 Tutto sommato la tappa è stata meno faticosa  del previsto. Il Passo di Limo l'abbiamo raggiunto in breve tempo con una ripida salita su carrareccia; poi con un lungo tratto in falsopiano, in una bella valletta delimitata dal gruppo di Campestrin, alla nostra sinistra,  e le Conturines, a destra, abbiamo raggiunto il bivio dove l'Alta via gira a sinistra e prende a salire verso la Forcella da Lago.
Nessuna sosta alla Forcella: le nubi avanzavano velocemente e tirava un'arietta piuttosto frizzantina. Poi giù per un ripido canale quasi a tuffarci nel lago di Lagaccio che stava proprio sotto di noi con le sue acque cristalline.
 Giunti in vista del Rifugio Lagazuoi, era ancora presto e forte il richiamo delle belle e severe pareti dolomitiche del Gruppo di Fanis che stavano alla nostra sinistra. Così abbiamo deciso di deviare nella loro direzione, verso la forcella dell’ex Bivacco Dalla Chiesa, per poi prendere un sentiero più alto che accarezzando il Fanes Grande riportava sull'Alta Via più avanti. Ma, dopo un tratto di salita abbastanza faticosa, una nube minacciosa di pioggia ha consigliato di tagliare per il ghiaione e riagganciare l’Alta Via prima.
 Il meteo è andato via via migliorando e il Rifugio Lagazuoi l'abbiamo raggiunto agevolmente con lo stabilizzarsi del bel tempo.
 Preso possesso delle brande e fatta una bella doccia, abbiamo poi trascorso il resto del pomeriggio sul terrazzo a goderci lo splendido panorama. Ma lo spettacolo è arrivato dopo cena, quando il tramonto ha acceso le cime che ci stavano intorno.

4° giorno, 07-09-2012: dal Rifugio Lagazuoi al Rifugio Croda da Lago - G. Palmieri.
Difficoltà: EEA - Tragitto molto vario: comodo sentiero, sentiero ripido e su fondo meno comodo, facile tratto attrezzato in discesa dal Nuvolau (Ferrata Ra Gusella). .
Salita: m 1012.
Discesa:  m 1708.
Tempo: 8.15
Distanza: km 21,4. 
Attrezzatura: imbragatura e set da ferrata.
Meteo: Sereno.
E' arrivato il giorno del tappone.
Con una veloce discesa abbiamo raggiunto la Forcella Lagazuoi e poi, in un ambiente da favola, reso ancor più magico dalla splendida giornata tersa e luminosa, ci siamo portati alla Forcella Travenanzes quindi, transitando sotto i bastioni della Tofana di Rozes, ed al Col del Bos dove abbiamo tagliato verso il basso per raggiungere la carrareccia e successivamente al sentiero che, tagliando per il bosco, ci ha portati ad incrociare la strada del Falzarego poco sotto il Col Gallina.
 Attraversata la strada, con un bel sentiero in mezzo al bosco, abbiamo riguadagnato quota fino a raggiungere, con un breve deviazione, il Rifugio Scoiattoli, dove ci siamo concessi una breve sosta. 
Rapidamente, su facile ed affollato sentiero, abbiamo raggiunto la vetta del Nuvolau con l'omonimo Rifugio. Forse eravamo arrivati a metà della tappa.
A questo punto ci aspettava la facile ferrata de Nuvolau in discesa per raggiungere Passo Giau. Marco ha dato uno sguardo al breve salto iniziale, solo all'apparenza esposto, e decide di non fare la ferrata. Non c'è stato verso di fargli cambiare idea e ci dividiamo: Marco è sceso dal versante opposto per il normale sentiero, mentre io e Susanne abbiamo proseguito per la ferrata. Abbiamo poi ritrovato Marco a Passo Giau.
Al Giau non c'è stato tempo per un sosta: una bibita e si è subito ripartiti. Ci aspettavano altre due ore e mezza di cammino.
 Siamo arrivati alla meta, il Rifugio Palmieri alla Croda da Lago, piuttosto provati, passate le 18. Giusto il tempo per una doccia e poi a cena.
Non siamo stati gli ultimi, dopo di noi è arrivato un gruppo di studenti (probabilmente di geologia) dell'università di Padova, accompagnati da un docente, armati di strumenti di misurazione. La zona da un punto di vista geologico è molto interessante, ma anche da un punto di vista antropologico non è meno: a Mondeval, un luogo dove siamo passati, è stato scoperto uno dei principali insediamenti preistorici delle Alpi.   

5° giorno, 08-09-2012: dal Rifugio al Rifugio Croda da Lago - G. Palmieri a Cortina d'Ampezzo.
Difficoltà: E - All'inizio su comodo sentiero, poi su carrareccia. 
Salita: m 74.
Discesa:  m 930.
Tempo: 3.00
Distanza: km 8,7.
Meteo: Sereno. 
Su quest'ultima tappa non c'è molto da dire. E' stata una piacevole discesa quasi interamente nel bosco, con qualche scorcio panoramico sulla conca di Cortina.
Una bella sorpresa ci ha riservato l'Audi: non c'è stato verso di metterla in moto. Non ci è rimasto che rientrare alle nostre case in taxi, dopo avere passato il pomeriggio nel parcheggio lungo Boite in attesa del soccorso stradale e al telefono alla disperata ricerca di un'auto a noleggio. 

Un grazie ai due compagni d'avventura: Susanne e Marco.

Tourengänger: Alberto C.


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