La meteo per domenica da brutto a Sud ma qualche debole speranza a Nord. A crederci siamo solo in tre: io, Roberto e Barbara. Dopo varie ipotesi decidiamo per il Taghorn.
Alle 9 siamo al parcheggio sopra Wiler, il tempo è buono: solo qualche nuvola portata dal vento che proviene da Sud. Una sbarra blocca la strada, la superiamo e seguiamo la strada asfaltata, lungo il percorso c'è una serie di incredibili altarini con statue di Buddha di tutte le foggie. Poco oltre arriviamo ad un cantiere e ci rendiamo conto di aver sbagliato percorso, torniamo indietro e prendiamo la stradina sterrata che porta nella Fellital, poco dopo il terzo tornante troviamo una cappella nei pressi della quale si diparte un sentiero che ci porta a Felliberg. Qui troviamo una coppia di alpigiani venuti ad accudire i loro vitelli.
Proseguiamo lungo il sentiero fino a raggiungere Ober Felliberg e continuiamo per inoltrarci nella Fellital, vi sono tratti lastricati e gradinati in maniera stupenda: un vero capolavoro.
Raggiungiamo il nucleo di Hutteri dopo il quale il sentiero inizia a salire, passiamo il ponte di quota 1318 e costeggiamo il Fellibach sulla destra orografica della valle, ripassiamo il torrente a quota 1362, qui ci inerpichiamo sempre a fianco del Fellibach che forma delle magnifiche cascate.
Eccoci alla Treschuette, rispetto all'ultima volta in cui siamo stati qui, nel 2006 con gli sci scendendo dal Piz Tiarms, è stata aggiunta una nuova parte ed i lavori sono ancora in corso.
Poco dopo il rifugio troviamo una sbiadita indicazione rossa che indica la deviazione a destra per salire al Taghorn, a quota 1600 metri circa la traccia, contraddistinta con dei radi segnavia rossi, devia verso destra e si inerpica nel bosco, il percorso è decisamente ripido, a tratti troviamo dei cavi metallici, superiamo un terrazzino con una rustica panchina e proseguiamo. Il bosco è letteralmente pieno di funghi, Roberto cede alla sua indole di "fungiatt" e si attarda insieme a Barbara per raccoglierli, io proseguo da solo, dopo un breve tratto in cui la pendenza diminuisce, e dopo il quale riesco finalmente a vedere la croce di vetta, il sentiero riprende a salire ripido.
Le cime intorno sono coperte dalla prima neve, il cielo sopra di me si è rannuvolato anche se a tratti compare il sole, quando arriva ad un centinaio di metri dalla cima il sentiero devia a sinistra e corre orizzontale fino a portarmi nei pressi di una baita, poco oltre ecco il passo da cui ci si affaccia sulla valle della Reuss, la traccia porta ora ad un altro edificio ed ai resti del cantiere di costruzione dei paravalanghe che costellano il versante Ovest del Taghorn.
Continuo sulla cresta fino a portarmi sotto la verticale della croce di vetta, vedo un cavo metallico e salgo per raggiungerlo ma quando arrivo nei pressi mi accorgo che si tratta del parafulmine della croce (ops), mi sposto sulla sinistra e salgo fino all'enorme ometto che si trova poco sotto la cima, da qui c'è un breve tratto da arrampicare per raggiungere la croce, la gamella del libro di vetta offre una notevole resistenza all'apertura, considerato che lo spazio è quello che è, molto scarso, e l'esposizione decisamente notevole, abbraccio la croce e con un colpo a destra ed uno a sinistra riesco finalmente ad aprire il contenitore, il quadernetto rosso all'interno è piuttosto malconcio: un po' di umidità è penetrata e qualche foglio si è staccato, trovo uno spazio libero e lascio i miei dati su una pagina. Vedo arrivare Roberto per cui ridiscendo all'ometto: qui di posto ce n'è veramente poco per due. Scatto qualche foto, nel frattempo giunge anche Barbara e ridiscendo alla selletta che precede le rocce finali. Dopo che entrambi hanno raggiunta la cima (foto di vetta) ci portiamo al cantiere per mangiare qualcosa al riparo dal vento.
Ripartiamo, il vento porta qualche goccia d'acqua ed il sentiero è decisamente scivoloso, alle 15 siamo alla Treschhuette, non ci fermiamo e proseguiamo per arrivare all'auto poco prima delle 17.
Gita decisamente interessante: la vista dalla cima, pur con un tempo non eccezionale, è decisamente notevole. Il sentiero dal rifugio alla cima è veramente ripido e presenta qualche tratto esposto, i pochi cavi metallici non sono tutti in condizioni ottimali, lo spazio in vetta è decisamente poco e l'esposizione è mozzafiato: 1500 metri in verticale sopra l'autostrada.
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