Prologo
Anche quest’anno, vacanze in solitaria in Vallese. Come l’anno scorso, il mio “campo base” è un appartamentino, in una casa tipicamente vallesana ad Ayer, un villaggio di una dozzina di anime in val d’ Hérémence, con val d’Hérens, val d’Anniviers e val de Bagnes a portata di mano.
Giorno 1
Dopo la “due giorni” come wildcard all’uscita finale del corso di alpinismo del CAS Ticino, inizio con qualcosa di tranquillo.. una delle cime che mi sono “messo in lista” prima di partire.. la Sasseneire.
Parto veloce da Villa, con scarpe da trail e scarponi nello zaino. Una soluzione che avevo sempre snobbato, ma che mi sono reso conto che ha dei vantaggi !
Arrivo così rapidamente ai piedi della Sasseneire e lì mi faccio ingolosire e, invece che passare dal Col de Torrent, decido di salire direttamente, scarponi ai piedi, dal versante del Sasseneire. O, almeno, di quello che credo essere il versante del Sasseneire. Dopo aver sudato quattro camicie, prima sul pascolo e poi sui soliti sfasciumi scistosi, mi trovo sulla cresta, ma la cima dista ancora 700 metri ! Nessun problema.. Proseguo quindi lungo la facile cresta, che presenta solo un paio di passaggi dove dover superare delle spaccature, l’ultimo appena prima della croce sommitale.
Il panorama purtroppo è nascosto da un po’ di nuvolaglia sparsa.. Nel frattempo mi raggiunge uno svizzero tedesco con cui scambio un po’ di chiacchiere. Vista l’ora, decido di non limitarmi alla Sasseneire, ma di fare tutta la cresta fino alla Pointe du Tsaté. Avevo già fatto un tratto di questa cresta l’anno scorso, stavolta voglio fare la cavalcata completa. Non ricordo di difficoltà sulla guida del CAS, per cui parto senza timore.
Passo dal Col de Torrent, meta di molti escursionisti, ma io non mi fermo. Passo da una prima serie di paravalanghe, poi una scaletta, qualche passaggio di facile arrampicata (che ricordo mi aveva impegnato un po’ l’anno scorso.. si vede che la tecnica migliora !) e sono all’anonima Pointe de Prélet (ci vuole il GPS per capire che ci sei !). Scendo al Col 2929 m e da lì continuo a seguire la cresta. Incontro però delle difficoltà in corrispondenza di una punta scistosa, che aggiro seguendo una cengetta aiutandomi con la piccozza (il Brandt suggeriva invece di attraversarla). Dopo di quello, nessun’altra difficoltà, e sono alla Pointe du Tsaté, il mio primo 3000, una ventina di anni fa !
La discesa è su un sentiero prima e su un’interminabile strada poi. Avere con me le scarpette rende la discesa meno dolorosa e noiosa !
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