Capanna Albagno: prima uscita, prima rinuncia
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È proprio vero: "Basta un niente per farsi male!" Ê bastata infatti una banale caduta sulla neve, lo scorso dicembre, scendendo con lo snowboard dal Poncione di Val Piana, per tenermi fermo tutto l'inverno. Per fortuna niente di grave, ma i preventivati 40 giorni di riposo alla fine sono diventati quasi 4 mesi! Per fortuna il corpo umano è una macchina incredibile, capace di "riparare i danni". Da un paio di mesi ho ricominciato a fare attività fisica: all'inizio solo in bicicletta, poi ho ripreso a correre, e da un paio di settimane ho ricominciato pure ad arrampicare. In montagna, però, un po' per prudenza, un po' per questa stagione estiva che non vuole decollare, non ci ero ancora tornato.
Per la mia prima uscita mi accompagnano Valerio e Andrea. Abbiamo in programma di salire alla capanna Albagno e, il mattino seguente, proseguire verso la Bocchetta di Erbea. Da lì intendiamo salire la cima di Erbea W, raggiungere la Cima del Morisciolo percorrendo l'omonima cresta, e poi scendere a San Defendente passando per l'Alpe Morisciolo e l'Alpe Mognone. Un itinerario che da tempo si trova sulla mia "wish list". Le previsioni non sono però incoraggianti: il cielo è coperto e nella giornata di domani sono previste pioggie. Decidiamo comunque di salire in capanna.
Il sentiero di salita alla Capanna Albagno è ben segnalato e ampiamente descritto in molte relazioni. Dall'arrivo della funivia in Mornera ci incamminiamo e, tra una chiacchiera e l'altra, arriviamo al rifugio in poco più di un'ora. Pur trovandosi su un itinerario frequentato e facilmente accessibile, la Capanna Albagno, piccola e accogliente, ha saputo mantenere il carattere di un rifugio di montagna anche dopo l'ampliamento. Al vecchio rifugio in sasso, che accoglie cucina e refettorio, è stata infatti affiancata una costruzione in legno con una ventina di posti letto.
Al nostro arrivo scopriamo di essere soli e di avere la capanna tutta per noi. La serata scorre piacevole e non ci facciamo mancare niente. Birretta, aperitivo a base di "pan, salam e furmagg", minestra, rösti con formaggio e un bottiglietta di vino. Si chiacchiera del più e del meno, ma i discorsi tornano sempre sulla montagna e sui nostri progetti per prossimi mesi.
Dopo una notte tranquilla (in 3 in un dormitorio da 20) ci svegliamo alle 5.30 e il primo sguardo è fuori dalla finestra: "È tutto grigio"! Andrea prepara la colazione e insieme valutiamo la situazione. Per un po' culliamo tutti l'idea di partire comunque, ma una volta usciti sul terrazza della capanna ci rendiamo conto che la decisione più saggia è rinunciare: la nebbia è fitta e la roccia bagnata e scivolosa. Ci spiace molto rinunciare alla Cresta del Morisciolo, valutiamo se salire al Gaggio o alla Cima d'Erbea E, ma con questo tempo non ha molto senso. Alla fine troviamo il modo di rendere fruttuosa la mattinata improvvisando un momento pratico di istruzione/ripasso di tecniche e manovre di corda. L'idea si rivela azzeccata e ci esercitiamo per circa 3 ore: costruzione di un paranco doppio, risalita su corda, soste su roccia. La mattinata vola e... ci torna l'appetito! Dopo aver finito il pane e il salame (che proprio non volevamo riportare a valle), rassettiamo la capanna, chiudiamo gli zaini e scendiamo a Mornera dove verso mezzogiorno prendiamo la funivia che ci riporta a Monte Carasso.
Torniamo a casa con un po' di delusione per non aver svolto l'uscita programmata, ma la consolazione di aver comunque passato una bella serata in compagnia. Intanto la Cresta del Morisciolo è passata sulla lista dei "conti in sospeso"!
Per la mia prima uscita mi accompagnano Valerio e Andrea. Abbiamo in programma di salire alla capanna Albagno e, il mattino seguente, proseguire verso la Bocchetta di Erbea. Da lì intendiamo salire la cima di Erbea W, raggiungere la Cima del Morisciolo percorrendo l'omonima cresta, e poi scendere a San Defendente passando per l'Alpe Morisciolo e l'Alpe Mognone. Un itinerario che da tempo si trova sulla mia "wish list". Le previsioni non sono però incoraggianti: il cielo è coperto e nella giornata di domani sono previste pioggie. Decidiamo comunque di salire in capanna.
Il sentiero di salita alla Capanna Albagno è ben segnalato e ampiamente descritto in molte relazioni. Dall'arrivo della funivia in Mornera ci incamminiamo e, tra una chiacchiera e l'altra, arriviamo al rifugio in poco più di un'ora. Pur trovandosi su un itinerario frequentato e facilmente accessibile, la Capanna Albagno, piccola e accogliente, ha saputo mantenere il carattere di un rifugio di montagna anche dopo l'ampliamento. Al vecchio rifugio in sasso, che accoglie cucina e refettorio, è stata infatti affiancata una costruzione in legno con una ventina di posti letto.
Al nostro arrivo scopriamo di essere soli e di avere la capanna tutta per noi. La serata scorre piacevole e non ci facciamo mancare niente. Birretta, aperitivo a base di "pan, salam e furmagg", minestra, rösti con formaggio e un bottiglietta di vino. Si chiacchiera del più e del meno, ma i discorsi tornano sempre sulla montagna e sui nostri progetti per prossimi mesi.
Dopo una notte tranquilla (in 3 in un dormitorio da 20) ci svegliamo alle 5.30 e il primo sguardo è fuori dalla finestra: "È tutto grigio"! Andrea prepara la colazione e insieme valutiamo la situazione. Per un po' culliamo tutti l'idea di partire comunque, ma una volta usciti sul terrazza della capanna ci rendiamo conto che la decisione più saggia è rinunciare: la nebbia è fitta e la roccia bagnata e scivolosa. Ci spiace molto rinunciare alla Cresta del Morisciolo, valutiamo se salire al Gaggio o alla Cima d'Erbea E, ma con questo tempo non ha molto senso. Alla fine troviamo il modo di rendere fruttuosa la mattinata improvvisando un momento pratico di istruzione/ripasso di tecniche e manovre di corda. L'idea si rivela azzeccata e ci esercitiamo per circa 3 ore: costruzione di un paranco doppio, risalita su corda, soste su roccia. La mattinata vola e... ci torna l'appetito! Dopo aver finito il pane e il salame (che proprio non volevamo riportare a valle), rassettiamo la capanna, chiudiamo gli zaini e scendiamo a Mornera dove verso mezzogiorno prendiamo la funivia che ci riporta a Monte Carasso.
Torniamo a casa con un po' di delusione per non aver svolto l'uscita programmata, ma la consolazione di aver comunque passato una bella serata in compagnia. Intanto la Cresta del Morisciolo è passata sulla lista dei "conti in sospeso"!
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