Cima Collecchio 2985 m


Publiziert von cristina , 20. März 2012 um 10:00. Text und Fotos von den Tourengängern

Region: Welt » Italien » Trentino-Südtirol
Tour Datum:17 März 2012
Wandern Schwierigkeit: T3 - anspruchsvolles Bergwandern
Schneeshuhtouren Schwierigkeit: WT3 - Anspruchsvolle Schneeschuhwanderung
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Strecke:Cavallar-Malga Caldesa-Rifugio Lago Corvo-P.so Collecchio e Cima Collecchio.
Zufahrt zum Ausgangspunkt:A4 uscita Trento Nord, seguire indicazioni per Cles, al ponte di Mostizzolo svotare a sinistra. A Terzolas entrare in Val di Rabbi. Giunti a San Bernardo svoltare a dx, spesso le indicazioni per Cavallar sono coperte da cataste di legno. Fare attenzione, se vi accorgete che cominciate a scendere avete mancato la successiva deviazione per il posteggio indicato sempre come Cavallar.
Kartennummer:Parco Nazionale dello Stelvio - Settore Trentino 1:25.000

Vista da Cristina
 
Parco dello Stelvio Trentino, Val di Rabbi, una valle bellissima. Sta cambiando velocemente però. In meglio, in peggio faccio fatica a capirlo veramente. I masi fatiscenti di una volta sono stati ristrutturati a volte forse in maniera esagerata. Dove una volta finiva la valle e il posteggio era solo un’area sterrata ora c’è un immenso parcheggio a pagamento. Da qui parte una strada che in estate si può percorrere con un autobus per abbreviare tempi e dislivelli. La fortuna è che qui ancora non esistono impianti di risalita e piste da sci e mi auguro che a nessuno venga in mente di farne perché, anche se questi cambiamenti per ora non deturpano la valle,  sono stati realizzati in pochissimi anni e dal miglioramento all’abuso il passo è breve.
 
Saliamo da San Bernardo a Cavallar, dove lasciamo l’auto. La salita al rifugio Lago Corvo, circa 1000 m, sono ripidi e senza tregue a meno che dopo Malga Caldesa non si preferisca il sentiero che solitamente percorrono le bici, fa un giro leggermente più lungo e con qualche tornante che dà un po’ di respiro, ma poca cosa. Noi saliamo in mezzo alla valle, l’altro lo terremo per il ritorno. In circa 2 h siamo al rifugio, naturalmente chiuso e a proposito di cambiamenti sembra lo stiano allargando. Il rifugio ottimamente gestito in estate ha uno splendido locale invernale che grazie alle vetrate esposte al sole, mantiene un’ottima temperatura all’interno, di fatto entrando, sembra ci sia il riscaldamento acceso. All’interno solo qualche tavolo e panca e 4 posti letto con coperte, giusto un riparo di emergenza.
 
Fino a qui niente neve ma, il tempo è peggiorato e verso il Collecchio non si vede niente e da qui in su è tutto innevato. Marco ha preferito portare le ciaspole, io confidando sul fatto che sono più leggera ho pensato bene di non farlo ed eventualmente stare nelle sue impronte. La direzione da prendere la conosciamo ma il sentiero non si vede e non ci sono tracce, i laghi sono completamente coperti e purtroppo a causa della cattiva luce si notano appena. Giunti al primo lago ci rendiamo conto di essere troppo a sinistra perché di fatto vicino a quel lago non ci siamo mai passati, il GPS lo conferma, ci spostiamo e notiamo un bollo su un sasso, ok ora va meglio. Risaliamo un canale, Marco speditamente io, arranco tra gli affondi e poco dopo decido di mettere i ramponi, farò più presa sulla neve vecchia e non mi spaccherò la schiena se devo uscire da un buco. Alla successiva ripida salita ci dividiamo, Marco sulla neve io sul fango e vado meglio io poiché le racchette tengono poco. Siamo ora su un pianorone e in fondo a noi notiamo a malapena il colle coperto dalla nebbia. In questa situazione si fa molta fatica a valutare sia le pendenze sia le distanze, ci capita di inciampare in dossi che vediamo all’ultimo momento. Ultimo ripido strappo e siamo al colle, davanti a noi si apre la Valle di Saent, lo spettacolo di Vioz, Palon de la Mare, Cevedale riusciamo a vederlo solo a tratti brevissimi, In uno di questi momenti vediamo anche la Cima del Collecchio, che facciamo, proseguiamo? Sembra fattibile. Via le ciaspole su i ramponi e ripartiamo. Tra neve ventata e pietraia raggiungiamo prima un grosso ometto che pensavo fosse la cima non ricordando la croce, ma da qui ora la vediamo benissimo, e siamo molto vicini. Un breve tratto di cresta e ci siamo e come per magia il cielo si apre e arriva anche un bel raggio di sole! Riusciamo a vedere il punto, dove si trova il rifugio Dorigoni ma il rifugio non riusciamo a distinguerlo. Intravvediamo le Sternai, ma niente Gioveretto e forse riusciamo a vedere il Lago di Fontanabianca se non ci siamo confusi. Dopo la sosta foto e riconoscimento cime ritorniamo sui nostri passi. Sotto il colle Marco rimette le ciaspole e io come previsto con molta più fatica che all’andata mi avvio lentamente come se camminassi sulle uova. Al pensiero tiene tiene e poi puff dentro, tre passi e due affondi e quando siamo quasi al rifugio un piede mi finisce a penzoloni in un buco. Marco torna indietro e mi chiede se sono incastrata, no il piede è libero e sospeso se scende anche l’altro chissà dove finisco! Scherzi a parte, mi aggrappo come una cozza a lui e riesco a venirne fuori. Al bivacco ci rifocilliamo e poi giù mentre il cielo si apre completamente facendoci illudere per il giorno dopo!

Da quello che abbiamo visto, fino alla malga c'è un percorso per ciaspole ufficiale. La salita al rifugio, non so se fattibile con le ciaspole perchè molto ripida, di certo il pericolo valanghe deve essere praticamente nullo! Dal rifugio al colle la salita è buona con tratti ripidi alternati a pianori. Dal colle alla cima all'asciutto il percorso è veloce e non presenta difficoltà con  neve è da valutare. Il grado di difficoltà messo è dovuto alla situazione che abbiamo trovato noi, niente neve fino al rifugio e scivolosa o ventata  fino al colle. Dal colle alla cima neve ventata a tratti e pietraia nei punti puliti.

Vista da Marco27

Eccoci a Cavallar. Non sembra una gran bella giornata, tuttavia la voglia di arrivare almeno fino al colle (e al Collecchio, anche se nessuno dei due lo dice) è alta, per cui cominciamo a sistemare gli zaini. Non la finisco più di infilarci dentro cose: ramponi, thermos da un litro in acciaio, panozzo appena acquistato a Cles, ciaspole, picca….  Manca qualcosa ? Si, la bicicletta per la discesa, ma quella ce la siamo dimenticata. Quando sollevo Ginetto (ebbene si, il mio zaino si chiama così) per caricarmelo sulle spalle (sono anni che cerco di addestrarlo a saltare su da solo, ma non c’è verso) la mente torna a una splendida 9 giorni di trekking compiuta anni fa, che, partendo da qui, ci aveva portati a Bormio, attraverso Val d’Ultimo, Val Martello e Val Venosta, per poi tornare indietro dalla Val Zebrù e dalla Val di Rabbi; quella volta lo zaino pesava quasi uguale. Mentre salgo, decido che bisogna abbandonare qualcosa al Rifugio Lago Corvo, perché con questo peso sulle spalle, oltre a rischiare di sprofondare fino alle orecchie, non arriverei da nessuna parte: sto facendo troppa fatica. Giunti al Corvo, abbiamo conferma che la conca fino al Collecchio è ben innevata, per cui, non essendo possibile tastare la consistenza della neve da qui, e non volendo fare la fine della settimana scorsa, decidiamo di portare le ciaspole; alla picca e ai ramponi non si può rinunciare, ergo sacrifico thermos e vettovaglie, che abbandono sotto a una coperta dell’invernale, lasciando però un biglietto che avvisa che non si tratta di cose abbandonate qui da chissà quando, ma che siamo nei dintorni e torniamo presto. Cominciamo a salire. Quella che tutto sommato è una salita abbastanza ovvia, in qualche passaggio ci lascia comunque qualche dubbio circa la linea da seguire; è vero, si passa un po’ ovunque, tuttavia preferiremmo ridurre al minimo sia i giri viziosi che la fatica: la meta è ancora lontana, 600 metri più in alto. Giunti alla base di un risalto roccioso, decido di calzare le ciaspole, in quanto il canale che ci aspetta sembra bello carico, e infatti così è: Cristina, che ha deciso di lasciare le ciaspole in macchina e sfruttare le mie voragini, ha qualche difficoltà nella salita, ma alla fine se la cava come sempre. Superiamo qualche valletta, qualche tratto ripido dove le ciaspole non tengono nulla, e alla fine giungiamo sull’ultimo pianoro che adduce allo strappo finale per il colle. Sono un po’ indeciso se seguire la traccia estiva che segue il versante idrografico destro della vallecola (solitamente sconsigliabile, ma oggi fattibile in sicurezza), ma alla fine opto per un bel zig-zag a centro valle. Peccato che a circa metà del secondo zag, mi rendo conto che verso sinistra la neve ha potuto rigelare millanta volte e ora ha la consistenza dell’asfalto; siccome io ho ai piedi quegli arnesi infernali chiamate ciaspole, opto per un zigzaghino molto più stretto verso destra, proprio sotto la cresta del Collecchio, la cui cornice oggi non desta preoccupazione. Pant pant e puff puf, arriviamo al colle. Appena mi ci affaccio, vedo l’anticima del Collecchio quasi pulita, c’è solo da superare un breve tratto di cresta abbastanza innevato. Ok: si va. Tolgo le ciaspole e calzo anch’io i ramponi. Tenendoci verso la Val Saent, ma non troppo onde non finirci dentro, arriviamo all’anticima; da qui arrivare al Collecchio è uno scherzo, e infatti in qualche minuto siamo in vetta. Il panorama non è un gran che, tuttavia amiamo profondamente questi posti, per cui vedere li davanti le Cime Sternai, immaginare più a destra l’Orecchia di Lepre e distinguere in fondo le sagome familiari del Vioz, del Palon de la Mare, del Cevedale, del Gran Zebrù, nonché intravvedere la in basso il “nostro” Rifugio Dorigoni, ci è più che sufficiente per sentirci a casa e non voler scendere più. Purtroppo però la salita è stata lunga e dobbiamo darci una mossa. Seguiamo fedelmente la traccia salita, con una neve che in molti punti ha ceduto parecchio e mi consiglia di ricalzare i ciaspoloni fetenti. Cristina sprofonda più che durante la salita, e in un punto devo tornare indietro perché rimane “appesa” nel vuoto di una voragine. Senza grosse difficoltà arriviamo al Rifugio, ci concediamo una sosta per il pranzo (anche se ormai è ora di merenda) e quindi ci avviamo verso Cavallar. Percorriamo il sentiero solitamente percorso dalle bici, che ora è stato sbarrato. Vorrei fare una foto allo scempio di questo versante, tanto per spiegare ai colleghi biker (colleghi perché lo sono anch’io), quali sono i problemi che il passaggio delle bici può procurare a un sentiero, dal momento che spesso da soli non riescono a rendersene conto. Giunti alla malga, vorrei aver io una bici, in modo da scendermene comodamente fino alla macchina, lungo la strada forestale, ma purtroppo non ce l’ho, e mi tocca scendere a piedi. Giunti al parcheggio di Cavallar risaltiamo sulla nostra vecchia scatoletta di latta, soddisfatti per il giro compiuto ma anche felici del fatto che, almeno per questa sera,  non c’è il caos di Milano ad attenderci, ma la quiete d’altri tempi della Val di Non. 


 
DATI GPS
Dislivello 1 602 m – km 16,61
 

Tourengänger: cristina, Marco27
Communities: Hikr in italiano


Minimap
0Km
Klicke um zu zeichnen. Klicke auf den letzten Punkt um das Zeichnen zu beenden

Galerie


In einem neuen Fenster öffnen · Im gleichen Fenster öffnen


Kommentare (7)


Kommentar hinzufügen

heliS hat gesagt: Non male!
Gesendet am 20. März 2012 um 10:56
Vi è andata bene ... mi sa che da queste parti il tempo è stato molto più inclemente!
Da quello che ho letto è una gita da fare d'inverno, l'anno prossimo magari mi ci accompagnate :)
S.

cristina hat gesagt: RE:Non male!
Gesendet am 20. März 2012 um 12:16
Abbiamo azzardato il viaggio ed è andata bene, il problema poi è che non vorremmo più tornare indietro! Sigh! L'escursione si può fare in qualsiasi stagione, lo spettacolo dei laghi Corvo è impagabile come le traversate e un'altra miliardata di cose :)

Ciao. Cri

heliS hat gesagt: RE:Non male!
Gesendet am 20. März 2012 um 12:27
Dicevo in inverno per la strada percorsa dal pullman.
Si, è vero, ci sono un sacco di cose splendide ancora da fare, compresi i ghiacciai e i 4.000 ... :)
S.

cristina hat gesagt: RE:Non male!
Gesendet am 20. März 2012 um 12:30
Non basterà una vita....

Cri

grandemago hat gesagt: Mi piacerebbe vederla col sole..
Gesendet am 20. März 2012 um 11:08
Questa cima l'ho fatta traversando dal Canziani al Lago Corvo......fino in cima nebbia.....poi acqua fino al rifugio.

Nel lontano mese di luglio 1970, militare, campo coi muli presso il Lago Corvo.....bufera di neve!!!
E' il destino!

Bye
Aldo

cristina hat gesagt: RE:Mi piacerebbe vederla col sole..
Gesendet am 20. März 2012 um 12:18
Si potrebbe pensare di tornarci che dici?

Ci facciamo un bel week appena aprono i rifugi.

Ciao ciao. Cri

grandemago hat gesagt: RE:Mi piacerebbe vederla col sole..
Gesendet am 20. März 2012 um 12:53
Non è una cattiva idea....

ciao
A


Kommentar hinzufügen»