Dopo la Val Cavalasca decido di andare a vedere la parallela Val Larciolo, l'idea iniziale è di salire al Pizzo Coroi dalla Bocchetta di Larciolo ma poi...
Da Garzott ci incamminiamo verso il ponte sul Rio Garzora intruppandoci con una marea di gente che sale alla Motterascio ed alla Greina, superato il torrente però noi giriamo a sinistra ed attraversiamo il Rio Larciolo, qui i segnavia e la folla scompaiono. Il sentiero però è ben visibile ed in breve siamo all'Alpe Larciolo, le baite sono chiuse e ben tenute, c'è un orticello con una meravigliosa insalata e l'erba è stata sfalciata da poco ma non c'è anima viva.
Ora dobbiamo trovare l'inizio del sentiero che entra nella valle, l'unico traccia visibile porta a sinistra, guardiamo la carta: porta verso la quota 1876...dalla parte opposta alla nostra meta, saliamo alla croce alle spalle delle baite, la carta indica l'inizio del sentiero alla fine del prato...boh! Salgo diritto e poco dopo sono su un tracciato piuttosto invaso dalla vegetazione ma tutto sommato ben visibile, sarà questo? Lo seguiamo per un po'...continua a salire mentre quello che entra in Val Larciolo dovrebbe mantenersi orizzontale...che facciamo? Lo seguiamo ed andiamo a vedere dove ci porta! Sulla carta non ce n'è traccia ma man mano che saliamo nel bosco la traccia si fa più marcata e più ripida. Quando usciamo dalla macchia però il discorso cambia: qui il prato è solcato solo da un'increspatura che sale ma a volte si perde. Raggiungiamo una selletta a Sud della quota 2219 del Filo di Stanga e raggiungiamo questa prima cima per poi ritornare sui nostri passi: al di là c'è un salto di roccia.
Poco sotto la cima, sul versante Val Cavalasca, stretto e ripido, c'è un sentiero che taglia il fianco fino a correre poi su una crestina che man mano si allarga. Ora non ci resta che salire alla cima principale che da qui ha un aspetto abbastanza imponente.
Saliamo dapprima su una cresta erbosa che man mano si restringe, poco sotto la cima si ha una visione impressionante sul ripido versante che da sulla Val Cavalasca, Giuseppe Brenna parla di un sentiero che attraversa questi fianchi per raggiungere la sella che precede il Toroi (questo però lo scopro poi a casa, it. 510 del Toroi) ...sicuramente però non passa di qui.
Proseguiamo, l'erba lascia spazio a delle roccette facili ma un poco infide, costellate però da magnifici fiori.
In cima ci attende un nugolo di mosche fameliche e fastidiosissime. Giusto il tempo di fare qualche foto e ridiscendiamo, seguendo il filo di cresta, e con qualche sosta per rifocillarci coi mirtilli, raggiungiamo la selletta a monte della quota 2108 e da qui, senza traccia, in direzione Nord e mantenendoci in quota, il sentiero percorso al mattino.
La fatica è compensata dalla visione di numerose stelle alpine.
Finalmente all'Alpe Larciolo sostiamo per un meritato pasto cui segue un'altrettanto meritata penichella.
Nata per caso si è rivelata poi una bella gita, belle le viste sull'Alpe Cavalasca dall'alto ed impressionanti le pareti che la sovrastano, ambiente decisamente solitario!
Partecipanti: io, Monica, Roberta ed Alberto.
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