Passo delle Colombe (2381 m) - Skitour
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La Valle del Sole ha un fascino irresistibile, almeno per me, e spesso ne sento il richiamo. Anche se ci sono appena stato, il richiamo non vuole tacere, e dunque rieccomi lì, vicino alle sorgenti del Brenno, attratto come una calamita da quella neve così bianca e da quel cielo così blu…
Parto dall’Alpe Casaccia senza pelli per poter scivolare dolcemente verso il ponticello che supera il Brenno e che è già senza neve. Una volta di là, pello e salgo in un bel bosco di cembri in direzione del Campo Solario (mai nome fu più appropriato!). Arrivato su questo splendido pianoro svolto a destra in direzione del’Alpe Gana e comincio a salire, mentre la pendenza si fa elevata. La neve primaverile, però, consente di salire senza “Z” e anche senza rampanti: le pelli tengono bene, e solo talvolta sono costretto ad aprire un poco le punte degli sci alla ricerca della massima aderenza e della minima possibilità di scivolamento all’indietro. Così per direttissima raggiungo il pianoro soprastante, che, anzi, presenta una leggerissima inclinazione in discesa. Il Pizzo delle Colombe o Campanitt me lo trovo sempre sulla mia destra, ma è solo un’illusione ottica. Infatti, percorso il falsopiano del Piano dei Canali e ricominciando a salire su bei pendii mi ritrovo evidentemente con il Pizzo delle Colombe sopra di me in linea retta e il Pizzo dell’Uomo a destra. I ripidi pendii dell’uno e dell’altro hanno già scaricato parecchio e la cosa mi dà una certa tranquillità. Alla fine del Piano dei Canali la pendenza si fa elevata ma, come prima, riesco a salire direttamente senza curve e arrivo così al Passo Colombe che era poi l’obiettivo di giornata: perfetto! Il Lago è invisibile, però scendendo un po’ verso i Motti, almeno si vede il Cadagno distintamente. Il Ritom invece rimane nascosto dal Mottone dell’Alpe di Piora. Le infinite guglie “dolomitiche” del Pizzo delle Colombe sono una vera gioia per gli occhi: rimango lì estasiato per un po’, poi preparo gli sci per la discesa (il piccolo tratto in salita per tornare al passo è fattibile anche così, data la pendenza quasi nulla). Scendo. La neve è sabbiosa e primaverile, ma mi impegno per non cadere e sorprendentemente riesco in questo esercizio. Anche se il pendio è ripido, riesco addirittura ad effettuare qualche curva divertente. Poi nell’ultimo tratto prima del falsopiano “lascio correre” per non dover spingere: ok anche questa manovra! Seguo praticamente il tragitto del mattino, salvo l’aggiramento di un blocco roccioso che passo a destra su di un bel canalino ripido nel quale mi tocca valicare anche lo scarico di una precedente valanga. Prima di arrivare sul piano del campo Solario raddrizzo gli sci in modo da tagliare quasi tutto il piano senza dover spingere e poi da lì mi butto verso l’ultima discesa prima di arrivare al ponte sul Brenno. Ancora un minuto e sono alla macchina.
Nonostante la neve fosse ben lontana dalla perfezione invernale, il divertimento non è mancato. Inoltre la quinta in cui si è svolta questa escursione è quanto di più bello si possa immaginare (e trovare!). E per finire, la valle del Sole oggi ha tenuto fede perfettamente (anche troppo, visto l’abbondante sudore, anche in discesa) al suo nome.
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