Forca (2123 m) e Passo Forca (2112 m) - Skitour
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Sembrava finito, l’inverno. Invece tre giorni di pioggia, e di neve in quota, hanno ridato una veste invernale alle nostre montagne un po’ spellacchiate. Il primo impatto con questa nuova situazione è da winter wonderland: arrivo ad Altanca e non mi sembra vero che sia tutto così bianco. Mi infilo immediatamente sul sentiero estivo, lasciando lo stradone per il ritorno. Raggiungo Valle (1647 m) e successivamente Valle di Sopra (1697 m), e da lì, in breve, Piora, passando sulla diga (innevata) del Lago Ritóm. Continuo su intuibile traccia in direzione Canariscio di Ritóm e, in un paesaggio sempre più incantato mi addentro nell’altipiano di Pinett. Il lago comincia ad apparire lontano. In prossimità di una cascina, che mi lascio sulla sinistra, effettuo un ultimo strappo e dopo 4 ore e 15’ eccomi al Passo Forca, con magnifica vista su Rodi, Fiesso, Prato e altre perle della Leventina. In breve raggiungo la vicina cima della Forca (2123 m), ma il vento impetuosissimo mi invoglia a togliermi da quella scomoda situazione. Senza togliere le pelli raggiungo dapprima il Passo e poi mi porto un poco più in basso, in una zona più tranquilla, per preparare gli sci per la discesa. Con tutta questa neve fresca si è formato uno zoccolo molto voluminoso tra le pelli e gli sci: il mio errore è stato quello di rimuoverlo non integralmente, contando sul fatto che la discesa l’avrebbe rimosso da sé. Invece, con mia grande sorpresa, le aderenze ghiacciate non spariscono con l'attrito con la neve circostante, e la discesa si rivela quindi un tormento, nel senso che gli sci non scivolano e rimangono inchiodati al terreno come se avessero dei ramponi a frenarli. Nel pianoro sottostante tento di ripulirli, ma per effettuare questa operazione bisogna togliere gli sci, e si sprofonda pesantemente. In ogni caso la situazione non migliora di molto e, ormai sfiduciato (con tutta quella polvere attorno! … e senza poterne approfittare!) raggiungo nuovamente la diga del Ritóm, dove ripulisco a dovere le solette completamente ricoperte da ghiaccio e neve. Adesso dovrebbe andare, penso, ma la via prescelta - la strada e non il sentiero estivo del mattino - presenta delle pendenze molto basse, e la neve, ormai pesante, pomeridiana e primaverile (ancorché fresca) si attacca ancora agli sci, e in più frena incredibilmente la discesa. Sono costretto a fermarmi altre due volte per pulire gli sci e per il resto, per poter scivolare almeno un po’, a tenere una posizione fortemente arretrata, in modo da rialzare le punte e permettere così un seppur limitato scivolamento. Arrivo all’auto dopo 8 ore di sci ai piedi (tra salita, varie pause tecniche e discesa), con i muscoli delle gambe e dell’inguine molto induriti. Comunque ho imparato qualcosa di nuovo: non sempre la neve che sembra bella è anche ideale per sciare. E tanto per cambiare, i maggiori problemi si sono presentati in discesa. Ma non importa, è tutta esperienza. E poi la regione di Piora è sempre indiscutibilmente stupenda. Una vera magia d’inverno.
PS Oltre alla solita dotazione invernale composta da martello, cacciavite, pinza, filo di ferro, nastro adesivo e mezza molletta, aggiungerò anche una bella spatola, per eliminare più facilmente dagli sci la neve appiccicosa.
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