Monte San Primo, sulla schiena del drago
|
||||||||||||||||||||||
Avete mai camminato allegramente sulla schiena di un enorme drago addormentato?
Questa è la sensazione che ho provato domenica seguendo il sentiero di cresta che porta al Monte S.Primo, la cima più alta della zona che si innalza come la testa di un antico guardiano pietrificato, intento a sorvegliare il lago nel mezzo dei suoi due rami .
Dopo il primo scollinamento presso il valico Alpe Spessola, si entra in un ameno boschetto druidico dove noto resti di falò estivi tra la neve ghiacciata.
Immagino siano i resti di alcuni riti pagani consumati nelle notti di plenilunio, a base di sacrifici animali e zanne gocciolanti che affondano nelle carni, chiamati barbecue.
La giornata radiosa sembra un anticipo di primavera, e attira gli amanti della montagna come orsi al miele, condividiamo la salita con tre simpatiche escursioniste bresciane, chiaccherando si uniscono a noi.
In due ore circa siamo sotto la croce in acciaio luccicante della cima, non amo molto questa invasività metallica sulle montagne, penso sempre che siamo un popolo di santi, navigatori e..di fabbri!
Sono sulla testa del drago, imbambolato come un tibetano che ha recitato i mantra, muovo passi lenti dominando l’orizzonte con gli occhi, e penso al mistero.
Mi stupisco sempre di come basti elevare il corpo dalla pianura formicolante per mettere in condizione anche la mente di librarsi leggera come un assolo di free jazz.
Dalla sommità delle montagne si ha la lucida sensazione che la vita sia molto di più di quella rappresentata in televisione, contenuta nel web o scritta in fantastiliardi di parole nelle biblioteche di tutto il mondo.
La sento come una miscela di libertà senza fine indipendente dalle leggi della fisica, amore allo stato cosmico, conoscenza illimitata su presente passato e futuro avvolti in una cartina Rizla impalpabile e invisibile da fumare, annusare o solamente tenere tra le labbra al bisogno.
Quassù, al di sopra della folla e della follia frenetica che chiamiamo quotidianità si trovano facilmente le chiavi preziose che ci aprono le porte dei luoghi magici del sogno , in un viaggio che è insieme rito e scoperta di noi stessi.
Alcuni cercano queste sensazioni di contatto con l’altra dimensione assumendo esagerate quantità di bevande fermentate, sniffando bianche polveri impalpabili o coltivando strani funghi che non vanno bene per il risotto; tutti elisir di autodistruzione.
CLIC!
Spengo Radio Coscienza e torno al presente.
Il sole, oggi scintillante e giallo come un limone maturo è il nostro riscaldamento a impatto zero e ci permette di pranzare e chiacchierare ad una temperatura gradevole. Il gruppo dei miei compagni bivacca pigramente sull’erba, sembrano una colonia di lucertole che ricaricano le batterie solari!
Il ritorno ripercorre le placche dorsali rivestite di neve zuccherosa del Godzilla lariano, stavolta calziamo i ramponi per maggiore sicurezza in discesa, ne rompo uno stringendo esageratamente i lacci…grr…con un moschettone comunque riesco a ripararlo, qualcuno cita Mc Gyver.
La giornata è al termine, un commando pacifico di assetati occupa il bar della Colma.
La fata del luppolo ancora una volta scioglie la fatica come un'aspirina effervescente nella schiuma di una birra in compagnia, si gettano le basi per la salita alla Capanna Margherita la prossima estate...questa però è un'altra storia...
Questa è la sensazione che ho provato domenica seguendo il sentiero di cresta che porta al Monte S.Primo, la cima più alta della zona che si innalza come la testa di un antico guardiano pietrificato, intento a sorvegliare il lago nel mezzo dei suoi due rami .
Dopo il primo scollinamento presso il valico Alpe Spessola, si entra in un ameno boschetto druidico dove noto resti di falò estivi tra la neve ghiacciata.
Immagino siano i resti di alcuni riti pagani consumati nelle notti di plenilunio, a base di sacrifici animali e zanne gocciolanti che affondano nelle carni, chiamati barbecue.
La giornata radiosa sembra un anticipo di primavera, e attira gli amanti della montagna come orsi al miele, condividiamo la salita con tre simpatiche escursioniste bresciane, chiaccherando si uniscono a noi.
In due ore circa siamo sotto la croce in acciaio luccicante della cima, non amo molto questa invasività metallica sulle montagne, penso sempre che siamo un popolo di santi, navigatori e..di fabbri!
Sono sulla testa del drago, imbambolato come un tibetano che ha recitato i mantra, muovo passi lenti dominando l’orizzonte con gli occhi, e penso al mistero.
Mi stupisco sempre di come basti elevare il corpo dalla pianura formicolante per mettere in condizione anche la mente di librarsi leggera come un assolo di free jazz.
Dalla sommità delle montagne si ha la lucida sensazione che la vita sia molto di più di quella rappresentata in televisione, contenuta nel web o scritta in fantastiliardi di parole nelle biblioteche di tutto il mondo.
La sento come una miscela di libertà senza fine indipendente dalle leggi della fisica, amore allo stato cosmico, conoscenza illimitata su presente passato e futuro avvolti in una cartina Rizla impalpabile e invisibile da fumare, annusare o solamente tenere tra le labbra al bisogno.
Quassù, al di sopra della folla e della follia frenetica che chiamiamo quotidianità si trovano facilmente le chiavi preziose che ci aprono le porte dei luoghi magici del sogno , in un viaggio che è insieme rito e scoperta di noi stessi.
Alcuni cercano queste sensazioni di contatto con l’altra dimensione assumendo esagerate quantità di bevande fermentate, sniffando bianche polveri impalpabili o coltivando strani funghi che non vanno bene per il risotto; tutti elisir di autodistruzione.
CLIC!
Spengo Radio Coscienza e torno al presente.
Il sole, oggi scintillante e giallo come un limone maturo è il nostro riscaldamento a impatto zero e ci permette di pranzare e chiacchierare ad una temperatura gradevole. Il gruppo dei miei compagni bivacca pigramente sull’erba, sembrano una colonia di lucertole che ricaricano le batterie solari!
Il ritorno ripercorre le placche dorsali rivestite di neve zuccherosa del Godzilla lariano, stavolta calziamo i ramponi per maggiore sicurezza in discesa, ne rompo uno stringendo esageratamente i lacci…grr…con un moschettone comunque riesco a ripararlo, qualcuno cita Mc Gyver.
La giornata è al termine, un commando pacifico di assetati occupa il bar della Colma.
La fata del luppolo ancora una volta scioglie la fatica come un'aspirina effervescente nella schiuma di una birra in compagnia, si gettano le basi per la salita alla Capanna Margherita la prossima estate...questa però è un'altra storia...
Communities: Hikr in italiano, Ticino Selvaggio
Minimap
0Km
Klicke um zu zeichnen. Klicke auf den letzten Punkt um das Zeichnen zu beenden
Kommentare (9)