Durante le vacanze al mare ho avuto modo di rivedere nel dettaglio i percorsi delle cime che mi piacerebbe raggiungere. Tra queste, il Pizzo Cramosino era una delle più quotate, anche visto il tentativo fallito dell'anno scorso. In un momento di follia, ecco però balenare l'idea di liquidarlo in un giorno, anziché due, come forse, del resto, è più logico. E così eccoci di partenza da Frasco alle sei di questa mattina; ho previsto sei ore di salita e suppergiù duemila metri di dislivello: una partenza di buon ora è d'obbligo!
La prima parte del percorso è ormai straconosciuta, ma ci aiuta a scaldare le gambe. Guardando la cartina, risulta più coerente abbandonare, alle cascine dell'Alpe dell'Efra, il sentiero (un bel T2 pulito e scorrevole) che porterebbe prima al Lago d'Efra, e in seguito alla Capanna Efra. Conosciamo ormai il percorso che si srotola circa quattrocento metri sopra, ossia quello che porta da Rifugio Costa alla Capanna Efra, e sappiamo che salendo in linea retta arriveremo a incrociarlo, proprio poco prima del bivio a Furnà, evitandoci così un giro panoramico, ma illogico.
La salita dalle cascine risulta estremamente difficoltosa: sterpi e erba bagnata c'impediscono un'ascesa agevole, ed è solo dopo due ore che arriviamo, finalmente, al bivio di Furnà. Qui si può proseguire dritto, e giungere al Rifugio Costa, oppure salire, imboccando la VAV, e salendo in quota, sapendo che la prima cima che s'incontrerà sarà proprio il Pizzo Cramosino. Da dove ci troviamo, mancano ancora circa settecento metri di dislivello. La temperatura è ancora sopportabile, e non ci sentiamo stanchi: procediamo quindi sul percorso bianco-blu-bianco. Al di là della decisa salita, che un po' spacca le gambe, il percorso è assolutamente visibile e ben curato: un vero lusso, la VAV! :)
Vi è un solo punto in cui bisogna davvero fare attenzione: il sentiero punta decisamente verso un visibilissimo e strettissimo valico nella dorsale del Pizzo Cramosino: è infatti proprio in quella grossa V che bisogna superare una quindicina di metri scalando. Dopo quel pezzo un po' (tanto) aereo, ci si trova infine a camminare sulla cresta del pizzo; la cresta si allarga notevolmente, e la vetta è praticamente visibile fin da subito: mancano però ancora duecento metri di dislivello, e la stanchezza (ora sì!) si fa sentire. Non è comunque nemmeno consentito pensare di lasciar perdere: arrivati fin lì, bisogna proseguire! E così, finalmente e dopo sei ore spaccate, eccoci in vetta!
Il panorama, com'è intuibile, è di quelli che tolgono il fiato: un piede in Val Verzasca, l'altro in Valle Leventina. Cime ovunque, creste che si srotolano da ogni parte. Il nostro vicino di casa, il Madom Gröss, è lì che svetta fiero, sebbene vi siano un po' di nuvole. Chi prosegue la VAV in direzione della Capanna Cògnora si trova a scendere un po' per poi risalire verso il Modom Gröss... siamo talmente stravolti che evitiamo di dire "La prossima volta, magari...!"!
Il rientro scegliamo di farlo un po' più soft, e quindi torniamo al bivio di Furnà, ma questa volta, anziché scendere in mezzo agli sterpi in direzione delle casine dell'Alpe Efra, optiamo per la via, decisamente più agevole, verso la Capanna Efra. Lago d'Efra, Frasco.
Giungiamo all'auto stanchi e accaldati, sentendo il forte sbalzo termico. Non si respira quasi, rispetto a su! Stanchezza e calore, comunque, non c'impediscono di fermarci lì vicino a bere la nostra birra di rito. Questa volta, sentiamo di averla meritata ancora di più!
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