Valzurio blues
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Valzurio è blues.
Lo capisci da come si apre indolente allo sguardo.Dicono che il blues nasca nei campi di cotone, e grazie alle abbondanti nevicate dei giorni scorsi oggi sembra di camminare in uno sconfinato e soffice tappeto ovattato.
Il cielo è di un azzurro sfacciato e insieme ad una quindicina di amici del CAI sto calcando le soffici distese della valle.L'aria tersa riempie il corpo di energia positiva, nemmeno quando viene il momento di indossare le ciaspole (per me "trappole") l'iperbole dell'umore curva verso il basso.
Il ritmo è lento e costante, molecole di benessere si rincorrono nell'aria, il mormorio dei miei compagni traccia la linea di basso.
Arrivano in coppia sudore e fatica, protagonisti indispensabili per una escursione che si rispetti.Intorno a me il paesaggio è così bello che verrebbe voglia di gettare in cielo manciate di semi per vedere fiorire le nuvole a sfidare i colori che dominano la valle: bianco e azzurro.
La magia senza formule della montagna si ripete, mi sento immerso e fuso nella corteccia dei pini e nel granito delle pareti rocciose.
La nostra guida, Grandemago improvvisa un assolo: un fuoripista tra larici e abeti che ci porta al cospetto del massiccio della Presolana.Ormai inebriati dalle blue note della valle proseguiamo dritti alle baite Pagherola di mezzo e alta.
Dopo un pranzo rigenerante, iniziamo incorporei la discesa, sempre divertente nella neve fresca. Come un colpo di grancassa un boato sordo, ci annuncia una slavina per fortuna molto lontana.La montagna ruggisce richiedendo rispetto.
Il ritorno scorre come un riff degradante in la minore.
Dolcemente, come le dita di B.B.King sulla sua gibson scendiamo con gli occhi gonfi di bellezza verso le auto, le note finali si estinguono nella schiuma di una birra in compagnia.
Lo capisci da come si apre indolente allo sguardo.Dicono che il blues nasca nei campi di cotone, e grazie alle abbondanti nevicate dei giorni scorsi oggi sembra di camminare in uno sconfinato e soffice tappeto ovattato.
Il cielo è di un azzurro sfacciato e insieme ad una quindicina di amici del CAI sto calcando le soffici distese della valle.L'aria tersa riempie il corpo di energia positiva, nemmeno quando viene il momento di indossare le ciaspole (per me "trappole") l'iperbole dell'umore curva verso il basso.
Il ritmo è lento e costante, molecole di benessere si rincorrono nell'aria, il mormorio dei miei compagni traccia la linea di basso.
Arrivano in coppia sudore e fatica, protagonisti indispensabili per una escursione che si rispetti.Intorno a me il paesaggio è così bello che verrebbe voglia di gettare in cielo manciate di semi per vedere fiorire le nuvole a sfidare i colori che dominano la valle: bianco e azzurro.
La magia senza formule della montagna si ripete, mi sento immerso e fuso nella corteccia dei pini e nel granito delle pareti rocciose.
La nostra guida, Grandemago improvvisa un assolo: un fuoripista tra larici e abeti che ci porta al cospetto del massiccio della Presolana.Ormai inebriati dalle blue note della valle proseguiamo dritti alle baite Pagherola di mezzo e alta.
Dopo un pranzo rigenerante, iniziamo incorporei la discesa, sempre divertente nella neve fresca. Come un colpo di grancassa un boato sordo, ci annuncia una slavina per fortuna molto lontana.La montagna ruggisce richiedendo rispetto.
Il ritorno scorre come un riff degradante in la minore.
Dolcemente, come le dita di B.B.King sulla sua gibson scendiamo con gli occhi gonfi di bellezza verso le auto, le note finali si estinguono nella schiuma di una birra in compagnia.
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