Rifugio Scermendone
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Breve gita di prevalente e cospicuo interesse panoramico ed ambientale sul dosso che corre parallelo alla Valtellina sopra i comuni di Ardenno e Buglio in Monte e a breve distanza dalla costiera Sasso Arso - Corni Bruciati. La poco frequentata via di ritorno permette di scendere a visitare la solitaria Val Terzana (o di Scermendone), lungo l'antico percorso pastorale Predarossa-Passo Scermendone-Passo Caldenno-Valle Airale. La presenza di neve, purchè in modesta quantità, non interferisce particolarmente con la difficoltà dell'itinerario; al contrario, un maggiore accumulo può causare pericolo di valanga in un breve tratto fra il rifugio ed il fondo della Val Terzana, oltre a creare problemi di orientamento fra i mughi e le gande del sentiero di collegamento con Predarossa. Attualmente le vere difficoltà si trovano sulla strada asfaltata di accesso a Predarossa: le bufere di fine ottobre hanno abbattuto centinaia di abeti, i cui tronchi spezzati e sradicati sono sparsamente accatastati sulla sede stradale, che risulta a tratti danneggiata anche nella struttura.
Parcheggiata l'auto nel piazzale che precede il ponte dove inizia il percorso a pedaggio (attualmente chiuso per impraticabilità), si prosegue inizialmente sulla carrozzabile asfaltata fin poco oltre il primo tornante, all'altezza del sentiero ben segnalato per il Rifugio Alpe Granda. E' un tracciato in traverso ascendente nel rado bosco, con pochi tratti ripidi e qualche passaggio disturbato dalle radici affioranti; raggiunta la verticale su Cataeggio, si oltrepassano le poche costruzioni dell'Alpe Baite Tajada, per poi cambiare bruscamente direzione risalendo il ripido pendio a monte. Il sentiero segue il comodo crinale fra i larici (qualche esemplare imponente e pluricentenario) fino a portarsi in accostamento all'ampia conca sommitale dell'Alpe Granda; intercettando la pista forestale che sale da Buglio al Rifugio Alpe Granda, la si segue - ridimensionata a misura di quad - alle spalle del bell'edificio in legno. Alternando tratti cementati ad altri a fondo naturale, la larga mulattiera traversa in quota sopra la sella erbosa della Merla (croce di legno alla convergenza dei sentieri) e, con lungo spostamento verso est, guadagnato dislivello con quattro tornanti, raggiunge i vastissimi pascoli di culmine dell'Alpe Scermendone. Oltrepassata la baita principale (la casera è più a ovest, in direzione del Pizzo Mercantelli), si procede sul crinale fra qualche roccetta affiorante e radi cespugli di ginepro e rododendro; superato il primo tratto di salita, ormai in vista dell'isolata chiesetta di San Quirico, si scende al livello dell'altopiano ondulato che ospita l'edificio religioso ed il Rifugio Scermendone; da qui la struttura del dosso di Scermendone si amplia e si complica: si affiancano costolature rocciose e vallette a pascolo, solcate da vari percorsi di transumanza, raggiungendo la massima larghezza nel tratto compreso fra il Lago Scermendone e la Croce dell'Olmo prima di affrontare la salita alla tonda sommità della Cima Vignone. Dalla chiesetta ci si sposta di poche decine di metri e si raggiunge la baita del rifugio, in realtà un bivacco sempre aperto e molto utilizzato dai cacciatori. In assenza di segnali - attualmente rimane solo il palo-sostegno di una delle voluminose indicazioni in uso quassù - ci si dirige verso nord per pochi passi, in direzione dell'affaccio sulla Val Terzana: troviamo due sentieri e, abbandonando quello di destra diretto alle baite presso il Lago Scermendone, imbocchiamo quello di sinistra che, inizialmente in saliscendi, poi in ripida discesa, si porta a raggiungere il fondovalle presso la baita di Q1987. In inverno è poco riconoscibile il sentiero che, volgendo a sinistra, scende direttamente nei pressi del Rifugio Scotti passando per Corticelle e accorciando di molto l'anello, per cui occorre procedere verso destra andando a varcare un vicino ponticello sul torrente della Val Terzana. Da qui, si segue verso sinistra la direzione del sentiero estivo, lungo un percorso accidentato fra i massi di rossa e sdrucciolevole serpentinite precipitati dallo sgretolamento del soprastante Sasso Arso; con ampie vedute sulla conca di Sasso Bisolo e sulla sequenza di tornanti per Predarossa, ci si dirige ad aggirare alla base le vaste gande fino ad attraversare una valletta che porta a sbucare al margine - strutture di una centralina idroelettrica - del piazzale di parcheggio di Predarossa. Per tornare a valle è attualmente consigliabile, a causa della devastazione forestale, seguire un misto della strada asfaltata e delle scorciatoie, peraltro ben segnalate a vernice grazie al fatto di essere sul percorso della skyrace "Trofeo Kima"; oltrepassato il Rifugio Scotti, appena prima di attraversare il torrente in direzione della galleria sulla carrozzabile, conviene scendere a destra - cartelli "area di cava" - seguendo un tratto di sentiero dismesso dal Kima: si arriverà proprio al parcheggio iniziale.
Parcheggiata l'auto nel piazzale che precede il ponte dove inizia il percorso a pedaggio (attualmente chiuso per impraticabilità), si prosegue inizialmente sulla carrozzabile asfaltata fin poco oltre il primo tornante, all'altezza del sentiero ben segnalato per il Rifugio Alpe Granda. E' un tracciato in traverso ascendente nel rado bosco, con pochi tratti ripidi e qualche passaggio disturbato dalle radici affioranti; raggiunta la verticale su Cataeggio, si oltrepassano le poche costruzioni dell'Alpe Baite Tajada, per poi cambiare bruscamente direzione risalendo il ripido pendio a monte. Il sentiero segue il comodo crinale fra i larici (qualche esemplare imponente e pluricentenario) fino a portarsi in accostamento all'ampia conca sommitale dell'Alpe Granda; intercettando la pista forestale che sale da Buglio al Rifugio Alpe Granda, la si segue - ridimensionata a misura di quad - alle spalle del bell'edificio in legno. Alternando tratti cementati ad altri a fondo naturale, la larga mulattiera traversa in quota sopra la sella erbosa della Merla (croce di legno alla convergenza dei sentieri) e, con lungo spostamento verso est, guadagnato dislivello con quattro tornanti, raggiunge i vastissimi pascoli di culmine dell'Alpe Scermendone. Oltrepassata la baita principale (la casera è più a ovest, in direzione del Pizzo Mercantelli), si procede sul crinale fra qualche roccetta affiorante e radi cespugli di ginepro e rododendro; superato il primo tratto di salita, ormai in vista dell'isolata chiesetta di San Quirico, si scende al livello dell'altopiano ondulato che ospita l'edificio religioso ed il Rifugio Scermendone; da qui la struttura del dosso di Scermendone si amplia e si complica: si affiancano costolature rocciose e vallette a pascolo, solcate da vari percorsi di transumanza, raggiungendo la massima larghezza nel tratto compreso fra il Lago Scermendone e la Croce dell'Olmo prima di affrontare la salita alla tonda sommità della Cima Vignone. Dalla chiesetta ci si sposta di poche decine di metri e si raggiunge la baita del rifugio, in realtà un bivacco sempre aperto e molto utilizzato dai cacciatori. In assenza di segnali - attualmente rimane solo il palo-sostegno di una delle voluminose indicazioni in uso quassù - ci si dirige verso nord per pochi passi, in direzione dell'affaccio sulla Val Terzana: troviamo due sentieri e, abbandonando quello di destra diretto alle baite presso il Lago Scermendone, imbocchiamo quello di sinistra che, inizialmente in saliscendi, poi in ripida discesa, si porta a raggiungere il fondovalle presso la baita di Q1987. In inverno è poco riconoscibile il sentiero che, volgendo a sinistra, scende direttamente nei pressi del Rifugio Scotti passando per Corticelle e accorciando di molto l'anello, per cui occorre procedere verso destra andando a varcare un vicino ponticello sul torrente della Val Terzana. Da qui, si segue verso sinistra la direzione del sentiero estivo, lungo un percorso accidentato fra i massi di rossa e sdrucciolevole serpentinite precipitati dallo sgretolamento del soprastante Sasso Arso; con ampie vedute sulla conca di Sasso Bisolo e sulla sequenza di tornanti per Predarossa, ci si dirige ad aggirare alla base le vaste gande fino ad attraversare una valletta che porta a sbucare al margine - strutture di una centralina idroelettrica - del piazzale di parcheggio di Predarossa. Per tornare a valle è attualmente consigliabile, a causa della devastazione forestale, seguire un misto della strada asfaltata e delle scorciatoie, peraltro ben segnalate a vernice grazie al fatto di essere sul percorso della skyrace "Trofeo Kima"; oltrepassato il Rifugio Scotti, appena prima di attraversare il torrente in direzione della galleria sulla carrozzabile, conviene scendere a destra - cartelli "area di cava" - seguendo un tratto di sentiero dismesso dal Kima: si arriverà proprio al parcheggio iniziale.
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