Al rifugio Grassi...come una volta e con tanti ricordi!
|
||||||||||||||||
L’idea iniziale era di salire al Resegone ma, al piazzale della funivia piove e ci sono 6° per cui ci viene da pensare che molto facilmente pioverà per buona parte della salita, quindi per salvare la giornata puntiamo per l’ennesima volta al Rifugio Tavecchia.
A Introbio già piove meno e la cosa non può che rallegrarci.
Partiamo armati di ombrellino e con calma serafica risaliamo la Val Biandino. Incrociamo Giulio che sta scendendo per liberare la strada da dei massi caduti recentemente, non creano problemi ma sembra mettano a disagio chi sale…non tutti sanno che in montagna i sassi possono cadere…c’è solo da sperare di non passare in quel momento!!!!
Intorno ai 1200 m ca comincia a nevicare, per cui giunti al rifugio Tavecchia, decidiamo di provare a salire nuovamente al rifugio Grassi, chiuso.
Seguiamo la pedonata per il rifugio Pio X che, non essendo passati i gestori del rifugio Grassi, compie il vecchio tracciato.
Ormai sono anni che siamo abituati al pistone di ciaspole, oggi invece un’unica pedonata, due persone davanti a noi.
Ci sembra di essere tornati ai vecchi tempi, quando si saliva in fila indiana, rigorosamente uno dietro l’altro.
Raggiungiamo e diamo il cambio alla coppia di signori che ha lavorato anche per noi fino a questo momento.
L’assenza delle ciaspole si sente parecchio, neve ne è scesa e ne sta scendendo tanta e della vecchia traccia si vede ormai pochissimo, anche la meteo non aiuta nell’individuarla.
Il ritmo di salita è lentissimo. Fino al primo paletto bene o male riusciamo a seguire la vecchia traccia, da qui in poi la cosa si fa più complicata e sono più le volte che siamo con la neve al cavallo dei pantaloni.
L’altra coppia è ormai parecchio distante e siamo tentati di tornare indietro. Ma è la prima volta, in venti e più anni che saliamo alla Grassi, che ci ritroviamo a essere i primi e anche gli unici…beh in fondo in fondo ce la stiamo godendo!
Perdiamo per qualche momento i paletti e ci spostiamo troppo a sx, una breve schiarita ci fa vedere il P.so Camisolo a pochi passi da noi ma più a dx, lo miriamo e ci siamo.
Del rifugio non si vede l’ombra. Adocchiamo il primo paletto che ci mette sulla retta via, poi il secondo e il terzo e finalmente appare la sagoma del rifugio. In un attimo siamo nel bussolotto.
Thermos, un po’ di cioccolato, ci copriamo di più e ritorniamo sui nostri passi prima che spariscano…
Degli altri due non c’è traccia, hanno rinunciato. Anche la discesa, seppur più veloce, non sarà una passeggiata.
Torniamo al rifugio Tavecchia dove approfittiamo della calma per asciugare giacche e guanti, mangiare qualcosa e chiacchierare lungamente con Giulio che al momento può permetterselo.
Man mano che il rifugio si riempie, il casino aumenta e noi siamo costretti a lasciare l’amico al suo lavoro, calma finita!
Nevica ancora in maniera copiosa fin quasi al secondo ponte. Poi più niente. Scendiamo a Introbio, passando dalla cascata e giungendo al vecchio posteggio dove lasciavamo le auto, quando a Sant’Ambrogio salivamo alla Grassi con il nostro gruppo Cai.
Quanti ricordi. In fila indiana dalla Pio X alla Grassi, a volte capitava di dover recuperare panettoni o altro all’ultima porta della teleferica per dare una mano ai Buzzoni, mega mangiate e bevute di “quel che ghè”, discese a rotta di collo nella neve cercando di affondare i vecchi che ci accusavano di mancar loro rispetto e per finire cambiarsi scarponi e indumenti bagnati alla luce delle frontali sperando di non lasciare nulla nel posteggio…tanti anni fa!
Kommentare (8)