Traversata della Zeda e monte Bavarione
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Tra i numerosi, magnifici, balconi sul Lago Maggiore che ho avuto il piacere di visitare, mancava il monte Zeda, o "la Zeda" come lo chiamano i locals.
La ragione è presto detta e consta nello stressantissimo viaggio in auto di avvicinamento, tuttavia, questa mattina, l'urgenza di montagna e il vento mi convincono ad avvinarmi a questa celebrata piramide, visibile sin da casa mia.
Stress doveva essere e stress è stato: all'uscita di Verbania sulla A26 ero già moderatamente stressato; togliere il moderatamente dopo le code del traffico mattutino sulla SS34 in direzione di Intra. Dopo il centro, a sinistra, seguendo le indicazione per il centro Auxiologico Italiano, ci sono 22 km di curve e salite per raggiungere Piancavallo via Premeno e infine, la sterrata della linea Cadorna che mi vedo costretto a guidare per paura di non stare nei tempi. Insomma, a Pian Puzzo non ce l'ho fatta proprio più e ho lasciato l'auto incamminandomi sulla strada di sinistra che, in leggera ascesa, conduce in mezzoretta al Passo Folungo dove è peraltro possibile arrivare con l'auto via alpe Archia.
Dal passo, decido di abbandonare la strada Cadorna affidandomi al sentiero che taglia i tornanti calcando la cresta. Il Primo tratto è comodo, il secondo un po' meno e c'è pure un pezzetto attrezzato, comunque molto semplice.
Uscito sulla strada, il bivacco di Pian vadà è ben visibile e si raggiunge percorrendo lo sterrato per un paio di chilometri. Dal bivacco proseguo ancora, la strada diviene sentiero e con un traverso giunge in località Piè di Zeda.
Decido per la via più breve, la cresta Est che raggiunge la cima dopo trecento metri di faticoso dislivello.
L'arrivo in vetta, dopo due ore dalla partenza, ripaga da ogni fatica. Se ciò avviene quasi sempre, oggi in particolar modo! La via di salita aveva offerto degli antipasti di bellezza ma da quassù, grazie al vento (raffiche talvolta fastidiose), la bellezza è impagabile.
Si vede l'arco alpino dal Monviso alla Valtellina e sotto c'è il lago, con i suoi mille toni di blu che tolgono il fiato.
Poco spazio alla poesia, ho fretta, pertanto scendo da cresta Sud, verso la Marona che non raggiungerò perché alla sua base, volgo a sinistra per traversare la pancia della montagna e tornare a Piè di Zeda.
Cammino ora spedito sulla strada Cadorna evitando sentieri dolorosi e giungo al Passo Folungo dove un traccione sul panettone opposto mi invita alla salita.
Lo faccio e in breve raggiungo la simpatica cupola del monte Bavarione che regala fotografie di prim'ordine sul gruppo Vadà-Zeda-Marona.
Per il versante opposto mi abbasso tra prati, radi boschi intrisi di foliage e roccette verso l'alpe Archia che raggiungo non senza il solito, rituale ravanage. Scavalco un apio di cancelli, trovo la sterrata e i meno di mezz'ora sono di nuovo a Pian Puzzo, dove l'auto, per nulla annoiata, mi attende da cinque ore abbondanti.
Il dilivello tiene conto dell'ascesa al Bavarione; tempi comprensivi di pause (non più di trenta minuti complessivi).
Sviluppo: 15 km circa; SE: 25 km circa.
La ragione è presto detta e consta nello stressantissimo viaggio in auto di avvicinamento, tuttavia, questa mattina, l'urgenza di montagna e il vento mi convincono ad avvinarmi a questa celebrata piramide, visibile sin da casa mia.
Stress doveva essere e stress è stato: all'uscita di Verbania sulla A26 ero già moderatamente stressato; togliere il moderatamente dopo le code del traffico mattutino sulla SS34 in direzione di Intra. Dopo il centro, a sinistra, seguendo le indicazione per il centro Auxiologico Italiano, ci sono 22 km di curve e salite per raggiungere Piancavallo via Premeno e infine, la sterrata della linea Cadorna che mi vedo costretto a guidare per paura di non stare nei tempi. Insomma, a Pian Puzzo non ce l'ho fatta proprio più e ho lasciato l'auto incamminandomi sulla strada di sinistra che, in leggera ascesa, conduce in mezzoretta al Passo Folungo dove è peraltro possibile arrivare con l'auto via alpe Archia.
Dal passo, decido di abbandonare la strada Cadorna affidandomi al sentiero che taglia i tornanti calcando la cresta. Il Primo tratto è comodo, il secondo un po' meno e c'è pure un pezzetto attrezzato, comunque molto semplice.
Uscito sulla strada, il bivacco di Pian vadà è ben visibile e si raggiunge percorrendo lo sterrato per un paio di chilometri. Dal bivacco proseguo ancora, la strada diviene sentiero e con un traverso giunge in località Piè di Zeda.
Decido per la via più breve, la cresta Est che raggiunge la cima dopo trecento metri di faticoso dislivello.
L'arrivo in vetta, dopo due ore dalla partenza, ripaga da ogni fatica. Se ciò avviene quasi sempre, oggi in particolar modo! La via di salita aveva offerto degli antipasti di bellezza ma da quassù, grazie al vento (raffiche talvolta fastidiose), la bellezza è impagabile.
Si vede l'arco alpino dal Monviso alla Valtellina e sotto c'è il lago, con i suoi mille toni di blu che tolgono il fiato.
Poco spazio alla poesia, ho fretta, pertanto scendo da cresta Sud, verso la Marona che non raggiungerò perché alla sua base, volgo a sinistra per traversare la pancia della montagna e tornare a Piè di Zeda.
Cammino ora spedito sulla strada Cadorna evitando sentieri dolorosi e giungo al Passo Folungo dove un traccione sul panettone opposto mi invita alla salita.
Lo faccio e in breve raggiungo la simpatica cupola del monte Bavarione che regala fotografie di prim'ordine sul gruppo Vadà-Zeda-Marona.
Per il versante opposto mi abbasso tra prati, radi boschi intrisi di foliage e roccette verso l'alpe Archia che raggiungo non senza il solito, rituale ravanage. Scavalco un apio di cancelli, trovo la sterrata e i meno di mezz'ora sono di nuovo a Pian Puzzo, dove l'auto, per nulla annoiata, mi attende da cinque ore abbondanti.
Il dilivello tiene conto dell'ascesa al Bavarione; tempi comprensivi di pause (non più di trenta minuti complessivi).
Sviluppo: 15 km circa; SE: 25 km circa.
Tourengänger:
rochi
Communities: Alpinismo Cabaret!, Hikr in italiano
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