Un Alone non può oscurare la Corna di Sonclino, e nemmeno il tetto di una baita...
Oggi sfruttiamo la finestra di bel tempo ma dopo la recente nevicata preferiamo goderci un panorama più primaverile, quindi, va da se allora che la bassa quota sarà il luogo ove ci butteremo a testa bassa.
Partiamo da Alone, grazioso e solitario borgo sito nella Valle Sabbia e parcheggiata l’auto in uno dei tanti stalli disponibili ci incamminiamo verso N/O passando dalla soprastante Chiesa di S. Rocco. Per una buona oretta calchiamo una piccola strada a.s.p. cementata che sembra non finire mai dove a volte si strappa in maniera decisa, poi arrivati in Loc. Peruasso, passiamo accanto alla Baita omonima puntando poi in maniera decisa verso O su un sentiero ora tipicamente di montagna.
Intercettata una flebile traccia che sta su una crestina erbosa, abbandoniamo il sentiero che porta alla Passata Vallazzo, puntiamo secchi verso un anonima cima che quotiamo, mentre sotto di noi vediamo il sentiero Partigiano che porta verso la Corna di Sonclino.
In questo tratto si passano alcune zone leggermente esposte e un paio di baite fra cui la Tesa Guizzi, luogo di un duplice omicidio di stampo nazifascista consumatosi il 19/4/1945, arrivati alla Forcella dei Quattro Comuni, con un ultimo breve strappo ci portiamo prima alla Corna di Sonclino, e poi subito dopo alla vicinissima Anticima Est.
Dopo esserci goduti per qualche minuto il bel panorama che ci circonda, ora ripartiamo seguendo la comoda cresta che viaggia in direzione S/E, oltrepassato Campo di Gallo ci portiamo verso la Chiesetta degli Alpini luogo dell’ennesimo eccidio nazifascista. Qua ci fermiamo per pranzare visto la gran comodità del posto.
Ora si riparte seguendo sempre la comoda cresta e dopo una serie di brevi saliscendi, ecco spuntare davanti a noi il M.Dossone dove ci arriviamo senza troppa fatica. Lungo questa linea si attraversano bellissime baite ben curate.
Pian piano che procediamo, il tipo di terreno si fa più impegnativo anche se mai difficile, guadagnata una zona più rocciosa, seguiamo la flebile traccia che rimane sempre in cresta finché ad un bel momento ci ritroviamo incredibilmente sopra il TETTO DI UNA BAITA in ristrutturazione, la zona è quella del Dos de le Streseghe. Dopo aver camminato sul tetto come un duo di carpentieri senza trovare una via di “fuga” verso il basso, siamo ritornati sui nostri passi per qualche metro ed intercettata una zona idonea alla discesa, su ripido paglione ci siamo riportati sulla via ufficiale. Qua una domanda mi sorge spontanea: chi ha dato il permesso di costruire una sorta di chalet tra queste belle rocce? Va be che a Lumezzane ci sono molti benestanti,ma…
Superata la Passate Brutte, ora il tipo di terreno si fa decisamente più impegnativo ed incredibilmente roccioso, dove anche piccoli pinnacoli fanno la loro comparsa, giunti alla Baita Bubulì, lasciamo sulla destra il 3V (peccato) e stando sotto il filo di cresta come da segnalazione ci portiamo sul M. Madonna di Facqua ri-intercettando il sentiero 3V.
Si continua ora sul filo di cresta, a volte esposto se non molto esposto, zigzagando tra le rocce si attraversano punti in cui bisogna fare uso delle mani; con attenzione passiamo prima una bella e breve paretina superata grazie anche all’ausilio di una corda fissa, intercettato uno strettissimo canalino, con passaggi di I°+ II° in disarrampicata ci portiamo fuori da questa zona decisamente da fare con accortezza.
Oramai siamo fuori dai guai e una volta giunti al Passo La Brocca, come da indicazioni proseguiamo verso il M. Prealba, non prima di effettuare una deviazione che ci porta sulla vicina e panoramica Punta Camoghera. E’ tutto un continuo saliscendi fino alla Forcella di Prealba, dove con un ultimo strappo guadagniamo l’ultima cima della giornata, il M. Prealba.
Firmato il libro di vetta, ora ritorniamo sui nostri passi portandoci di nuovo al Passo La Brocca evitando il Camoghera, intercettata la sterrata che scende verso N la seguiamo senza problemi sino ad arrivare alla Cascina Sea, da qua, seguendo il bel sentiero che corre sotto il filo di cresta arriviamo nei pressi della Santella di S.Anna dove ora il sentiero si trasforma in strada bitumata.
Siamo quasi alla fine della nostra escursione e la stanchezza si fa sentire, quando finalmente guadiamo il torrente che sta proprio sotto Alone, con la strada che poi risale gli ultimi metri, il sorriso ritorna sui nostri visi, la fresca birra che ci aspetta al bar Cisco di Casto sembra darci di nuovo la carica. Almeno per me, Rosa sulla via del ritorno a Brescia si farà un bel riposino come saprebbe fare solo Nonna Abelarda!
Nota 1): Interessante giro nella Valle Sabbia dove i sentieri Partigiani sono innumerevoli; a parte i tratti bitumati l’escursione è veramente soddisfacente e attraversa ambienti molto diversi fra loro dove la zona più rocciosa in alcuni tratti è da affrontare con molta attenzione. Ben curate le zone dove le baite sono più presenti, un netto miglioramento estetico rispetto a quando tre anni fa passai da queste parti.
Nota 2): Eric…sul Tetto.
TETTO.
La baita fra le rocce fa proprio un grande effetto,
ha tante belle cose ma manca di un oggetto,
non certo ‘na scarpiera ma un liscio mobiletto.
Tetto,
la forma e la struttura è roba da baretto,
se entri dalla porta poi paghi il tuo biglietto,
ci piscio sopra i muri per fargli un bel dispetto.
Tetto,
se penso a chi l’ha fatto mi tiro giù il berretto,
è roba da mafiosi con tanto di baffetto,
fanculo al costruttore… ed anche all’architetto.
Preparo del tritolo con fare da folletto, e in fondo mi domando: che cazzo è mai sto Tetto?
A’ la prochaine! Menek,Rosa
Kommentare (14)