T3 in città: Goj e Campaccio per vie "direttissime"
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Un'ampia pausa durante la mattina mi convince ad uscire per una passeggiata con meta principale il monte Goj, elevazione del parco Spina Verde di Como, che si erge proprio sopra il luogo in cui lavoro.
Ne uscirà una bella ed articolata gita che provo a riassumere per sommi capi:
- da via Madruzza mi porto sulla strada per Lecco, l'attraverso e mi infilo in via Palazzetto; dopo pochi metri prendo a destra e raggiungo un prato che costeggia un condominio. Al fondo del prato comincia il sentiero che sale con dolci tornanti in un bosco subito fitto sino a pervenire ad una radura dove si trova il "Sass de la Stria", una formazione rocciosa in cui sono visibili coppelle ed iscrizioni risalenti a qualche migliaio di anni fa. Ci sono poi iscrizioni ben più recenti ad uso studio delle generazioni future per comprendere questo tempo strano.
- A sinistra del Sass un sentiero con qualche marcatura risale il costone molto ripido dove in qualche caso è bene aggrapparsi alle numerose piante per non scivolare.
- Dopo un centinaio di metri di dislivello, il sentiero esce nel pianoro occupato dalla baita Monte Goj, alla cui sinistra parte un ulteriore tracciato che dapprima adduce ad un belvedere su Como e quindi raggiunge la cima del monte purtroppo dominata da un antennone per le comunicazioni.
- Stante ai pannelli indicatori, tuttavia la cima sembra essere qualche decina di metri più in là, raggiungibile con sentiero bollato in bianco: superata una seconda antenna, pervengo infine ad una terza situata sulla vetta vera e propria che secondo le indicazioni potrebbe avere un ulteriore nome (Monte Tre Croci).
- Da questo punto c'è un secondo belvedere con vista di ampio respiro sul lago, mentre volgendo lo sguardo a Est, noto, separata da una valle, un'elevazione che giudico interessante.
- Per gippabile di servizio mi abbasso sino alla strada di Lipomo ove intercetto il sentiero vita della Val Basca. Lo percorro in interessante ambiente bucolico (nulla farebbe pensare di essere a qualche decina di metri dall'urbanizzazione scatenata di una città moderna) sino ad un ponticello che attraverso ritrovandomi alle pendici del monte che avevo precedentemente puntato.
- Vari e larghi sentieri sembrano salire sfruttando sviluppo e tornanti, tuttavia oggi sono per le direttissime, quindi appena la vegetazione lo consente comincio a salire la verticale che punta la vetta. Dopo un primo tratto piuttosto ripido intercetto il sentiero normale ma subito intravvedo un'altra ineterssante via di salita che passa in un canale discendente dalla cima. Mi infilo in detto canale e lo risalgo su terreno irto e molto scivoloso. Qui l'uso delle mani è d'obbligo, per aggrapparsi alle piante quando ci sono e all'erba quando queste sono assenti.
- Esco a pochi metri della cima e mi accorgo che l'accesso è ostruito da una recinzione che potrei scavalcare ma qualcosa mi dice di lasciar perdere. Tra le fronde del bosco. ora fitto, si nota una villa e qualcosa di simile ad una cappella.
- Non domo, percorro il perimetro della recinzione per trovarmi su una carrareccia dalla parte opposta dove fa bella mostra di sè un'imponente cancellata super presidiata da telecamere e tecnologie varie. Deduco che la rinuncia a scavalcare la recinzione sia stata una saggia idea! Un cartello indica "Campaccio" e "Boschirolo" e, non essendo riuscito a reperire altre informazioni sul nome di questo collinone, per me resterà il Campaccio.
- Ora su largo sentiero che presto diviene strada carrabile, scendo veloce per ritrovarmi in località Trecallo sulla trafficatissima via Canturina. Non mi resta che percorrererla respirando smog transitando per Albate e Muggiò sino a rientrare al lavoro dopo due ore e mezzo di piacevolissimo camminare su montagne modeste ma affascinanti a pochi passi dal centro di Como.
Sviluppo: 8 km circa; SE: 11.5 km circa; tempi comprensivi di quindici minuti di pausa.
Ne uscirà una bella ed articolata gita che provo a riassumere per sommi capi:
- da via Madruzza mi porto sulla strada per Lecco, l'attraverso e mi infilo in via Palazzetto; dopo pochi metri prendo a destra e raggiungo un prato che costeggia un condominio. Al fondo del prato comincia il sentiero che sale con dolci tornanti in un bosco subito fitto sino a pervenire ad una radura dove si trova il "Sass de la Stria", una formazione rocciosa in cui sono visibili coppelle ed iscrizioni risalenti a qualche migliaio di anni fa. Ci sono poi iscrizioni ben più recenti ad uso studio delle generazioni future per comprendere questo tempo strano.
- A sinistra del Sass un sentiero con qualche marcatura risale il costone molto ripido dove in qualche caso è bene aggrapparsi alle numerose piante per non scivolare.
- Dopo un centinaio di metri di dislivello, il sentiero esce nel pianoro occupato dalla baita Monte Goj, alla cui sinistra parte un ulteriore tracciato che dapprima adduce ad un belvedere su Como e quindi raggiunge la cima del monte purtroppo dominata da un antennone per le comunicazioni.
- Stante ai pannelli indicatori, tuttavia la cima sembra essere qualche decina di metri più in là, raggiungibile con sentiero bollato in bianco: superata una seconda antenna, pervengo infine ad una terza situata sulla vetta vera e propria che secondo le indicazioni potrebbe avere un ulteriore nome (Monte Tre Croci).
- Da questo punto c'è un secondo belvedere con vista di ampio respiro sul lago, mentre volgendo lo sguardo a Est, noto, separata da una valle, un'elevazione che giudico interessante.
- Per gippabile di servizio mi abbasso sino alla strada di Lipomo ove intercetto il sentiero vita della Val Basca. Lo percorro in interessante ambiente bucolico (nulla farebbe pensare di essere a qualche decina di metri dall'urbanizzazione scatenata di una città moderna) sino ad un ponticello che attraverso ritrovandomi alle pendici del monte che avevo precedentemente puntato.
- Vari e larghi sentieri sembrano salire sfruttando sviluppo e tornanti, tuttavia oggi sono per le direttissime, quindi appena la vegetazione lo consente comincio a salire la verticale che punta la vetta. Dopo un primo tratto piuttosto ripido intercetto il sentiero normale ma subito intravvedo un'altra ineterssante via di salita che passa in un canale discendente dalla cima. Mi infilo in detto canale e lo risalgo su terreno irto e molto scivoloso. Qui l'uso delle mani è d'obbligo, per aggrapparsi alle piante quando ci sono e all'erba quando queste sono assenti.
- Esco a pochi metri della cima e mi accorgo che l'accesso è ostruito da una recinzione che potrei scavalcare ma qualcosa mi dice di lasciar perdere. Tra le fronde del bosco. ora fitto, si nota una villa e qualcosa di simile ad una cappella.
- Non domo, percorro il perimetro della recinzione per trovarmi su una carrareccia dalla parte opposta dove fa bella mostra di sè un'imponente cancellata super presidiata da telecamere e tecnologie varie. Deduco che la rinuncia a scavalcare la recinzione sia stata una saggia idea! Un cartello indica "Campaccio" e "Boschirolo" e, non essendo riuscito a reperire altre informazioni sul nome di questo collinone, per me resterà il Campaccio.
- Ora su largo sentiero che presto diviene strada carrabile, scendo veloce per ritrovarmi in località Trecallo sulla trafficatissima via Canturina. Non mi resta che percorrererla respirando smog transitando per Albate e Muggiò sino a rientrare al lavoro dopo due ore e mezzo di piacevolissimo camminare su montagne modeste ma affascinanti a pochi passi dal centro di Como.
Sviluppo: 8 km circa; SE: 11.5 km circa; tempi comprensivi di quindici minuti di pausa.
Tourengänger:
rochi
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