Ferrata Gamma 2 e Resegone (1.875m)


Publiziert von botticchio , 17. Oktober 2016 um 22:04. Text und Fotos von den Tourengängern

Region: Welt » Italien » Lombardei
Tour Datum:25 September 2016
Wandern Schwierigkeit: T2 - Bergwandern
Klettern Schwierigkeit: III (UIAA-Skala)
Klettersteig Schwierigkeit: K5 (SS)
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Aufstieg: 900 m
Abstieg: 900 m
Strecke:6,7km

Proposta da amici di Martina, decidiamo senza pensarci due volte di affrontare la famigerata e temuta (a ragion veduta) Ferrata Gamma 2 del Resegone. Oggi la squadra è composta da me (Federico), Martina, Fabrizio, Fabio (l’unico ad averla già percorsa) e Tiziano.



La Gamma 2 è ben nota per le sue difficoltà tecniche e muscolari. Questo, unito agli inusuali 500m di dislivello e 900m di sviluppo la rende ancor più temuta. Decidiamo perciò di focalizzare la giornata sulla ferrata iniziando l’escursione dai Piani d’Erna appoggiandoci alla funivia.

Incontratici presto al mattino al piazzale della funivia (pedaggio di 2€/gg per usufruire del parcheggio antistante) saliamo sulla corsa delle 8:15. Prezzi e orari sono disponibili sul sito. In meno di 10 minuti siamo ai Piani d’Erna. Breve discesa verso la Bocca d’Erna, seguiamo il facile sentiero 5 fino al Pian Delle Bedulette, dove teniamo la sinistra imboccando il sentiero 1. Dopo circa 300m di sviluppo, nei pressi di un evidente crocefisso, decidiamo di imbragarci perché il cartello di attacco ferrata si trova poco più avanti sulla sinistra.

La prima breve porzione di ferrata non presenta particolari difficoltà. Subito dopo si presenta il primo camino in cui è necessario sfruttare il più possibile i piedi per evitare di affaticare le braccia. Fortunatamente la progressione è aiutata dalla presenza di staffe.

Superato il camino si scollina immediatamente e un sentiero pianeggiante ci conduce alla base di una impressionante parete lungo la quale si svilupperà buona parte della ferrata, culminando nel famoso traverso esposto. Attacchiamo quindi la grande parete: le difficoltà aumentano e l’uso della catena è inevitabile per progredire i numerosi diedri che si susseguono. La presenza di buoni appigli è molto scarsa, così come quella di buoni appoggi. Fortunatamente gli scarponi da alpinismo mi hanno permesso di sfruttare le piccole tacche e un minimo di aderenza.

Gli ultimi due diedri prima dell’uscita sotto la parete del traverso gli sforzi fisici si fanno più importanti. Se non superati in velocità, i passaggi consumano velocemente le energie ed è qui che Fabrizio, affaticato dai precedenti tratti, a malincuore rinuncia a proseguire. Martina decide di accompagnarlo nella difficile discesa mentre io, Fabio e Tiziano proseguiamo.

Giungiamo quindi nella parte finale della grande parete percorsa ormai quasi nella sua interezza. Ai piedi del traverso è presente una comoda sella erbosa che permette il recupero delle energia in tutta tranquillità e sicurezza. Non è però possibile aggirarlo; l’unica via di fuga, se così si può chiamare, è la discesa dalla ferrata appena percorsa. Vediamo dei ragazzi salire, superandoci, attrezzati con scarpette da arrampicata. Giunto al mio turno l’adrenalina sale. L’esposizione del traverso è davvero notevole e dopo un primo tratto di traverso senza l’aiuto di staffe, la catena procede verticale e alcune staffe facilitano la messa in sicurezza. Non ho avuto particolari problemi grazie ad una progressione veloce fino a metà parete, dove grazie ad un piccolo scalino di roccia ho potuto “rilassarmi”. L’uscita dalla parete è nettamente più appoggiata.

Superata questa difficoltà la ferrata si fa più arrampicabile. Il sentiero scende leggermente e aggira un torrione. Si giunge quindi alla base del temuto canale finale. Il canale è stretto, quasi verticale e richiede l’uso dell’opposizione nella maggior parte del suo evolversi. La parete di destra ha buoni appoggi, mentre in quella di sinistra scarseggiano ed è necessario sfruttare l’aderenza. La catena in alcuni tratti è un po’ lasca e se si è mal posizionati l’effetto pendolo è assicurato. Personalmente ho lavorato molto con la catena per sopperire alla mancanza di sicurezza dell’aderenza della parete sinistra. Giunto a metà canale la forza nelle mani iniziava a venire meno. Un paio di minuti per riposarmi e studiare il tragitto e con molta fatica anche l’ultimo tratto del canale e della ferrata diventa un piacevole, seppur faticoso ricordo.

Con qualche passo sbuchiamo al Dente del Resegone. Da qui, seguendo il sentiero 10 raggiungiamo dopo pochi minuti la Punta Cermenati. Foto di rito e pranzo al mai così affollato Rifugio Azzoni. Discesa dal sentiero 1 fino al Pian delle Bedulette, dove ci riagganciamo al sentiero 5 dell’andata e da qui ai Piani d’Erna. Pausa veloce al Bar Milani, coda di mezz'ora abbondante per salire sulla funivia e ricongiungerci con Martina e Fabrizio al parcheggio del piazzale.

Fondamentale disporre di calzature adeguate, guanti da ferrata e uno spezzone di corda con discensore, in caso di problemi.

Il rientro di Fabrizio e Martina

Riprendo dal quinto paragrafo di Federico, dal punto in cui io e Fabrizio decideremo di abbandonare la salita. Come già sottolineato da Federico, la ferrata richiede una buona preparazione fisica, non solo nelle gambe ma anche nella parte superiore, motivo per cui il mio compagno, resosi conto di non avere abbastanza forza nelle braccia per affrontare i successivi difficili passaggi, capisce che non fosse il caso di proseguire. Valutiamo le opzioni, sono davvero poche. Decido così di tentare la discesa, a mio avviso fattibile se intervallata da molte pause e accurata attenzione, per lo meno dal punto in cui ci troviamo noi.

Lasciato passare un ragazzo e attesi 10 minuti, inizio a scendere, seguita da Fabrizio. Non vi descriverò tutti i passaggi, già descritti da Federico per la salita, ma vi informerò solamente su come siamo scesi senza alcun ostacolo fortunatamente, risparmiandoci la chiamata al soccorso.

Innanzitutto abbiamo atteso che passassero gli altri escursionisti affinché la nostra discesa non avesse ostacolato la loro salita o avessimo scaricato qualche sasso su di loro; in un punto abbiamo atteso almeno 20 minuti dal primo rumore udito di una catena, era un gruppo di 7. Con l'aiuto di qualche rinvio e/o cordino con moschettone ci assicuravamo momentaneamente agli anelli della catena (uno più alto ed uno più basso) nel caso in cui fossimo stanchi o per cercare un appoggio migliore senza dover sprecare preziosa forza in posizione statica. Dove la catena era più molle ho raccomandato Fabrizio di portare tutto il peso all'esterno tenendo braccia tese, anche questo per conservare il più possibile energia.

Stranamente anche quei passaggi che ricordavo più critici per la salita (figuriamoci in discesa) si sono dimostrati fattibilissimi con l'ausilio dell'attrezzatura e metodo sopra descritto e con estrema attenzione.
Ne siamo usciti con calma ma intatti, con qualche graffio ed ematoma Fabrizio ed io con la pelle dolorante da quelle 2 ore (credo 2 ore!) di presa sulla catena.

So benissimo che questo paragrafo porterà molte critiche... ma non pensiate che nemmeno io ne abbia avute!

Contenta di aver riunito persone sconosciute in una indimenticabile gita, mi ritrovo a cercare un partner disponibile a farmi compagnia per il tentativo n.2! :)




La Gamma 2 è la ferrata più difficile che io abbia affrontato; subito sotto pongo la Deanna Orlandini al Reopasso e il Torrione Discordia della ferrata Simone Contessi al Monte Due Mani. Non adatta a tutti, deve essere affrontata con opportuna attrezzatura e allenamento. Meglio ancora, se con l’ottima compagnia dei soci odierni!

Tourengänger: botticchio, martynred


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