Con Trentapassi in ferrata si fanno tre Cime...
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Ancora voglia di avventura, ancora voglia di ferrata, e ancora voglia di abbinare Lago e Montagna. Questo è un connubio che mi piace molto e lo sapete, è un ambiente dove spesso i colori si fondono, impattano uno con l’altro, e così mentre si sale su, su verso la cima, guardare i mille riflessi che si disegnano nel sottostante spazio lacustre amplificano il piacere, cancellando in parte gli sforzi profusi. E così colori la mente, ti fai pittore e immortali l’istante… con le mille sfumature che solo gli Impressionisti sanno cogliere.
Oggi siamo in quattro, e come da programma, ci divideremo per effettuare due viaggi che porteranno alla stessa meta…
Si colaziona, a Rovato, dove io e Piero abbiamo appuntamento con le due Rose… brioches, tre Kopi Luwak e un caffè d’orzo, poi si parte; Roxy e Piero vanno in direzione di Zone, dove poi saliranno in vetta accompagnati dal bellissimo quadrupede che risponde al nome di Goku, mentre io e Rosa invece, raggiungeremo Toline, una piccola frazioncina del comune di Pisogne diametralmente opposta all’abitato di Zone.
Come avrete già capito dal titolo, oggi si sale alla Corna Trentapassi, una cima di modesta quota già calcata da me almeno una trentina di volte… ma stavolta la storia è diversa, perché si sale dalla ferrata, un giro che non avrei mai immaginato di fare sino a pochi giorni fa. Saranno vent’anni che voglio salire da lì, vent’anni in cui ho sempre sognato di “toccare” l’Anticima Nord del Trentapassi, l’ultima delle tre vette che mi mancano di questi Trè Tapàs ( tre spunzoni).
E hai aspettato 20 anni per fare questo giro? Qualcuno potrebbe obiettare…
E’ così ragazzi, c’ho dovuto pensare un attimo, dovevo trovare il coraggio, la preparazione e la persona giusta per salirci, certo, 20 anni son 20 anni… Ma d’altronde L’Urologo delle Alpi mi ha detto che non bisogna avere fretta, la Cima rimane lì ad aspettarti, e una volta finito il personale periodo di “contemplazione” non resta che “attaccare”, così facendo, si evita una Eiaculatio Precox Montanis che inficerebbe la salita. Come non ascoltare i dottori?
Da Toline prendiamo il sentiero 212, fatti pochi passi, il sentiero comincia a “spingere” ripido, scivoloso per l’umidità ed in alcuni tratti anche leggermente esposto, con questi “chiari di Luna” ci portiamo fin quasi nei pressi dell’attacco della ferrata. Ma fa caldo…
E’ un caldo afoso, di quelli che ti obbligano a fermarti spesso per idratarsi, e così saliamo senza troppo tirarci il collo, l’acqua che di volta in volta portiamo alla bocca spesso non da sollievo nemmeno alla gola, quella stessa gola resa arsa anche dal mio continuo chiacchiericcio. Ma tu Rosa, che dici? Tutto bene?
Rosa: che vuoi che ti dica Dome, ti sto ascoltando e io mi faccio muta, ma se vai avanti di questo passo riuscirai ad “asciugare” anche le mitiche ovaie di Tera Patrick!!! Non prenderla come una critica, eh, è solo una piccola osservazione…
Adesso siamo vicini all’attacco della ferrata e tutto ora si fa più serio, i sorrisi che prima abbondavano lungo il tragitto di salita, adesso si fanno un po’ “tirati”, solo qualche battuta di circostanza stempera un po’ la tensione.
Ma oramai siamo pronti, e come è capitato per la Ferrata Sasse, io vado in avanscoperta affrontando subito lo spigolo strapiombante posto subito dopo la scaletta, mentre Rosa, che rimane sempre a qualche metro di distanza da me, comincia il suo personale book fotografico prima di affrontare anche lei la sua personale Via Crucis. La vedo comunque bella concentrata e tutto fa meno paura…
Passo dopo passo l’andatura si fa sempre più sicura, le mani e gli scarponi viaggiano all’unisono, e pian piano che si sale sembra di entrare nella testa e nel cuore di chi ha pensato e creato questa via attrezzata, non so spiegarlo bene, è una sensazione tutta personale... o forse l’hanno provata anche altri.
A parte un paio di passaggi dove bisogna usare la forza delle braccia per superare un paio di spigoli poco appoggiati, il prosieguo scorre veloce, anche se a volte le catene (spesso ballerine) sono più un impiccio che un aiuto, forse dei cavi con guaina sarebbero stati più preziosi…
E così si continua a scalare, a scalare, perché qua non ci sono pioli, fittoni o scalette che aiutano la progressione, qua si guadagnano metri cercando una interpretazione tutta personale del percorso, perché diciamolo chiaramente, a volte le catene sono posizionate un po’ depistanti rispetto ai più facili passaggi di arrampicata. Bisogna fidarsi di più degli appigli che la roccia spesso ci offre…
Pian piano che ti avvicini alla croce la vista diventa più ampia e sempre più bella, qua e là lungo il percorso ci sono dei piccoli pulpiti dove si può godere della propria estasi, un’estasi che aiuta spesso a sciogliere la tensione… Ma ecco un ultimo passaggio su una stretta cengetta esposta, a vederla fa un po’ “brutto”, ma una volta messi gli scarponi sul terreno il passaggio è più facile e godurioso del previsto, e la meta ormai è lì a portata di mano.
Eccoci… E’ fatta! La croce di legno posta sulla cima domina tutto il lago oggi formidabilmente azzurro, ed il silenzio che ci circonda, è interrotto solo dalle urla che provengono dalla Corna Trentapassi; sono Piero & Roxy, ci stanno chiamando… e noi rispondiamo, senza disturbare troppo la Natura. Con Rosa scambio un abbraccio di soddisfazione e poi un “cinque alto”,dopo, c’è spazio solo per le foto e lo stupore…
I morsi della fame cominciano a farsi sentire, ma soprattutto c’è la voglia di ricompattare il gruppo, e allora si riparte, in discesa su stretta cengia erbosa, si perdono una cinquantina di metri e poi su di nuovo, per altri cento metri belli tosti… ed è un sol abbraccio con gli amici ritrovati. Ma tu, Corna Trentapassi, sei ancora “mia”…
Il tempo scorre veloce, forse troppo, e allora dobbiamo ripartire… Piero e Roxy ritornano a Zone, mentre io e Rosa invece facciamo un giro un po’ più largo.
Per cresta scendiamo al Passo di Coloreto, poi, come da chiare indicazioni su palina, seguiamo il bel sentiero che porta alla Croce di Zone, da lì, imbocchiamo la Strada Valeriana (N°206) che ci porta prima alla bella Chiesetta di S. Bartolomeo e poi a Sedergnò, dalla minuscola località, su strada monotonamente cementata, ritorniamo all’abitato di Toline ed infine al parcheggio… non prima di aver ricevuto un rinfrescante spruzzo d’acqua fredda da un simpatico local. E anche questa è fatta…
Nota 1): Finalmente dopo tanti anni mi sono tolto il piacere e la soddisfazione d’affrontare l’ultimo tragitto che porta alla Corna Trentapassi, un percorso non lungo, ma di un certo impegno fisico stante la ripidità del sentiero. La ferrata sin da subito ha una certa esposizione, cosa che permette di gustare con una certa attenzione il panorama sottostante, certo, qualche cavo guainato in alcuni punti ci sarebbe stato da dio al posto delle catene (per far scorrere meglio i moschettoni), ma non si può pretendere tutto dalla vita. A parer mio, questa è più una divertente arrampicata che una ferrata vera e propria, anche se le caratteristiche da ferrata non mancano. Le foto sono messe a random...
P.s.
Un grazie di cuore a tutto il gruppo per la divertente giornata, e un grazie particolare a Rosa, che ancora una volta ha condiviso con me questa fantastica ed emozionante esperienza. Il prosit finale è stato il degno coronamento dell’amichevole incontro… alla prossima!
Nota 2) : Cose a caso & Chi se ne frega!
Chi se ne frega: Juventus : Sassuolo 3-1
Lercio: Scandalo in uno zoo cinese, obesi con le occhiaie spacciati per Panda!
Lercio: Dopo il flop del “Fertility Day” la Lorenzin ci riprova con la “Giornata Mondiale dell’Idraulico”.
Nota 3): Anche Eric si autocelebra… Barbari, Briganti, Folli e Ubriaconi, o voi s’vuncioni d’ ogni stirpe… venite meco! Un omaggio alla mia terra… A lo Castello di Soncino.
https://www.youtube.com/watch?v=LpXVHR7xtqkrossa:
Non credevo di farcela... La tanto temuta ferrata Trentapassi l'ho portata a casa !!! La salita per arrivare all'attacco è stata dura, non per il caldo o perché ripida, ma per la destinazione , temuta e desiderata nello stesso tempo. E ci arriviamo all'attacco, io e Domenico. Morsa allo stomaco. Domenico mi guarda sorridente "Batti un cinque" ( ma che cinque, dammi un due e un tre che giro i tacchi e me ne vado!!!).
E' lui ad aprire le danze, impavido come al solito. La scritta "DIFFICILE" è lì davanti a me ...minacciosa...(ma chi me l'ha fatto fare !!!).
Il cuore è un tamburo che batte il tempo...attacco i moschettoni, si comincia !!! Per incanto, dopo l'impaccio dei primi movimenti, la tensione si scioglie, le mani, i moschettoni, la catena e la roccia si fondono, ed è la cosa più naturale di questo mondo essere lì, aggrappata alla montagna.
Un movimento dopo l'altro senti che la roccia è parte di te, non ti fa più paura,sai che non ti tradirà. E' bello mettere le mani tra le sue fessure, sulle sue sporgenze, e sentire la sua forza, forza che poi diventa tua.
Poi alzi gli occhi e Domenico sorride... grazie amico mio per la bellissima esperienza e per la tranquillità che il tuo sorriso sa trasmettere. Grazie anche a Piero e Rosangela che ci hanno aspettato in vetta e hanno gioito insieme a noi !!! Vi voglio bene!!! ( Roxy, la prossima volta non scappi, ti tocca!!!).
Rosa
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