Una "romantische straße" sul Lago d'Idro... Ferrata Sasse.
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Menek:
Lo sapevo che sarebbe stata una bellissima giornata…
A volte lo senti nel profondo, un profondo già scritto e sognato, un libro bianco dove ti affretti con mano veloce a riempirlo di “parole”, e così è la mattina… bella, limpida ed ancora ombreggiante, il Sole è dietro il Monte Perlè, e per una volta, speriamo si “alzi” il più tardi possibile.
Siamo nel grande parcheggio posto adiacente il molo di Vesta, io e Rosa, la sola amica/o che si sia prestata a seguirmi in questa nuova evventura, mentre il silenzio ci circonda, silenzio interrotto solo da un bagnante che ha la forza e la temerarietà di tuffarsi nel Lago alle 7,45.
C’incamminiamo, il sentiero di avvicinamento alla ferrata parte proprio dal molo, costeggiamo il Lago, mentre un’insolita brezza lacustre sfiora la nostra calda e scoperta epidermide.
Ci siamo, è l’ora di mettere l’imbracatura… ho studiato a dovere come si fa, ma è comunque la prima volta che mi appresto a mettere “al sicuro” la mia vita e quella altrui; ma non ho tentennamenti, sono pieno di energia positiva, e mentre aiuto Rosa nella “vestizione”, ripasso a memoria i consigli avuti a suo tempo dall’amico gbal, grande maestro ed ispiratore delle mie follie, presenti e future.
Si parte, ed affronto la ferrata come quando incontri per la prima volta una Donna che ti dona tutta se stessa… c’è emozione, ma la Donna sa sempre guidarti. E ti accompagna là dove tu desideri…
Sono davanti, dissipatore, longe, moschettoni… tutto fila liscio, ma… cazzo bisogna disarrampicare alla partenza! Che minchia di ferrata è questa?
Non c’è tempo per far analisi, e scendo, scendo mentre Rosa osserva i miei passi.
Forza Ro, ora tocca a te, io ti aspetto qua sotto, e se serve aiuto ti posso sostenere da “sotto”…
E no lurido porco, giù le mani e non azzardarti a toccarmi, so farmi del male da sola, grazie.
E sticazzi, c’ho provato a fare il galantuomo, ma...
La ferrata prosegue in orizzontale, sopra il pelo dell’acqua, mentre si aprono squarci poetici …
E’ un prosieguo tutt’altro che difficile, i “movimenti”con l’andare del tempo diventano spontanei, e così mi diverto, ci divertiamo… su, giù, dentro e fuori… questi movimenti mi sembra di conoscerli! E così prendo confidenza con l’attrezzo, quello che ti stringe le cosce e la vita… e non dico altro. Troppa gente potrebbe fraintendere…
Rosa ci sei? Tutto a posto, thanks!
Ecco una prima cengia, bella e sicura, segue delle insenature… mentre sotto di noi, due barchette di pescatori cercano di fottere con l’amo ciò che non riescono a fottere con la loro inutile “camola”! Freedom to fish… e ‘nculo a mammata!
Ma non c’è tempo di schierarsi con l’Animal Liberation Front, bisogna stare attenti a dove si mettono mani e piedi nei continui saliscendi che il lavoro umano ha sapientemente costruito… e si scende, la verso il ponticello d’acciaio… e poi su per una breve verticale… ma sempre in sicurezza.
Intanto l’occhio resta vigile, controlla i movimenti della mia socia d’escursione, movimenti i suoi, che si fanno sempre più belli e leggiadri man mano che il tempo passa; una vera danzatrice delle rocce grazie alle sue gambe chilometriche.
Non incontriamo mai veri e propri problemi, tanto che stiamo più attenti a non lasciarci “prendere la mano”, l’inesperienza va supportata dal buon senso.
Più facciamo metri e più i sorrisi ricoprono i nostri visi, e così ci “gasiamo” come due bombole di metano, tanto che, una volta incontrata una paretina poco “appoggiata” che va attraversata in orizzontale, aumentiamo le difficoltà cercando passaggi un po’ più arditi; il mio andazzo è graziato come il muso di Primo Carnera, mentre Rosa, al contrario mio, sembra un Libellula in vena di follie mattutine…
E via ancora sull’ennesima cengia, poi qualche passaggio su terriccio instabile, e poi avanti sino ad oltrepassare dei canali franosi e sassosi che danno il nome alla ferrata… Sasse, appunto, i cartelli posti sulla roccia t’invitano ad alzare i tacchi giusto in prossimità di tali canali.
Il terriccio… si il terriccio, Rosa vai tranquilla, mucche qua non ne passano, te lo dico visto la tua attitudine a calpestar merde…
La via attrezzata sta terminando e noi ce la prendiamo con calma, troppe le foto da fare, troppi sono gli angoli meravigliosi che questo piccolo paradiso ci regala. Adesso il Sole illumina le basse vette del Monte Paghera e del Dosso Sassello, che sono proprio dall’altra parte del Lago, il contrasto con il colore dell’acqua , solitamente scura, dona meravigliose cartoline ai nostri occhi pieni di stupore.
E l’acqua oggi è verde… quasi smeraldo. Ti verrebbe voglia di piangere per l’emozione, ma la roccia è lì a farti da ultima compagnia, e così ti senti abbracciare e avvolgere dal suo calore.
E’ un orgasmo ricreativo, ed io mi crogiolo, così per non farmi mancare nulla di questa bellissima avventura cerco un approccio quasi onanista con l’amica d’escursione, una cosa pura (niente sesso, siamo inglesi?)… ma niente, oggi non è la mia giornata sotto l’aspetto affettivo(almeno che, Nadia…); e allora ripiego, e non mi resta che sbaciucchiarmi con una rara Salamandra Maculata “caduta nelle mie braccia” chissà come. Ma giuro, e lo dico agli amici animalisti, la Salamandra era ben disposta, approfittarsene di un essere vivente non consenziente sarebbe un abuso!
Siamo arrivati alla fine della ferrata, verso Baitoni, dove incrociamo un paio di gruppi teutonici pronti per affrontare la ferrata, ma al contrario, ovvio. Ci spogliamo dell’attrezzatura, “battiamo il cinque”, e come novelli S. Francesco ci buttiamo sul sentiero dei Contrabbandieri che è proprio lì vicino… il sacro ed il profano s’incontrano.
Mi conoscete, è scontato che sto con il profano… e allora ramo nello zaino a mo di fucile a “trombone” e via, adesso mi sento Brigante. Un Brigante sul sentiero dei Contrabbandieri…
Come per la ferrata, il Gruppo Idro 95 ha svolto un buon lavoro di recupero, restituendoci così questo storico sentiero, un sentiero che passa cento metri sopra la ferrata, immerso nel verde e con alcune brevi esposizioni da passare con un minimo di attenzione. Nulla di difficile, sia chiaro.
E così siamo di nuovo a Vesta, sulla spiaggia davanti al molo… c’è poca gente in questo bel posto, i turisti nord europei sono in maggioranza e tutto è rimasto incantato come quando il crepuscolo ha lasciato lo spazio all’aurora.
I piedi sono nell’acqua, l’ultimo residuo di tensione si scioglie nel lago dei sorrisi, ci guardiamo attorno mentre il cielo è ancora blu nonostante la gran calura, poi, c’è solo la birra e il gelato… E in culo alla malinconia… presente, passata e futura!
Nota 1): Questa è la prima ferrata che affronto senza una guida più esperta di me, per questo le emozioni che trasudano dallo scritto sono superiori alle reali difficoltà della ferrata stessa. Una ferrata poetica, dagli anfratti meravigliosi e adatta ai principianti, magari fine a se stessa, come dice qualcuno sui forum specifici, ma a me non me ne frega una cazzo dei bla, bla, bla, perché le ferrate, è giusto ricordarlo, sono nate per motivi bellici, non per far divertire i cazzari come noi.
Non avendo la giusta metrica sulla reale difficoltà della ferrata, mi affido ai siti di riferimento: Ferrata-PD con lunghi tratti F. Per quanto mi riguarda non posso che essere d’accordo.
Il sentiero dei Contrabbandieri è valutato EE sul sito del Gruppo Idro 95, quindi, T3 come d'obbligo.
P.s.
Un grazie a Rosa sia per la cordiale compagnia sia perché ha avuto il coraggio di seguirmi, essendo anche lei una non-esperta, si è affidata totalmente al mio istinto guascone. Brava,e stai pronta per la prossima. È già scritta nei sogni… :)))
p.p.s.
Thanks to gbal! E scusate per le foto ad cazzum...
Parlavamo dell’Aurora??? https://www.youtube.com/watch?v=1rVQp0n0EaM
Nota 2): Cose a caso & chi se ne frega!
Lercio: Trovato politico di centro rimasto più di 3 anni nello stesso partito!
Salvini ed il terremoto: Tutto questo non sarebbe successo se la placca africana fosse rimasta a casa sua…
Nizza… a posteriori, by Spinoza: Per salvarsi alcune persone si erano buttate in mare. Ora sono sugli scogli a spiegare che sono francesi.
Nota 3): Eric e la ferrata…
FERRATA.
A vederla adesso mi sembra una cagata,
ma per lunghi giorni io l’avea sognata,
adesso mi riprendo con tecnica affinata.
Ferrata,
l’ignoto mi coinvolge e l’ora già mi è grata,
per questo passo il sasso con la sua grande arcata,
ma porca la miseria la merda è già “calata”.
Ferrata,
la tento e la ritento in magica scalata,
su rocce scivolose che sanno di burrata,
la vetta è un poco in alto… nascosta e abbandonata.
La birra che io bevo è di color ambrata, e in fondo mi domando: che cazzo di Ferrata?
A’ la prochaine! Il Menego
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