Il percorso di salita mi è noto: parcheggio nella parte alta di Breno, seguo le indicazioni, scendo su un'ampia carrareccia che passa dalla "piazza di compostaggio" e mi avvicino alla costa della montagna che dovrò risalire. Il sentiero è sbarrato con minacciosi pericoli di morte sicura e tutt'intorno trafficano boscaioli. Diversi fili menano funicolari che rumorose stridono sui cavi salendo e scendendo tronchi.
Me ne frego dei divieti e dei pericoli e in preda a disobbedienza civica, comincio a salire. Nessuno mi nota e qualche metro più in alto tutto si zittisce lasciando spazio agli usuali rumori del bosco. In perfetta solitudine cammino senza respiro dentro i maestosi boschi del Malcantone ed esco all'alpe Fontanie, la cui casetta bianca è ben visibile da valle.
Un traverso verso sud mi fa riprendere fiato sino all'Alpe Tramboschino dove una targa celebre il fautore della bella via che mi attende. Si chiama scala di pietra ed è un sentiero ascendente molto ben disegnato che risale il Vallone sin sotto la Forcola d'Arasio. Con qualche tornantello esco su questa ampia sella che divide il Lema a sud dal Poncione di Breno a Nord. Mi incammino a destra sulla Lema-Tamaro e con venti minuti di salita su ampi traversi esco in cresta. Ancora qualche centinaio di metri sulla stessa ed eccomi, 1h45min, dopo la partenza sulla cima preventivata.
Poco panorama, soprattutto sui giganti ma attraenti chiaro scuri sul lago e su Gradiccioli e Tamaro. il Lema è a portata di mano, compresi gli ecomostri che lo affollano.
Sfruttando un sentiero a Ovest, scendo veloce sulla traccia principale e mantenendomi in cresta (a volte protetta ma molto semplice), arrivo sino al bivacco Zottone, alle pendici dell'omonima elevazione.
Decido quindi di scendere per una via che mi è inedita e seguo i pannelli per Breno che velocemente mi calano all'alpe di Mageno, transitando per belle coste erbose e pianori idilliaci. Lassù, sulla cresta, i rododendri dormono ancora ma qui, a quote più basse cominciano a far capolino.
All'alpe nuova sorpresa: ancora i cartelli terroristici di divieto. Riappropriatami del caro vecchio senso civico, decido questa volta di rispettare le regole seguendo il percorso alternativo indicato. Passo quindi davanti all'alpe con indicazioni per Fescoggia. Un breve tratto di salita mi conduce al monte Torri, un'elevazione boschiva che si erge sulla costa che dalla Lema - Tamaro scende a oriente verso i paesi dell'alto Mancantone. L'aver seguito la deviazione in questo tratto ha portato solo bellezza, quella di boschi straordinari che si camminano agevolmente su tappeti di aghi di pino.
Ora con tornanti nel prato, il sentiero scende ripido e giunge alle miniere di ferro delle Torri (pannelli esplicativi) per poi continuare a scendere sino ad un bivio dove scelgo la via a destra per Breno.
Ancora un po' di discesa su un'agripastorale ed in breve sono sulla cantonale dove ritrovo l'auto ad attendermi da quasi quattro ore.
Mi fermo a guardare l'intero percorso svolto che da questo punto di osservazione è ben evidente e molto suggestivo. Il Lema e il Poncione di Breno formano un mini gruppo che racchiude un immenso vallone boschivo.
I tempi comprendono dieci minuti di pausa in vetta. Il dislivello tiene conto della breve risalita al Torri.
Sviluppo: 11 km circa; SE: 20 km circa.
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