Per la consueta gita del martedì mattina scelgo il versante solivo dell'amato Campo dei Fiori e prima delle otto sono in partenza dalla chiesa di Gavirate, adeguatamente coperto come la stagione richiederebbe.
Mi inoltro nel paese vecchio (loc. Pozzuolo) e all'altezza di un lavatoio trovo i primi segnavia del parco. Continuo su asfalto in salita sino a quando la strada prende un tornante, allora proseguo diritto su lastricata larga. Salgo di buona lena perché devo contenere i tempi e continuo sulla lastricata (possibile individuazione di scorciatoie) ad intercettare dopo un paio di chilometri il sentiero 10, quello che fa il periplo della montagna. Qui mi innesto sul sentiero 13 puntando a monte e, dopo qualche risalto, la traccia sale con decisione per risalire il versante che sostiene il Forte di Orino.
Partito con piumino, guanti e cappello, in breve mi alle gge risco del superfluo rimanendo in assetto pseudo estivo. La vista di qualche mazzetto di primule e la completa assenza di ghiaccio (nei rii la poca acqua scorre tranquilla) mi suggeriscono di cantare "che fretta c'era maledetta primavera" e lo faccio, a squarciagola mentre cammino solitario, turbando la flora, la fauna e l'intero universo creato.
Quando credo di aver superato circa 500 metri di dislivello, arrivo ai bordi della pineta che so essere a circa 1000 metri di quota, pertanto ben più su della mia previsione. La consapevolezza di essere andato piuttosto veloce mi rallegra e conforta, accelero ulteriormente, supero la fascia di pini e in breve sono al Forte. Sotto, nella casetta rifugio, un signore giunto in auto dalla militare sta facendo lavori di manutenzione.
Mi accomodo sulla panchina, guardo l'orologio ed apprezzo il mio tempo di salita: 900 metri di dislivello e quattro chilometri in un'ora e mezzo. In felpina leggera mi concedo la colazione contemplando la solita meraviglia del monte Rosa, dei giganti del Vallese, della verde Valcuvia e, ad est, delle montagne del Lecchese\Valtellina. A sud, i laghi e la pianura sono celati da rade foschie.
Ciò fatto, scendo verso la militare e la percorro comodamente sino in direzione est sino a giungere al segnavia per la le grotte Scondurava e Remeron. Il sentiero scende dapprima percorrendo un'agevole dorsale, quindi transita in forte pendenza sulla costa della montagna. In breve sono alla Scondurava, detta anche abisso, a quota 930 metri circa. L'ingresso è protetto da una semplice palizzata in legno che non esito a scavalcare per dare un'occhiata. Sotto di me si apre una voragine precipitevolissima e stretta tra umide pareti verticali. Potrei fare qualche ulteriore passo di discesa ma il verso di un cinghiale mi blocca. La fiera selvaggia è a non più di 50 metri da me, non la vedo ma so che lei vede me e non è molto contenta della mia presenza, dato i versi sempre più insistenti e per nulla benevoli. Non capisco quale fastidio possa io arrecare, d'altra parte non sto nemmeno cantando, tuttavia, a scopo precauzionale mi riavvio veloce sul sentiero che ora si fa piacevolissimo percorrendo a mezza costa boschi incantati. Procedo allegro (i versi del cinghiale sono sempre più distanti) e per una volta mi godo di più la discesa che la salita.
Giungo così al bivio per la grotta Remeron e devio per 200 metri dalla via principale per una visita. Poiché questa cavità a 720 metri di quota è visitabile con guida e messa in sicurezza, l'ingresso (sbarrato con solido cancello d ferro) è meno impressionante della precedente. Dopo una breve pausa riparto ripromettendomi di tornare quando saranno possibili le visite [http://www.grottaremeron.net/ ].
Tornato al bivio, continuo la discesa su comoda trattorabile sino ad intercettare il sentiero 10 che percorro in piano ad intercettare la via di discesa a Gavirate. Ora, su percorso noto, mi abbasso al paese per ritrovare quattro ore dopo la partenza, l'auto in preghiera sul sagrato della chiesa.
Sviluppo: 12 km circa; SE: 21 km circa. Tempi comprensivi di mezz'ora di pausa complessiva.
Data l'esibizione canora strada facendo, credo che la relazione di questa gita possa inserirsi nella neo community "alpinismo cabaret" fondata dall'amico Menek.
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