Verso Seriago... - Valgrande


Publiziert von atal , 16. Oktober 2015 um 19:57.

Region: Welt » Italien » Piemont
Tour Datum:10 Oktober 2015
Wandern Schwierigkeit: T3+ - anspruchsvolles Bergwandern
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Zeitbedarf: 11:30

I pascoli situati nell'alta Val Portaiola sono stati oggetto di una contesa tra le comunità di Cossogno e di Malesco che si è protratta dal XIV al XIX secolo . A fare da contorno ai fatti storicamente accertati, è stato tramandato un corollario di racconti cruenti avvolti in un alone di leggenda, in primis quello della testa del casaro (casèr) ucciso che sarebbe stata lasciata infilzata su un palo come monito per i nemici, da cui deriverebbe il nome delle "Strette del Casè", una serie di canalini e colletti dove passa il percorso più rapido per accedere dal versante di Cossogno ai territori contesi. Si tratta di un itinerario che gode di una discreta popolarità tra gli escursionisti (anche perché a fine '800 è diventato parte integrante del Sentiero Bove, una delle prima alte vie realizzate da una sezione CAI), ma chiaramente non adatto al transito bovino. Pertanto, l'esistenza di questo solo sentiero non sembra giustificare l'interesse della comunità di Cossogno per i pascoli in questione.

 

In passato esisteva però anche un'altra possibilità di accesso, che da Baldesaut, in Val Pogallo, saliva alla baita di Seriago, modesto ricovero per peuratt (pecorai) situato sul versante SE della cima Binà, non lontano dalla Bocchetta di Campo. Come molti altri alpeggi abbandonati, oggi Seriago è individuabile da lontano grazie alla macchia verde brillante della distesa di rabarbaro alpino (Rumex Alpinus o lavazz nel dialetto locale), indicativa dell'eccesso di scorie azotate presenti nel terreno a testimonianza dell'intensa frequentazione animale.
Obiettivo di questa escursione era capire se i pascoli lungamente contesi potevano essere raggiunti dal versante di Cossogno con le mucche o solamente con il bestiame minuto.
La questione può apparire irrilevante ma secondo me è interessante perché aiuta a comprendere meglio le condizioni materiali di vita nei secoli passati e quella che potremmo chiamare "la profondità della miseria", se valutiamo le cose con il metro del nostro tempo.

Itinerario
Da Cicogna si raggiunge Pogallo e quindi il primo guado sul rio Pogallino, seguendo il sentiero già noto da precedenti visite e descritto qui.

Se, come oggi, c'è troppa acqua per guadare senza immergersi, per evitare i due guadi consecutivi, si può abbandonare il sentiero e risalire la dorsale che separa la valle del Rio di Ghina da quella del Pogallino, arrivando in breve ai muri di sostegno di una vecchia mulattiera, segnata sulla carta IGM (950 m circa; si arriva qui anche risalendo la dorsale subito dopo il guado sul rio di Ghina, come verificato al ritorno), quindi ancora sulla dorsale fino ad un salto di roccia che si può superare sulla sinistra, risalendo un couloir di foglie secche che termina su un colletto con un grande faggio (circa 1030 m di quota). Scavalcato il colletto sulle radici del faggio, si traversa a dx fino ad una prima spalla, quindi ad una successiva, dove si trova il "capolinea" di una Decauville (ferrovia a scartamento ridotto, usata in passato per trasportare il legname). I carrelli venivano spinti a  mano fino al capolinea, dove la legna veniva appesa al filo a sbalz di una teleferica. Si segue il tracciato della Decauville, che prosegue in piano in direzione N per 300 m, arrivando così circa 50 m sopra Baldesaut di Sotto, che può essere raggiunto scendendo nel bosco. Dal termine della Decauville, traversando in discesa a sx si incrocia il "vecchio" sentiero per Baldesaut di Sopra (ometti, traccia non sempre chiara). Il sentiero sale nel bosco a sx di una bella cascata e guada il rio che scende dalla Bocchetta di Campo a NO di Baldesaut di Sopra. Si risale il fondo del canale tra i massi del torrente fino ad un ometto sulla dx (sx idrografica). Si traversa in leggera salita fino ad entrare in un canale nel bosco dove si trovano diversi ometti. Qui si deve salire sulla dx, superando con l'aiuto di un ramo le rocce a dx del ruscello. Si risale il canale poggiando a sx fino ad una spalla dove si trovano dei resti di muretti con la quota "1250" segnata in rosso. Pochi metri più avanti, affacciato sul canale a sx della dorsale, c'è il Balm de Sculatt, un rudimentale riparo sotto un grande masso. Si risale la dorsale per pochi metri, si traversa a sx superando il canale visibile dal balmo e si risale la dorsale opposta, dove si trovano gli ultimi segni al minio. Usciti dal bosco la traccia scompare. Qui si risale nell'erba alta e quindi si traversa a sx fino ad un successivo canale, che si supera nei pressi di un grande masso piatto (riferimento anche per la discesa). Nuovamente nel bosco, si risale la dorsale opposta (tagli, ometti) arrivando in breve alla base di una paretina, dove si trova un ultimo ometto. Traversando in salita verso sx (O) alla base delle rocce, si arriva in una zona di ripidi prati e rocce, affacciata su una splendida cascata, a circa 1400 m di quota. Qui si trova ancora qualche vecchio taglio ma è difficile capire dove passasse il sentiero, di cui non rimane più traccia. Traversando ancora verso O si arriva prima ad un canalino debolmente inciso nel versante, non difficile da superare se si indovina la quota "giusta", poi sull'orlo di un profondo canale, dove pare molto difficoltoso scendere. Inoltre, guardando la mappa, non è chiaro se questo canale debba essere attraversato o se si debba trovare il modo di risalire la costa che lo delimita a E, costa che presenta delle asperità rocciose il cui superamento sembra problematico...

Annotazioni
Arrivati in vista della grande e bella cascata, se - anziché traversare - si risale sulla sx dello sperone roccioso che delimita a E il versante, si arriva in breve ad un colletto con un ometto in cima ad un masso. Se ci si cala dal colletto in questione verso E, si raggiunge il canale attraversato all'andata sopra il masso piatto di riferimento (il secondo canale dopo il balmo). Si tratta di una variante scomoda su terreno ripido e - a tratti - infido, che non consiglio. Salendo sopra l'ometto, invece, si trova una traccia di animali che, aggirando alcuni risalti rocciosi, porta a risalire una dorsale secondaria dove si trovano anche dei tagli "svizzeri" (fatti cioè con il seghetto). Si tratta chiaramente di un percorso alternativo e non del vecchio sentiero per Seriago...

Conclusioni
Anche se il giro non è stato completato, vista la mancanza di resti di una mulattiera e considerate le caratteristiche del versante (ripido e solcato da profondi canali), appare logico concludere che da Cossogno potevano salire alla Bocchetta di Campo solo con pecore e capre.
La contesa tra le comunità di Cossogno e Malesco appare quindi, alla luce di questa osservazione, ancora più sorprendente e 
rende ancora più evidente la distanza enorme che separa il nostro modo di vivere da quello di chi ha cercato di sfruttare ogni angolo di queste montagne. Se consideriamo che questa distanza, che definirei quasi "antropologica", si è consumata nell'arco di pochi decenni nel corso del secolo XX (basta pensare che la baita di Seriago è stata utilizzata fino alla prima metà del secolo scorso) si può capire perché Ivan Guerini abbia parlato di "disagio associato al senso di estinzione" nel descrivere le sensazioni provate al cospetto di certi alpeggi in rovina...


Tourengänger: atal


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