Floriano: in beloved memory


Publiziert von UpTheHill, 28. März 2011 um 07:35. Diese Seite wurde 480 mal angezeigt.

Ho il mesto incarico di annunciarti che Floriano Guiso è partito per l’ultima escursione. Una malattia fulminante ce lo ha rubato, senza pietà.
 
Floriano era nato a Roma, dove era cresciuto e aveva condotto poi i suoi studi. Sposatosi con Silvia, aveva avuto due figli: Manuel e Shantala.
 
Per un certo periodo visse a Milano, poi si spostò nel Luinese, dove è rimasto fino ad ora. Qui aveva imparato ad amare le montagne, che frequentava non appena gli impegni glielo permettevano.
 
Sapeva vivere sul filo del precario, grazie al suo grande equilibrio. Vendeva sogni ad adulti e bambini. Viveva di sogni e progetti, e il suo equilibrio lo teneva in piedi anche sulle creste più esili.
 
Il suo sguardo, quando gli parlavi, era quello di un gatto sornione, con il sorriso sotto i baffi. Sguardo da gatto che ha molto vissuto, e visto ancor di più. Sorriso mai beffardo, ma benevolo di chi capisce. E la vita, per quanto dura sia stata nei suoi confronti, non è mai riuscita ad adduggiare d’ombra i suoi occhi, puliti, buoni dentro, che ti guardavano diritto, con la forza di chi ha la coscienza pulita.
 
L’amicizia di Floriano era un privilegio. Amicizia profonda, di chi ha valori importanti nella vita, ci crede, ed è coerente. Amicizia che non aveva bisogno di tante parole, amicizia che permetteva di scherzare e ridere senza paura di offendere. E a Floriano piaceva ridere, perché riusciva a vedere il bello della vita.
 
Lento nel pubblicare le sue relazioni, precise, ogni cima individuata esattamente, conosceva il Canton Ticino come molti di noi nativi neanche immaginiamo. In salita un treno, una Ferrari, come gli avevo detto una volta, con 500 cavalli sotto il cofano, non ostante il fisico esiguo. Persino un busto ortopedico, due anni fa, non era riuscito a fermarlo.
 
Tre anni fa, una malattia come quella che lo ha spento, colpì sua moglie Silvia, che se ne andò nel giro di pochi mesi. Da allora, in memoria, le cime delle montagne ticinesi sono costellate da bandiere tibetane, che Floriano posava in suo ricordo.
 
L’anno scorso, dopo tanti anni di duro lavoro, e il ricordo dei trekking in Nepal ormai sbiaditi, due splendidi trekking, durante i quali incontrò Chiara, sua compagna, che lo ha seguito e accompagnato in tutti i momenti di questi nove mesi assieme che la vita ha loro concesso.
 
In febbraio, durante una cena, ci annuncia che lo aveva colpito una fastidiosa pubalgia, e che sperava di essere in forma per maggio, per un progetto comune, regalo speciale per Chiara. Rita ed io lo avevamo visto sofferente, pensando che fosse per l’immobilità forzata. Mai avremmo immaginato che il male fosse già presente, e così avanzato.
 
Due settimane fa, Floriano mi ha scritto dall’ospedale Sacco, comunicandomi la diagnosi nefasta. Nel suo scritto, non una parola di commiserazione, nessun cenno di acredine, una forza e una dignità nelle sue parole come pochi sanno manifestare in situazioni del genere. E non ostante questo, ancora la capacità, la voglia e la forza di fare progetti per il futuro.
 
Domenica scorsa Rita ed io lo visitiamo: ci ha parlato delle cure, di come sapeva che la sua vita sarebbe cambiata, ma non per questo si era scoraggiato. Aveva già fatto piani e progetti per continuare a gustare la Montagna. Eravamo rimasti d’accordo che ci saremmo rivisti la prossima domenica, per sentire dei progressi e dei benefici delle cure...
 
Floriano è partito prima, in silenzio, lasciando un grande vuoto tutt’attorno, nei figli, amici, compagni di vita e di escursioni.
 
Quando vedrai una bandiera delle preghiere tibetane sulle cime del Ticino, o vicino ad una capanna, ascolta... Forse nel vento sentirai sussurrare la sua voce, che ti guida a nuove mete, che ti scherza bonariamente, e ti sprona a far di più. Se vuoi ricordarlo, posane una anche tu...
 
 "L'intensità della vita non si misura con il numero dei respiri, ma in base ai luoghi e ai momenti che ci hanno fatto mancare il fiato!" (dal profilo di Floriano)



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