Il tratto più ostico è poco sotto la vetta: ripido, esposto al vento e quasi privo di neve. Emergono sfasciumi coperti da un velo di ghiaccio che non offrono appigli. È un mondo irreale e gelido, distante da ogni calore umano. Trovo un anfratto a 2870 m dove infilare gli sci, evitando che il forte vento me li faccia scivolare a valle, quindi risalgo gli sfasciumi gelati con molta circospezione, in quanto l’equilibrio è instabile e una scivolata comporterebbe delle estese escoriazioni.
 
 

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