Poco dopo, pur rimanendo ripido, il sentiero non desta più preoccupazioni.
Percorrendo questa via mi sembra di fare un salto nel tempo che mi proietta nell’età del ferro. Qui non c’è la forte affluenza che ho notato altrove: è un ritorno all’essenzialità e alla semplicità dell’esistenza. Una decina di pecore pascolano su un terrazzino erboso, appeso fra dirupi spaventevoli e inaccessibili. Dev’essere stata dura la vita degli alpigiani che accudivano le loro greggi in questa valle. I loro discendenti si sono convertiti all’agriturismo, molto più remunerativo, almeno da queste parti, anche se non privo di stress, nei momenti di maggior affluenza. Alcuni escursionisti cittadini avranno fatto il pensierino di trasferirsi in una di queste baite. Sono convinto che la decisione di lasciare la città per vivere in montagna deve essere supportata da motivazioni serie e consapevoli. La montagna non è lì per accogliere i disagi e le inquietudini di cittadini stanchi.
 
 

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