La consistenza delle specie a vent’anni dalla sua reintroduzione
Nelle nostre Orobie bergamasche non è accertato se ve ne siano mai stati, anche se è ipotizzabile che avrebbero potuto benissimo viverci, almeno sulle vette più alte, in quanto l’habitat risulta essere particolarmente idoneo alla loro esistenza, e ne è documentata una popolazione che nel medioevo popolava le montagne della Val Chiavenna e dei Grigioni. All’inizio degli anni ’80 la Regione Lombardia, con la consulenza scientifica del dipartimento di Biologia dell’Università di Milano, pensò alla possibilità di reintrodurre lo stambecco anche nel territorio delle Orobie, e diede l’incarico per uno studio preliminare sulla sua fattibilità. Gli studi che sono seguiti hanno individuato nel comprensorio alpino delle Orobie un habitat favorevole al suo insediamento, localizzato in due comparti distinti: il primo in alta Valle Seriana, ed un secondo nel gruppo del Pizzo dei tre Signori, interessando così anche le Province di Brescia, di Como e di Sondrio.

Dal 1987 al 1989, in queste due aree, sono stati reintrodotti 88 esemplari, tutti provenienti dal Gran Paradiso, e il Progetto Stambecco ha avuto concretamente il via. Considerato che l’indice di incremento medio annuo di questa specie si colloca intorno al 10 – 15%, la popolazione delle Orobie dovrebbe raggiungere nel 2007, a vent’anni dalla prima reintroduzione, così come ipotizzava il progetto, circa 1500 individui; una consistenza che garantirebbe, sotto ogni profilo, una notevole vitalità genetica e la capacità di rispondere selettivamente alle modificazione ambientali.
Il progetto, una volta completato, negli anni successivi al 1996, ultimo anno in cui i responsabili del progetto effettuarono un censimento, non ha avuto più nessun intervento di controllo. La Regione, probabilmente ipotizzando che il problema sarebbe dovuto divenire di competenza del Parco delle Orobie, non ha ritenuto di dover continuare ad occuparsene, e la popolazione degli stambecchi è rimasta in un certo senso “orfana” . Non basta però pensare a reintrodurre specie di interesse faunistico in un territorio, anche se idoneo alla specie, ma è ancor più importante seguirne poi l’evoluzione direttamente, con costanza e rigore.
Una sollecitazione alla Provincia affinché se ne assumesse in qualche modo l’onere è venuta da parte del Comprensorio Alpino Valle Brembana nell’anno 2000, attraverso interventi da parte di alcuni suoi esponenti, prima con un articolo sull’annuario del CAI Alta Valle Brembana, e successivamente in occasione della mostra dei Trofei del 2000, a seguito delle gravi epidemie insorte nelle popolazioni di Camosci. Se nei confronti di questi ci sono stati puntuali interventi e impegno rigoroso da parte della Provincia e dei Cacciatori del Comprensorio, si notò, con vivo senso di disagio, che la popolazione degli Stambecchi risultava assolutamente senza controllo, né riguardo alla sua espansione, né tanto meno riguardo a pericoli di carattere sanitario. Offerta la massima disponibilità da parte del Comprensorio, la Provincia avviava, all’inizio del 2002, un piano di monitoraggio della specie, organizzando, tramite il contributo indispensabile dei Cacciatori di Ungulati, coordinati dal Servizio di Vigilanza e dagli uffici dell’Assessorato Caccia e Pesca, un censimento della specie su tutto il territorio provinciale. I risultati sono stati eccellenti, principalmente per la sensibilità, l’impegno e la partecipazione dimostrata dai Cacciatori, ma anche per l’assunzione di responsabilità dimostrata dalla Provincia, in quanto si trattava di intraprendere un servizio non di sua stretta competenza, in particolare di fronte all’opinione pubblica, attribuendo e riconoscendo così al mondo venatorio, così come la legge gli attribuisce, una nuova veste, quella di protettore della fauna, oltre che di gestore.
Un grazie vivissimo dunque a tutti i Cacciatori che direttamente o indirettamente hanno contribuito e si sono fatti carico del complesso e impegnativo compito del censimento di questa specie. Oggi nella nostra provincia sono presenti più di 400 esemplari, in buon salute, distribuiti sia sul versante che confina con la Provincia di Como che sul versante che confina con la Provincia di Sondrio, e si può ipotizzare che complessivamente superino i 500 esemplari. Come ogni popolazione di Ungulati, erbivori ruminanti che hanno un impatto ambientale notevole, considerato l’alto numero e la quasi assenza di predatori naturali, anche gli stambecchi necessitano di una seria gestione. Bisognerà pensare, a breve, così come avviene in tutti gli altri comparti alpini europei in cui le popolazioni si sono stabilizzate, ad interventi selettivi, al fine di mantenere i nuclei di popolazione sempre in tensione di crescita, per evitare il loro invecchiamento e una lenta involuzione qualitativa. Per noi Cacciatori significa, in sostanza, poter includere questa specie tra quelle cacciabili, così da garantirle, attraverso una seria gestione e controllo un avvenire sereno, inteso come presenza compatibile con tutte le altre specie “a carico” del nostro territorio montano, le cui risorse non sono per niente illimitate.
Comprensorio Venatorio Alpino Valle Brembana
 
 

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